di Gaetano Megna
CROTONE Archiviata la prima fase del contagio da Covid-19 l’Azienda provinciale di Crotone si prepara per un eventuale ritorno del virus. Il punto sulla situazione è stato fatto questa mattina nel corso di una conferenza stampa. La prima fase della pandemia si chiude con un successo importante, perché il Crotonese è la prima provincia italiana che ha sconfitto il Covid-19. Ci sono stati 117 soggetti positivi al tampone e di questi 111 sono guariti, mentre i deceduti sono stati sei. Proprio oggi è arrivata la notizia del decesso di un barbiere sessantenne, che aveva contratto il virus e si era negativizzato. L’uomo sarebbe morto per altre patologie preesistenti al contagio. E’ anche arrivata la notizia di un uomo di 35 anni proveniente da Milano, morto ieri sulla spiaggia. Secondo i rappresentanti dell’Asp il milanese non è deceduto per il Covid-19, ma per complicanze cardiache subentrate in seguito ad un bagno fatto nell’acqua del mare ancora molto fredda.
A raggiungere il risultato positivo che ha visto la scomparsa, per il momento, del virus nella provincia pitagorica, ha contribuito un’organizzazione “perfetta” che l’Asp ha messo in piedi. I casi più gravi sono stati trattati nel reparto Covid-19 del “San Giovanni di Dio” e il resto a casa con le Usca. Non si è verificato nessun decesso tra i casi trattati con le Usca, dove hanno prestato la loro attività 12 medici. Sempre le Usca hanno operato in stretta collaborazione con gli specialisti presenti nell’Azienda. Ha funzionato molto bene l’organizzazione messa in campo per evitare che l’ospedale potesse diventare un centro di diffusione del contagio, così come è successo in altre realtà del Paese. In particolare ha avuto successo l’organizzazione del pronto soccorso. Un altro ruolo importante è stato svolto dal dipartimento di Prevenzione, dove il personale di tutti gli uffici e ben 23 medici sono stati impegnati nella gestione del contagio. Sono state tenute sotto stretta sorveglianza ben 3.033 soggetti, con più controlli telefonici nell’arco della giornata. Tutte persone messe in quarantena per essere venute a contatto con soggetti positivi o provenienti da altri territori. Il Dipartimento prevenzione ha operato in stretto contatto con la prefettura, con i sindaci e con i Vigili del fuoco. Sempre il dipartimento di prevenzione ha effettuato 1.108 tamponi a soggetti compresi tra i 60 e i 69 anni. Sino ad oggi l’Asp ha eseguito anche 700 tamponi, tutti negativi, tra il personale sanitario dell’ospedale e delle Rsa.
L’obiettivo era quello di isolare i focolai e il risultato alla fine è stato eccellente, perché nella provincia di Crotone non ci sono più soggetti positivi.
CONTRASTARE RITORNO DEL CONTAGIO Avere azzerato il contagio non significa che il virus non possa ritornare. Ecco perché l’Asp ha deciso di non abbassare la guardia e si è già organizzata per far fronte ad un eventuale ritorno del Covid-19. Anche se non ci sono più pazienti ricoverati il reparto Covid-19 dell’ospedale, che ha 50 posti letto, continuerà a rimanere attivo sino al gennaio del 2021. Questo comporterà, comunque, una riduzione delle altre attività ospedaliere. La macchina per processare i tamponi sarà uno strumento importante in caso di ritorno della pandemia. Questa macchina consentirà di avere il risultato dopo un’ora dall’arrivo del paziente alla cosiddetta zona grigia dell’ospedale. In questo modo si eviterà al soggetto, eventualmente positivo, di trasmettere il contagio ad altri. La macchina per processare i tamponi non è stata ancora testata. Ovvero i test sono stati fatti su soggetti negativi e occorre farli anche con i positivi che, al momento non ci sono. In caso di ritorno del virus la macchina c’è e verrà usata esclusivamente per le persone che ricorrono in ospedale. Oggi è arrivata una barella di biocontenimento.
Si tratta di uno strumento importante perché permette il trasporto dei pazienti positivi al Covid-19 senza infettare altri. Si potrà, quindi, trasportare il contagiato da una zona dell’ospedale all’altra in massima tranquillità. Sono state acquistate tre Fiat Panda da destinare alle Usca. Tutti gli acquisti sono stati effettuati grazie alle donazioni arrivate dal territorio. In queste ore al “San Giovanni di Dio” sono state prelevate le prime sacche di plasma per la cura dei pazienti più gravi. La disponibilità è stata data da dieci soggetti, ma gli idonei sono risultati solo tre. Si tratta di volontari. Il primo a dare il plasma è stato un donatore di sangue guarito dall’infezione.
La situazione è sotto controllo, ma niente torna più come prima, perché l’accesso alle attività sanitaria deve essere garantito. Si deve evitare che le persone che ricorrono alle visite specialistiche o in ospedale per qualsiasi motivo possano infettarsi o infettare. Non è, al momento possibile, aprire tutti gli ambulatori specialistici. Così come non sarà facile dare risposte ai 26.000 pazienti prenotati prima della chiusura. Si farà di tutto per soddisfare le richieste di sanità e per questo il Centro unico di prenotazione è stato potenziato.
Alla conferenza di oggi hanno preso parte la direzione strategica dell’Azienda nelle persone di Gilberto Gentili, Massimo D’Angelo e Francesco Masciari, il direttore sanitario dell’ospedale, Lucio Cosentino, il direttore del Dipartimento prevenzione, Domenico Tedesco, il direttore del distretto unico, Maria Bernardi, il responsabile del servizio trasfusionale, Patrizia Leonardi, e il responsabile del reparto Covid-19, Nicola Serrao. (redazione@corrierecal.it)
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