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La Calabria “perde” il processo contro le cosche crotonesi: si farà a Roma

Manca l’ufficialità ma nel corso della conferenza permanente tenutasi in Corte d’Appello è stato avviato l’iter di “trasferimento” per il processo “Malapianta-Infectio”. Salvato in extremis il proc…

Pubblicato il: 12/06/2020 – 19:38
La Calabria “perde” il processo contro le cosche crotonesi: si farà a Roma

di Alessia Truzzolillo
CATANZARO L’ufficialità non è ancora granitica, perché manca l’avviso di fissazione dell’udienza preliminare, ma è concreta la possibilità che l’udienza preliminare dei due procedimenti riuniti “Malapianta” e “Infectio”, coordinati dalla Dda di Catanzaro contro le cosche crotonesi, verrà celebrata a Roma. Caso raro, se non unico, dettato dalle disposizioni anti-Covid e, soprattutto, dalla carenza in Calabria di strutture adeguate a contenere processi affollati.
Già da qualche giorno è stata depositata all’ufficio gip del Tribunale del capoluogo, dalla Distrettuale di Catanzaro, la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di 95 persone, indagate nell’ambito dei procedimenti “Malapianta” – nato da un’inchiesta dell’antimafia di Catanzaro contro la consorteria “Mannolo-Trapasso-Zoffreo”, operante nel territorio tra Steccato di Cutro e Cropani con ramificazioni operative non solo in Calabria ma anche in Puglia, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e all’estero – e “Infectio” incentrata sulle proiezioni delle ‘ndrine di San Leonardo di Cutro in Umbria. Mancano ancora la data e il luogo per l’udienza preliminare che devono essere stabilite dal giudice per le indagini preliminari. A fare da ostacolo all’iter procedurale non sono mancati i problemi, già ampiamente discussi dal procuratore Gratteri in commissione Antimafia, sulla ricerca di un luogo idoneo a contenere, con le dovute distanze, gli imputati, gli avvocati, i magistrati, il gup e i cancellieri.
CONFERENZA PERMANENTE Questa mattina nel corso di una conferenza permanete nella Corte d’Appello di Catanzaro, alla quale hanno partecipato il presidente della Corte d’Appello, Domenico Introcaso, il procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri, il procuratore generale facente funzioni Beniamino Calabrese, il presidente dell’ordine degli avvocati di Catanzaro Antonello Talerico, l’ingegnere Di Girolamo, direttore regionale del demanio e il presidente del Tribunale del capoluogo Rodolfo Palermo, è stato discusso il problema, anche alla luce del recente incontro del procuratore Gratteri con il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Due i processi in cerca di una sede: l’impellente “Malapianta-Infectio” e “Rinascita-Scott” con oltre 400 indagati accusati di essere associati e intranei alle cosche vibonesi. Per “Rinascita-Scott” è imminente la notifica della chiusura indagini e l’udienza preliminare dovrebbe avere inizio a fine luglio. Nel corso della conferenza permanente si è discusso della possibilità di costruire una nuova aula bunker (con una capienza di circa 1000 soggetti) a Catanzaro nelle adiacenze del Tribunale per i Minorenni (nel frattempo anche per consentire la celebrazione del processo Rinascinat scott, la cui prima udienza è prevista per la fine di luglio, verrà installata una tensostruttura nei pressi della casa circondariale di Siano). E’ stato stabilito che gli uffici del Giudice di pace verranno trasferiti nell’aula nuova del Tribunale. Venerdì mattina si è anche discusso del fatto che, visti i tempi ristretti, la preliminare di “Malapianta-Infectio” si dovrà molto probabilmente celebrare a Roma. Si attende ora l’ufficialità con l’avviso di fissazione dell’udienza preliminare. E’ comunque gravissimo che la fase preliminare si celebri lontano dalla sede del commesso reato, vista la portata del procedimento, la pervasività delle cosche e la loro capacità di infiltrazione nell’economia e nella vita sociale e politica del territorio calabrese e non solo. Anche perché è da marzo 2019 che il presidente della Corte d’Appello Domenico Introcaso e il procuratore Nicola Gratteri stanno chiedendo al ministero della Giustizia un luogo adatto in Calabria ad accogliere un maxi-processo. Un anno e tre mesi di incontri, conferenze e proposte senza riscontri concreti da parte degli interlocutori del Ministero. Solo il clamore mediatico, un’interrogazione parlamentare e una richiesta di audizione in commissione Antimafia hanno scosso il dicastero alla Giustizia. E pensare già ad ottobre 2018 con l’udienza preliminare di “Stige” (188 imputati accusati di appartenere alle cosche cirotane) l’aula bunker di Catanzaro aveva fatto sorgere gravi problemi di inadeguatezza. Gli avvocati avevano protestato a lungo ma nessuno si era mosso per trovare una soluzione per il futuro.
La soluzione per il processo Rinascita-Scott, oggi, sembra essere stata trovata. Ma se si fosse intervenuti in tempo, il Covid-19 non avrebbe colto la Calabria impreparata ad affrontare processi affollati che già da parecchio non rappresentano più una novità a queste latitudini. (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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