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«Se il Nord adesso si mette a piangere»

di Domenico Nunnari*

Pubblicato il: 12/06/2020 – 14:29
«Se il Nord adesso si mette a piangere»

La pestilenza che ci ha inopinatamente aggredito, potrebbe essere un’opportunità irripetibile, per riconciliare l’Italia delle diffidenze, dei risentimenti storici, e dei pregiudizi diffusi tra chi si sente migliore e chi è additato come peggiore, ma peggiore non è nonostante la cattiva fama e l’emarginazione di Stato, a cui è stato ingiustamente condannato. Come nel dopoguerra dovremmo ripartire insieme, cercando comuni motivazioni patriottiche e identità culturali aggreganti che non ci sono mai stata, né prima e né dopo, del controverso processo unitario nazionale.
Senza l’obiettivo di accorciare le storiche e nefaste distanze economiche sociali e civili tra Nord Sud e l’eliminazione di insopportabili disuguaglianze tra differenti territori dell’Altitalia e della Bassitalia – come i nostri nonni identificano le due parti geografiche del Paese – ogni tentativo di ripartenza sarà come il cammino di uno zoppo che muove bene una gamba e con l’altra è claudicante. Unità dunque e riconciliazione dovrebbero essere i presupposti per il futuro dell’Italia ma abbiamo un problema finora inaspettato e inimmaginabile.
Il Nord, la Lombardia più precisamente, si è messo a piagnucolare su un presunto rancore antilombardo che sorgerebbe dall’invidia di chi è “inferiore” verso chi “è migliore”.
Non è – con la sua riconosciuta spontaneità e rozzezza lessicale – Vittorio Feltri di “Libero” a dirlo, né Salvini e la sua Lega di seguaci padani con la faccia dipinta di verde e le corna celtiche in testa, ma personalità del calibro culturale di Sala, sindaco di Milano, e giornalisti come Severgnini, De Bortoli, e politici nella bufera come Fontana, presidente della Lombardia.
Sala con l’avvertimento “ce ne ricorderemo” rivolto a chi – irriconoscente secondo lui – sollecitava prudenza, prima di aprire le porte della Sardegna per le vacanze dei milanesi; Severgnini, mugolante dalla Gruber per il clima antilombardo e De Bortoli ex direttore del Corriere della Sera che in un’intervista all’HuffPost grida all’invidia sociale, si sente un po’ appestato e denuncia l’emersione nel Paese di “uno spirito antilombardo”, che tradotto significa puntare il dito contro chi “ce la fa nel mondo”.
Non cito altri direttori di giornali milanesi, che trovo imbarazzanti per il loro livore antimeridionale. Ne ricordo uno in particolare, di cui non mi sovviene il nome – ma è riconoscibile per le sue orecchie a sventola e la faccia di ripetente della quinta classe elementare – che fa ragionamenti assurdi, sciocchi, nei talk show in cui è invitato. Che al Nord avrebbero rubato al Sud pure il “vittimismo” di cui da sempre è biasimato campione, non ce lo saremmo mai aspettato.
“Ma quanto starnazzano i lombardi”? si legge in un titolo del sito “Dagospia”, e poi nel sommario: “E’ bastato metterli due mesi nel ruolo di untori-discriminati per assistere a una reazione furibonda, De Bortoli in testa – ma come? il Sud e i meridionali vengono trattati con spregio, sempre (do you remember: “non si affitta ai meridionali”?) e ora per qualche sfottò si grida all’invidia sociale”?
Ora, tralasciando ogni polemica, sul merito delle critiche al “modello sanitario lombardo” e l’efficienza offesa della “regione pilota” del sistema Italia, una piccola riflessione, serena, con spirito di riconciliazione, senza rancore e senza invidia, dobbiamo farla, con una domanda: dov’erano i De Bortoli, e i suoi predecessori, e i suoi successori, quando il clima antimeridionale violento, razzista, si scatenava ad ogni piè sospinto? O forse, i silenzi, sulle cause dell’arretratezza e del sottosviluppo del Sud, sull’esistenza di due Italie, una ricca e l’altra povera, e le narrazioni bugiarde che sono state fatte da sempre, erano scelte editoriali calcolate per consentire ad una parte del Paese di crescere a discapito di un’altra parte? Beh, se questo significa sentirsi “migliori”, scelgo di stare con i “peggiori”, leggo i giornali locali e mi aggiorno con la stampa estera.
*giornalista e docente universitario

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