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Caos commissioni, il Pd: «Dimissioni e ricorso al Tar per difendere la democrazia»

Conferenza stampa della minoranza in consiglio regionale dopo l’assegnazione “in contumacia” delle vicepresidenze. Bevacqua: «Nessuno ha chiesto niente, se non di rispettare la prassi democratica. …

Pubblicato il: 13/06/2020 – 18:52
Caos commissioni, il Pd: «Dimissioni e ricorso al Tar per difendere la democrazia»

di Maria Rita Galati
CATANZARO A movimentare un sabato pomeriggio sonnacchioso e quasi estivo, oltre all’arrivo del leader della Lega Matteo Salvini, ci pensa il gruppo consiliare del Partito democratico nel corso di una conferenza stampa convocata a mezzo Skype. Avvia, prima di tutto, la conferma delle indiscrezioni circolate in fase postprandiale delle dimissioni dalle postazioni di vice presidenza delle commissioni consiliari, assegnate in contumacia dalla maggioranza in versione “asso piglia tutto”, nella sfiancante seduta del Consiglio regionale di ieri. Ma senza un auspicato ravvedimento della maggioranza incappata nella «illegittimità della procedura», i democrat intendono passare al livello successivo: secondo il gruppo capeggiato da Domenico Bevacqua ci sono tutte le condizioni per contestare la deliberazione del Consiglio regionale davanti al Tar.
Sarà necessario attendere lunedì, quando dopo l’ufficializzazione delle dimissioni, il gruppo Pd avrà in mano il verbale della seduta per valutare il da farsi. C’è un aspetto procedurale, e un aspetto politico come evidenziato, soprattutto da Carlo Guccione e Nicola Irto: con la mancata ‘assegnazione’ di una presidenza al centrosinistra non solo non viene riconosciuto alla minoranza il ruolo di controllo, come in tutte le assise democratiche d’Italia, ma nello stesso tempo, dopo aver creato una commissione in più (che significa più spese per strutture e dintorni e quindi gravare sulle tasche dei calabresi oltremodo), “il centrodestra dimostra di occuparsi più della spartizione di poltrone che dello sviluppo e dei problemi dei calabresi”. Una maggioranza, tra l’altro, per dirla come il capogruppo democrat che è composta da venti monadi, e quindi “che non esiste”. Con Bevacqua, Guccione, Irto anche Libero Notarangelo e Luigi Tassone.
BEVACQUA: «LA MAGGIORANZA NON ESISTE» «Nessuno di noi ha chiesto niente, se non di rispettare la prassi democratica, da tempo consolidatasi in moltissime assemblee regionali, di assegnare alla minoranza la presidenza della Commissione Vigilanza: per il semplice fatto che, in un consesso democratico, non è istituzionalmente opportuno che la maggioranza vigili su sé stessa”, ha affermato il capogruppo Domenico Bevacqua ricostruendo quanto accaduto nella seduta consiliare di ieri. “La vicenda delle commissioni conferma che nella maggioranza regna uno stato permanente di duello all’arma bianca. La giornata di ieri ha confermato che una maggioranza politica non esiste: esistono venti consiglieri che giocano ognuno per sé stesso e, se raggiungono i singoli obiettivi e avanza tempo, forse si ricordano pure che esiste la Calabria. Non sono bastati quattro mesi di battaglie interne e la creazione di una nuova commissione per garantire una poltrona in più: ieri si sono superati, giungendo all’incredibile rinvio di 8 ore di una seduta consiliare nella quale poco è mancato che arrivassero ancora con gli elmetti in testa”. Bevacqua non risparmia nemmeno il presidente del consiglio regionale, Tallini: “In tutto questo, fra l’altro, la funzione di arbitro e garante del presidente dell’Assemblea Legislativa è stata del tutto assente: il presidente del Consiglio si è rivelato un mero esecutore delle decisioni della maggioranza. Ma il suo ruolo non è e non dovrebbe essere questo”.
GUCCIONE: «IL CENTRODESTRA HA SCRITTO UNA PAGINA OSCURA» A spiegare quello che è successo con la commissione anti ‘ndragheta è Carlo Guccione. «Il centrodestra in Calabria ieri ha scritto la pagina più oscura del Consiglio regionale dalla sua nascita – ha affermato –c’è stato uno scivolone della maggioranza su un terreno molto delicato che è quello della lotta alla ‘ndrangheta. Ci è stato proposto di occupare la casella della commissione anti ‘ndrangheta in un clima e in un contesto molto preoccupante, visto che prima della proposta era arrivato il veto di Fratelli d’Italia a presiedere quella commissione: parliamo di figure di cui si metteva in dubbio l’autorevolezza per presiedere quella commissione». Una presidenza che scotta quella dell’Anti ‘ndrangheta, insomma, visto che ad un certo punto tutti i possibili candidati respingono la proposta al mittente e la proposta scivola al Pd. «E come diceva bene il capogruppo – incalza Guccione – la presidente Santelli non ha speso una parola sulla vicenda che ha riguardato un suo assessore. Sulla questione si continua a tacere. Mi pare che si è registrata una incapacità del centrodestra ad essere maggioranza – dice ancora Guccione – perché sono stati favoriti gli appetiti dei vari consiglieri, non c’è una strategia politica. Le contraddizioni scoppieranno, e il vulnus creato ieri sera dimostra come autoritarismo, illegittimità e incapacità di gestire politicamente e istituzionalmente dei passaggi decisivi nella vita del consiglio regionale porti ad una strada senza ritorno. Se ne assumono la responsabilità politica, noi andremo avanti».
L’AUTOGOL DEL CENTRODESTRA Nicola Irto, che nella precedente consiliatura ha svolto il ruolo di presidente del consiglio regionale, ritiene che la maggioranza di centrodestra ha fatto un clamoroso autogol. «Ci sono due questioni che camminano assieme: la prima è che non è stato riconosciuto alla minoranza il suo ruolo di controllo, come avviene in tutte le Regioni – afferma Irto -. La seconda è che hanno creato una commissione in più: hanno aumentato le postazioni ad appannaggio della maggioranza, e allo stesso tempo non riconoscono il ruolo di controllo alla minoranza, fanno ‘raccogli tutto’, non interessa loro dare un messaggio di trasparenza, come avviene in tutte le assise democratiche. A loro interessa solo prendersi tutto. E noi abbiamo votato contro questa commissione, nuove spese, nuove strutture, e nonostante questo hanno creato questo vulnus democratico». Un atteggiamento che, secondo Irto, di fatto porta ad «anestetizzare la funzione del consiglio regionale. Non hanno voluto che i progetti di spesa, specie quelle relative ai fondi comunitari, passassero dalle commissioni competenti, e ora non mettono la minoranza nelle condizioni di fare attività di controllo. Non si può gestire questo momento storico bypassando la democrazia – conclude Irto -. E’ un clamoroso autogol, spero abbiamo la capacità forza e coraggio di trovare indietro e di aprirsi, non è il momento di chiudersi nella torre d’avorio della Cittadella».
Come se non fosse bastato il film “Il ritorno dei vitalizi”, insomma. «La vicenda dell’indennità differita ci ha insegnato moltissimo – afferma Libero Notarangelo –. Non possiamo approvare emendamenti né leggi che non siano stati adeguatamente discussi, proprio perché l’intenzione di questa maggioranza è solo quella di occupare gli spazi e le poltrone e non altro, non governare. C’è una forte preoccupazione: proprio per questo i nostri sforzi di vigilanza e di controllo, di attenzione nella vita del Consiglio regionale saranno ancora più forti». Luigi Tassoni parla di «una brutta pagina che fa emergere come il centrodestra sia assetato di potere», e spera in un atto di responsabilità che porti a ‘tornare il santo indietro’ in consiglio con una nuova votazione. Per la serie abbiamo scherzato.

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