di Michele Presta
COSENZA Alla conta dei mezzi per il trasporto dei malati, anziani e persone diversamente abili gli operatori dei servizi sociali di Cosenza hanno registrato un “meno uno”. Nella disponibilità della cooperativa che gestisce il servizio per conto dell’amministrazione comunale manca il Fiat Doblò che negli ultimi tre anni è stato utilizzato per espletare il servizio. L’anomalia, in base a quanto raccontato dagli operatori che dalla fine del lock-down hanno ripreso con le precauzioni del caso il loro lavoro è che l’autovettura sia in possesso degli uffici distaccati dell’amministrazione comunale che si trova a via degli stadi e che venga utilizzata per «questioni d’ufficio».
I SOLLECITI «Abbiamo fatto diversi solleciti al dirigente Matilde Fittate (dirigente ad interim del settore welfare ndr) per cercare di riottenere l’autovettura e poter svolgere il servizio completo al 100% ma non riusciamo ad avere risposte – ci racconta Ivan Mazzei, lavoratore dei servizi sociali -. L’auto è nelle nostre disposizioni, come dimostrano i documenti che abbiamo da ormai 3 anni e ci consente di rendere in modo efficiente il nostro servizio poiché le persone che hanno bisogno di cure e di assistenza hanno necessità di spostarsi anche più volte in un solo giorno per raggiungere anche strutture di cura che si trovano nell’hinterland cittadino». Insomma, in base a quanto raccontano i lavoratori della cooperativa (che sono Lsu ed in base all’art 37 del rapporto che regola il loro contratto di lavoro si comportano alla stregua di dipendenti comunali) in questo modo non si riesce a fornire un servizio che possa soddisfare le famiglie che hanno necessità del servizio.
L’ASSISTENZA In pieno regime, i 35 operatori, utilizzano 1 macchina acquistata dalla cooperativa e altre 3 autovetture che sono messe a disposizione dall’amministrazione comunale. «Allo stato riusciamo a fare un servizio all’80%. È difficile da comprendere per chi non conosce quante persone bisognose dobbiamo gestire. Ci sono casi in cui in un solo giorno la stessa persona ha bisogno di fare 3 o 4 spostamenti. Prendo ad esempio il caso di una bimba che fino a marzo accompagnavamo a scuola, poi la portavamo al poliambulatorio di Serra Spiga per la terapia e poi di nuovo a casa– aggiunge Mazzei -. È chiaro che per lavorare a regime pieno c’è bisogno non solo dell’efficienza del personale ma anche dei mezzi, altrimenti siamo costretti a dire a chi ha bisogno che non possiamo assisterli e questo ci rammarica molto». Malati e diversamente abili sono in attesa di capire se il servizio potrà riprendere regolarmente, così come sono in attesa i lavoratori della cooperativa che sperano di avere delle risposte il prima possibile e risolvere questo piccolo “giallo” nato dopo i mesi di chiusura. «Cerchiamo di non essere mai d’intralcio con le esigenze del comune – conclude l’operatore dei servizi sociali – ci siamo tassati da soli pur di disinfettare le macchine che abbiamo a disposizione e riprendere a lavorare ma questa volta esigiamo delle risposte, lo facciamo per chi conta sul nostro lavoro». (m.presta@corrierecal.it)
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