VIBO VALENTIA «Era il 3 giugno di un anno fa. La neo eletta sindaca della città Maria Limardo si insediava a Palazzo Luigi Razza e col breve discorso di saluto chiedeva ai dipendenti che l’avevano accolta di fare la propria parte, di profondere impegno, lavoro e spirito di servizio per trasformare quella “maglia nera” che relegavano impietosamente la città di Vibo Valentia in fondo alla classifica italiana per qualità della vita in “maglia rosa”». Questo quanto scrivono, in una nota, i rappresentanti sindacali di CGIL Fp – CISL Fps – UIL Fpl – CISAL – DICCAP e le Rsu.
«Alcuni giorni dopo la stessa Prima cittadina, convocato il personale tutto in sala consiglio, prometteva – scrivono – persino di recarsi personalmente in tutti gli uffici per chiedere ai dipendenti cosa meglio sapevano fare per essere utilizzati nel migliore dei modi e per così costruire assieme a loro una burocrazia che, dilaniata dai pensionamenti e senza alcuna possibilità di surroga a causa del dissesto economico finanziario, fosse in grado di rendere servizi di qualità ai cittadini costretti a pagare i tributi più alti d’Italia.
Oggi, dopo un anno appena trascorso, il personale che si è ridotto nel frattempo di una quarantina di unità -e che entro 8-12 mesi si ridurrà di ulteriori 35-40 unità- continua ad essere demotivato e sovraccaricato al punto da non riuscire, nonostante l’impegno profuso, a far funzionare almeno sufficientemente la macchina comunale. Perché, nella realtà, i problemi atavici si sono ulteriormente incancreniti».
«A qualche mese dall’insediamento dell’esecutivo in carica – continuano i sindacati – la scure delle indagini della Guardia di Finanza, poi “Rinascita Scott” (che ha interessato anche figure apicali in servizio presso l’Ente) e ancora dopo l’emergenza sanitaria che ha comportato difficoltà di varia natura e ha dato il colpo di grazia.
Sta dunque di fatto, che le aspettative del personale sono così rimaste al palo ed oggi, piuttosto che motivare le poche risorse umane in servizio arriva la scure del “debito orario”, una richiesta che sebbene legittima, viene contestata dal personale per le modalità con le quali è stata effettuata, per cui adesso tutti i dipendenti dovranno restituire cifre cospicue, alcuni addirittura 400 ore di ritardi o permessi brevi che a parere dell’ufficio personale non sarebbero state recuperate dagli interessati. Per la qual cosa c’è preoccupazione e la serenità si è “fatta benedire”». «Ma vi sono anche i contratti decentrati 2018/2020 che si sono arenati. Quello del 2018 approvato nel mese di dicembre dello scorso anno avrebbe consentito -secondo quanto all’epoca aveva comunicato con una nota stampa addirittura il 13 dicembre dall’attuale vice sindaco- di procedere alla liquidazione del salario accessorio. Ma è tutto fermo lì, sulle scrivanie, con colpe e responsabilità che si rimandano con palliativi non più accettabili. Resta il fatto che anche il personale che viene utilizzato con mansioni superiori è privato del diritto di avere riconosciute le giuste spettanze, mentre i pochi dipendenti che resteranno in servizio sono già preoccupati di quello che avverrà dopo l’estate del 2021 quando al comune di Vibo staranno in servizio meno di un centinaio di dipendenti e allora sarà difficile -se non impossibile- garantire servizi alla città».
«I risultati raggiunti in questo anno dalla nuova giunta – concludono – si sono resi possibili grazie a quell’impegno che la sindaca Limardo aveva chiesto ai “suoi” dipendenti, ma adesso la situazione è a un punto di non ritorno perché proprio a fronte dell’impegno profuso i dipendenti di Palazzo Luigi Razza continuano ad essere trattati con poca riconoscenza per quello che hanno fatto. Per questo è stata indetta un’assemblea di tutto il personale per il prossimo 23 giugno alle ore 9,00 al termine della quale potrebbe anche essere proclamato lo stato di agitazione».
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