A Roma le Organizzazioni di categoria della CGIL, CISL e UIL , dopo una lunga e complicata trattativa siglano la pre intesa sul rinnovo del contratto della sanità privata Aris – Aiop, atteso da 14 anni, raggiungendo l’obiettivo che ad uno stesso lavoro, sia nel pubblico che nel privato, debbano corrispondere stesso salario e stesso diritti; nella nostra regione, la Cisl Fp e la FP Cgil, insieme ai lavoratori, raggiungono l’obiettivo di applicare un contratto vero, per veri professionisti, nella casa di cura Misasi.
Una battaglia iniziata da tempo, quando i lavoratori e le lavoratrici della casa di cura sono stati costretti ad accettare l’applicazione di un contratto di prossimità, siglato da sindacati di comodo, mentre alla società San Bartolo veniva riconosciuto il beneficio del concordato preventivo.
Siamo nel 2015, sotto la scure dei licenziamenti del personale, cominciano le pressioni per dare il consenso alla proposta del contratto di prossimità, peggiorativo a livello economico e contributivo, appoggiato da un sindacato autonomo.
Continuano i sacrifici dei lavoratori, dal momento che viene presentata in tribunale l’istanza di concordato preventivo che prevede il congelamento di cospicui compensi arretrati.
A nulla sono valse le denunce dei sindacati confederali, che spesso hanno chiamato in causa gli organi di competenza regionali, affermando che la sanità privata non ha più alcun carattere di impresa, vivendo unicamente dei fondi pubblici, senza dare segni di investimenti propri, di innovazioni tecnologiche, diversificazioni e miglioramenti della qualità dell’offerta di prestazioni.
Per fortuna esistono delle eccezioni, ma sicuramente non è il caso della società San Bartolo. Siamo al 2020, dopo cinque anni di sacrifici, il contratto di prossimità cessa i suoi effetti, ma la proprietà propone unilateralmente l’applicazione di un contratto non siglato dalle Organizzazioni confederali e che comporta delle modifiche in pejus dei diritti e delle tutele dei lavoratori.
Gli incontri prima con la parte datoriale e poi dinanzi al Prefetto di Cosenza non danno alcun esito, ancora una volta si decide a danno dei lavoratori, proponendo contratti pirata, mentre è in corso l’emergenza COVID. In una struttura sanitaria che dovrebbe garantire e tutelare i dipendenti in termini di sicurezza e di diritti, gli operatori sanitari si vedono costretti a subire un ridimensionamento dei loro diritti normativi ed economici.
Il rispetto di questi operatori sanitari lo si deve dimostrare non con le parole ma con i fatti, a cominciare dall’applicazione di contratti legittimi che difendono la dignità e il lavoro. Con le loro professionalità garantiscono quotidianamente servizi di qualità e da sempre dedicano la loro vita al prossimo, e nell’emergenza Covid hanno continuato a garantire assistenza con la consapevolezza di mettere a rischio non solo la propria salute ma anche quella dei propri cari.
Il clima teso e la presenza di sindacati di comodo non hanno fatto arretrare di un passo le organizzazioni sindacali convinte che una modifica contrattuale, proposta dal datore di lavoro, aumenta solo i profitti personali dello stesso. Insieme ai lavoratori si è scelta la strada di investire della problematica, gli organi competenti dell’Asp di Cosenza e della Regione Calabria, che hanno espressamente affermato quale sia la contrattazione collettiva applicabile nelle strutture sanitarie e socio-sanitarie accreditate e pone un secco divieto al dumping contrattuale.
L’episodio, infatti, è solo uno dei tanti atti di un crescente imbarbarimento del mercato del lavoro in questi settori, nei quali i fenomeni di dumping contrattuale, con la sottoscrizione di contratti da parte di sindacati di comodo e/o con l’applicazione di ccnl impropri, hanno da tempo raggiunto livelli insopportabili, con la conseguente progressiva riduzione delle tutele per i lavoratori. È ora di finirla con il dumping contrattuale e sociale. In questo storico momento di Pandemia, solo chi è in grado di assicurare condizioni contrattuali e professionali dignitose deve poter far parte del Sistema Sanitario Regionale.
Si è aperta una strada verso una sanità che riconosca il ruolo e la professionalità degli operatori sanitari anche nel privato. In una terra dove occorre tenersi stretto un posto di lavoro, il nostro ruolo assume un valore fondamentale, denunciando chi pensa di tenere in ostaggio i lavoratori.
Siamo solo all’inizio di una lunga battaglia che coinvolgerà altre strutture che pensano di giocare al ribasso con i diritti dei lavoratori proponendo contratti “pirata”.
Dipendenti costretti ad accettare una diversità contrattuale da struttura a struttura che evidenzia disparità inaccettabili tra professioni sanitarie equipollenti; stessa disparità presente anche tra i dipendenti di struttura privata e struttura pubblica.
La Fp Cgil e la Cisl Fp continueranno il percorso di confronto a livello regionale. Siamo convinti che sulla sanità calabrese servono scelte forti e decise, che mirano ad un equilibrio pubblico /privato in termini di qualità ed efficienza , ad una organizzazione del personale in termini assistenziali, nel rispetto totale dei pazienti che necessitano di cure e del diritto alla salute.
*Fp Cgil Cosenza
**Cisl FP
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