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Due anni fa il trionfo a Pescara. Ora il Cosenza è chiamato a un (altro) miracolo

I tifosi rossoblù hanno ancora negli occhi la notte del ritorno in serie B. Ma l’obiettivo quest’anno è una salvezza che appare complicata. E l’ambiente si affida a una bandiera come Occhiuzzi

Pubblicato il: 16/06/2020 – 13:21
Due anni fa il trionfo a Pescara. Ora il Cosenza è chiamato a un (altro) miracolo

COSENZA Negli occhi ancora quella notte, a Pescara. Il 3-1 rifilato al Siena e la rincorsa playoff chiusa con la conquista della promozione in Serie B. Era il 16 giugno del 2018 e nessun tifoso del Cosenza ha dimenticato quella schiacciante vittoria. Era il Cosenza di Braglia, quello dei gol pesanti e dei mojito di Baclet, dei giovani in rampa di lancio Tutino e Palmiero. Era una squadra sfacciata, orgogliosa, desiderosa di raggiungere il traguardo a qualunque costo e senza nessun timore nell’affrontare avversari anche più quotati. Un gruppo che ha reso possibile ciò che era impossibile.
Oggi il clima a Cosenza è tutt’altro che sereno e non solo per gli effetti devastanti di un virus ancora senza vaccino. Non ci sono più bandiere sventolanti, cori festosi e sorrisi fieri. Dopo la salvezza tranquilla dello scorso anno, nell’ultimo campionato i rossoblù si sono ritrovati a fare i conti costantemente con un rendimento al di sotto di ogni più catastrofica aspettativa e con una classifica che vede Riviere e soci al penultimo posto, con un piede in Serie C. L’unica chance per restare in Serie B e non tornare in Lega Pro dopo solo due stagioni è credere, di nuovo, che tutto sia possibile.
Sì, ma come? Si giocherà a porte chiuse e dunque il Cosenza non potrà fare affidamento, in casa come in trasferta, sul contributo dei suoi preziosi sostenitori. La condizione fisica generale della squadra è una incognita, soprattutto in una rosa risicata come quella a disposizione di mister Occhiuzzi. Un’altra incognita. Dopo l’esonero di Braglia e il frettoloso addio di Pillon dimessosi per stare accanto alla sua famiglia durante il lockdown, toccherà al ragazzone di Cetraro portare la croce. Tutti ne parlano benissimo: gran lavoratore, attento ad ogni singolo dettaglio ed estremamente preparato ma la teoria è assai diversa dalla pratica. Occhiuzzi in campo correva sulla destra nel 442 di Toscano. Erano gli anni della Serie D, della coppia d’attacco Cosa-Danti, a centrocampo un giovanissimo De Rose e su una delle due fasce proprio “il Principe”, Roberto Occhiuzzi. Dalla curva, lo striscione “Mi brillano gli Okkiuzzi”, a sottolineare l’affetto del pubblico di casa per quel giovanotto calabrese orgoglioso di indossare la casacca rossoblù.
Dal campo alla panchina, il tecnico porterà sulle spalle un macigno, consapevole di aver tutto da perdere. In mano poche fiches da giocare, nel cuore la speranza di cambiare un destino che sembra già segnato. (f. b.)

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