CATANZARO Aggiornamento tecnologico senza sosta per il parco strumentazioni in dotazione al Centro regionale Strategia Marina dell’Arpacal (Agenzia regionale per la protezione dell’Ambiente della Calabria). Dopo l’acquisto di due droni di ultima generazione – utili per l’attività di monitoraggio e mappatura dei bassi fondali e degli ecosistemi marini, in particolare delle praterie di Posidonia oceanica, ma anche per il censimento dei rifiuti spiaggiati ed altre attività in itinere – il vecchio ROV (veicolo subacqueo di ripresa a controllo remoto) Ageotec Sirio ha lasciato il posto al nuovo Deep Trekker.
Si tratta un robot di ultima generazione dalle prestazioni oceanografiche molto performanti, in fibra di carbonio con un peso totale di 26 kg, trasportabile con un trolley, sei motori, telecamera 4K, fari led e laser, connessione in fibra fino a 300 metri di profondità. Insomma quanto di più confacente alle esigenze tecniche di ispezione e ripresa dei fondali marini.
Il nuovo ROV in dotazione al Centro Strategia Marina dell’Arpacal, diretto dal dr. Emilio Cellini, è stato collaudato venerdì scorso a Vibo Marina. Il personale tecnico del CRSM, dopo un articolato corso di formazione e con l’affiancamento del tecnico dell’azienda produttrice, ha testato il Deep Trekker nei fondali del mare Tirreno. A bordo dell’imbarcazione Calafuria ArpacalL sono state effettuate riprese con i droni a cura del pilota dr. Alfredo Amoruso, sia nella fase di immersione e sia di risalita. Il dr. Fabrizio Fabroni ed il dr. Gianluca Pizzonia hanno avuto, invece, modo di testarne la facilità d’uso; di estremo interesse è risultata la stabilità del ROV in fase di ripresa: sei motori propulsori che conferiscono allo strumento una precisione millimetrica di ripresa con altissima definizione delle immagini. Un pinza di prelievo ha poi simulato la raccolta di un fascio di Posidonia oceanica giacente sul fondo, dimostrando la facilità di manovra dal joystick di consolle da parte dei tecnici.
Il prossimo test del nuovo ROV è previsto nei fondali di Scilla e Isola Capo Rizzuto. Sarà, infatti, proposto uno studio post-lockdown per valutare l’effetto prodotto dal “fermo antropico” del recente periodo sulle gorgonie, e più in generale sulle biocenosi a coralligeno che caratterizzano i fondali di pregio della Calabria.
Il ROV, però, è un anche valido strumento oceanografico per la perlustrazione dei fondali, come nella ricerca di elementi sommersi, il recupero di ordigni, lo studio delle piattaforme estrattive, o l’interramento di tubazioni marine.
Sono tre i “moduli” di ricerca della Direttiva Marine Strategy che prevedono l’uso del ROV: lo studio delle biocenosi a coralligeno, lo studio della Posidonia oceanica e lo studio dei fondali a Maerl. Molto soddisfatti i tecnici del CRSM per le capacità e competenze tecniche e tassonomiche raggiunte in questo particolare settore dello studio dell’ambiente marino. D’altronde queste biocenosi risultano particolarmente, se non esclusivamente, diffuse nei mari del sud Italia, e la Calabria è sicuramente una regione dalle notevoli vocazioni ambientali in materia di biodiversità dei fondali.
«Siamo pronti – ha dichiarato il direttore generale dell’Arpacal, Domenico Pappaterra – ad affrontare gli impegni tecnici che il Ministero dell’Ambiente ci chiede attraverso il Piano Operativo delle Attività 2020. Implementare le capacità di studio “in house”, ovvero senza la necessità di ricorrere alla esternalizzazione dei servizi, costituisce elemento di orgoglio per l’Agenzia. Tale aspetto è molto apprezzato dal Ministero dell’Ambiente, perché conferma il trend positivo di crescita che le agenzie stanno registrando in materia di monitoraggio marino».
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