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Autonomia differenziata, Cassese: «Chiediamo l'esatto contrario all'Europa» – VIDEO

Il giudice emerito della Corte Costituzionale, ospite ieri del “Parlamento delle imprese” della Camera di Commercio di Cosenza: «A livello nazionale l’ascolto ha più di un aspetto che io chiamerei …

Pubblicato il: 19/06/2020 – 8:30
Autonomia differenziata, Cassese: «Chiediamo l'esatto contrario all'Europa» – VIDEO

COSENZA Un check-up del riparto delle competenze tra Stato e regioni e un’autonomia differenziata nata male, che non osa chiedere entro i confini ciò che invece chiede d’oltralpe. Sabino Cassese, Giudice emerito della Corte Costituzionale, ospite ieri del “Parlamento delle imprese” della Camera di Commercio di Cosenza, ha risposto alle domande del Corriere della Calabria.
Assistiamo a iniziative che vengono assunte a livello territoriale e che integrano ed estendono le politiche nazionali di sostegno all’impresa, come quella della Camera di Commercio di Cosenza guidata da Klaus Algieri che ha predisposto un meccanismo che interviene sulla quota interessi per i crediti ottenuti dalle imprese. Noto giurista e accademico, oltre che giudice costituzionale emerito, Cassese, che vanta una conoscenza approfondita della pubblica amministrazione, giudica che questo rapporto tra intervento pubblico e intervento dei corpi intermedi possa certamente rappresentare una delle possibili chiavi di volta per l’attuale crisi, a patto che i due interventi si coordino e non si scontrino.
L’INTERVENTO PUBBLICO «L’intervento pubblico in Italia è stato sempre un intervento pubblico misto, centrale e periferico. La cosa importante è che quello periferico sia coordinato con quello centrale e che quindi non si contrapponga e non si svolga in contrasto con quello centrale. Basta pensare al fatto che abbiamo delle Camere di commercio, che abbiamo delle organizzazioni periferiche che sono chiamate proprio a svolgere questo compito. Abbiamo avuto poi esperienze anche di istituzioni finanziarie di carattere regionale, sia pure di gruppi di regioni e che quindi partono dall’assunto che vi siano esigenze diverse e quindi indirizzi diversi».
Ascoltando le opinioni e i giudizi degli imprenditori, tanto organizzati nelle sigle quanto magari ascoltati come singoli, il tema che emerge è quello del cosiddetto “mancato ascolto”, cioè la percezione che vengano pensati degli strumenti di carattere generale nazionale, ma anche locale, senza un adeguato ascolto di chi poi è materialmente protagonista dell’impresa economica. Cassese valuta “molto positivamente” l’esperienza del “Parlamento delle imprese” a Cosenza, dove si punta ad un feedback costante ed immediato con gli operatori, i protagonisti del settore economico: «Specialmente se si considera il fatto che a livello nazionale l’ascolto ha più di un aspetto che io chiamerei “teatrale” che un aspetto sostanziale. Ascoltare vuol dire mettersi a tavolino, leggere i documenti, sentire orientamenti, richieste, proposte. Se invece tutto questo avviene solo per dare l’impressione di un dialogo e di un’apertura dei governi ai bisogni della società non basta perché si rimane alla parte esterna, per così dire, invece di entrare all’interno, perché poi finisce per esserci un dialogo esclusivamente imprese-governo e non imprese-pubbliche amministrazioni».


BEST PRACTICE PER LA PA Uno degli elementi che viene spesso sollevato dalle realtà imprenditoriale è quello relativo all’incidenza della burocrazia, di un certo “burocratismo”. Nelle camere di commercio esiste tutta una sorta di best practice nella gestione del rapporto con l’utenza, della definizione di procedure, che contengono al massimo i tempi per esempio per l’ottenimento di autorizzazioni, di documenti. Piuttosto che inventarsi grandi soluzioni, la pubblica amministrazione potrebbe prendere dalla realtà che ci circonda anche delle best practice che migliorino il tema della burocrazia e del burocratismo. Cassese ne è convinto: «Penso che ci sia bisogno di questo, che la pubblica amministrazione impari, ma forse c’è anche bisogno che la realtà locale delle camere di commercio faccia conoscere le proprie esperienze, specialmente per quanto riguarda le procedure amministrative perché oggi le procedure amministrative sono chiaramente strutturate in una maniera pre tayloristica, in modi che ignorano quello che viene chiamato in inglese “the scientific management”, cioè la gestione secondo criteri scientifici. Secondo me c’è bisogno di tutte e due le cose. Da un lato le camere di commercio devono farsi sentire di più, farsi conoscere di più, e dall’altro la pubblica amministrazione deve apprendere di più ed applicare di più le best practice».
RAPPORTO STATO-REGIONI Lasciandoci alle spalle difficili durissime settimane di lockdown, accanto al tema sanitario è esploso anche quello del rapporto tra Stato centrale e regioni. Dopo l’emergenza Covid anche il tema dei conflitti di attribuzione dei poteri, alla luce di quanto accaduto, non sarà più lo stesso. «E’ stata una lezione molto chiara, le regioni hanno cinquant’anni di vita, dopo cinquant’anni anche le persone fisiche fanno ogni tanto un check-up e bisognerebbe fare un check-up e vedere se ci sono competenze regionali che debbono ritornare allo Stato e competenze statali che debbono passare alle regioni».
AUTONOMIA DIFFERENZIATA Al Meridione l’autonomia differenziata viene percepita come una sorta di secessione dei ricchi. C’è ancora tempo per una riforma costituzionale che sia equa e che non penalizzi presente e futuro del Meridione: «Il problema dell’autonomia differenziata è stato impostato male fin dall’inizio perché è stato impostato puramente in termini finanziari, più o meno in questi termini: la Regione Lombardia o la Regione Veneto dà in termini finanziari 100, vuole riavere 100. Il che è una singolare impostazione perché noi chiediamo esattamente il contrario all’Unione Europea. Allora la domanda è: possiamo accettare in Italia il concetto che ognuno deve avere quello che ha dato, quando invece noi chiediamo all’Ue di darci di più di quello che noi diamo?». (f.p.)

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