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I beni dell’imprenditore Cantafio vanno al curatore fallimentare

Condannato a tre anni per bancarotta fraudolenta patrimoniale, l’imputato è stato condannato alla pena accessoria dell’inabilitazione all’esercizio di una impresa commerciale per la durata di 10 anni

Pubblicato il: 19/06/2020 – 8:17
I beni dell’imprenditore Cantafio vanno al curatore fallimentare

di Alessia Truzzolillo
LAMEZIA TERME
Sono stati restituiti al curatore fallimentare i beni sequestrati di Antonio Cantafio, imprenditore lametino nel campo degli infissi. Lo ha stabilito il Tribunale di Lamezia Terme in composizione collegiale (presidente Carè, a latere Loscanna e Talarico). Il processo di primo grado a carico di Antonio Cantafio, difeso dall’avvocato Francesco Gambardella, e della figlia Concetta Cantafio, difesa dall’avvocato Salvatore Cerra, si è concluso con la condanna a tre anni di reclusione per bancarotta fraudolenta patrimoniale per Antonio Cantafio il quale è stato assolto, insieme alla figlia, perché il fatto non sussiste, da un altro capo di imputazione, che comprende la bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale. Il collegio, inoltre, ha condannato Catanfio alla pena accessoria dell’inabilitazione all’esercizio di una impresa commerciale per la durata di 10 anni e dell’incapacità ad esercitare uffici direttivi presso qualsiasi impresa per la stessa durata. Antonio Cantafio è condannato inoltre al risarcimento del danno per le costituite parti civili, rappresentate dagli avvocati Santino Piccoli e Italo Reale. Un risarcimento che sarà quantificato in sede civile.
L’indagine che ha dato vita al processo aveva portato a ipotizzare che Antonio Cantafio, con evidente fine dissimulatorio, aveva costituito una società immobiliare a cui aveva intestato tutti i beni di sua proprietà.
Secondo l’accusa erano state messe in atto una serie di artificiose transazioni patrimoniali, finalizzate a nascondere ai creditori l’attivo della ditta prima che fallisse, mediante, fra l’altro, anche la costituzione di una nuova società “ad hoc”, nella quale venivano strumentalmente conferiti gli immobili, oggetto successivamente di un sequestro preventivo del valore di quasi tre milioni di euro.
Secondo l’accusa per la quale è stato condannato, Cantafio “nella qualità di amministratore di fatto della ditta individuale “Cantafio Industria Infissi in Alluminio di Cantafio Concetta” nonché nella qualità di socio illimitatamente responsabile della Società di fatto tra Cantafio Antonio e Cantafio Concetta, allo scopo di recare pregiudizio ai creditori e di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto, distraeva, occultava o dissimulava i beni personali: riscuotendo la polizza Sud Polo Vita collegata al mandato fiduciario Generfid s.p.a. del Gruppo Banca Generali, per un ammontare complessivo di 192.426,94 euro; riscossione avvenuta attraverso tre diverse e successive disposizioni di bonifico in suo favore, rispettivamente di 80.000,00 euro, in data 03.02.2012, di 60.000,00 euro in data 15.02.2012 e di 50.000,00 euro in data 20.02.2012; – costituendo in data 17.09.2010 la Immobiliare A.C. s.r.l. (società costituita tra lo stesso Cantafio Antonio e dalla moglie De Angelis Anna e della quale il Cantafio assumeva la carica di amministratore), nella quale conferiva, la gran parte dei beni immobili di sua proprietà”. (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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