ROMA È la prima volta che accade nella storia della magistratura associata che un ex presidente venga espulso dall’Anm: Luca Palamara, dal 2008 al 2012 alla guida del sindacato delle toghe, è stato espulso oggi dal “parlamentino”, che ha approvato unanime – con una sola astensione, quella dell’esponente di Unicost Alessia Sinatra – la proposta sanzionatoria avanzata dal collegio dei probiviri, al termine dell’istruttoria avviata lo scorso anno. «Fatti di inaudita gravità», scrivono i probiviri, quelli emersi dall’inchiesta di Perugia, che vede il pm di Roma (dallo scorso luglio sospeso dalle funzioni e dallo stipendio) indagato per corruzione. E Palamara, in una memoria, afferma di non voler «essere capro espiatorio» e sottolinea di non aver «mai agito da solo».
LA VICENDA Lo scandalo che ha travolto la magistratura scoppia il 29 maggio 2019, quando la prima pagina dei giornali è occupata dalla notizia dell’indagine dei pm umbri. Un vero e proprio “terremoto” scuote le toghe: dagli atti degli investigatori, con le conversazioni captate dal trojan inserito nel cellulare di Palamara, emergono diversi nomi, e, in particolare, riunioni per discutere delle nomine ai vertici degli uffici giudiziari. «Senza una forte assunzione di responsabilità il Consiglio perderà irrimediabilmente ogni sua credibilità», è il richiamo del vicepresidente Ermini nel plenum straordinario a Palazzo dei Marescialli il 4 giugno: un consigliere – Luigi Spina – si è già dimesso, altri 4 – Gianluigi Morlini, Corrado Cartoni, Antonio Lepre e Paolo Criscuoli – si sono autosospesi (e si dimetteranno successivamente). Dalle carte emergono riunioni notturne, a cui partecipano anche Cosimo Ferri – magistrato in aspettativa oggi deputato di Italia Viva – e Luca Lotti, esponente del Pd, in cui si affrontano i ‘nodi’ sugli incarichi di vertice negli uffici giudiziari, in particolare su quello di Roma, dopo il pensionamento di Giuseppe Pignatone.
RESPINTA LA RICHIESTA DI ESSERE SENTITO Il direttivo dell’Anm ha respinto all’unanimità la richiesta di essere sentito e di poter depositare documenti al “parlamentino”, così come ha respinto la richiesta di poter intervenire avanzata dal suo difensore, Roberto Carrelli Palombi. «La richiesta del collega Palamara di rendere dichiarazioni davanti al comitato direttivo centrale – spiega l’Anm in una nota – non è stata accolta ai sensi di Statuto, giacché esso assegna non alla fase decisoria, bensì a quella istruttoria, affidata ai probiviri, l’ascolto dell’incolpato e la possibilità di raccogliere sue memorie e documenti. Di tali facoltà il dottor Palamara ha potuto avvalersi compiutamente in quella sede, venendo convocato allo scopo più volte, come da sue richieste».
IL DOCUMENTO DI PALAMARA «Non farò il capro espiatorio di un sistema». Lo scrive Luca Palamara, in un documento, che porta la data di oggi, indirizzato al presidente, al comitato direttivo centrale, e al presidente della Giunta sezionale Lazio dell’Anm. «Non mi sottrarrò alle responsabilità ‘politiche’ del mio operato per aver accettato “regole del gioco” sempre più discutibili. Ma deve essere chiaro che non ho mai agito da solo. Sarebbe troppo facile pensare questo». Le «nomine dei dirigenti giudiziari» sono «il frutto di estenuanti accordi politici. Talvolta essi – scrive ancora Palamara – conducono alla designazione di persone degnissime e meritevoli di ricoprire i posti per cui hanno fatto domanda», ma «la politica ha anche il suo lato oscuro. Fuor di metafora – aggiunge – in alcuni casi le nomine hanno seguito solo logiche di potere, nelle quali il merito viene sacrificato sull’altare dell’appartenenza». «Ognuno aveva qualcosa da chiedere, ognuno riteneva di vantare più diritti degli altri, anche quelli che oggi si strappano le vesti, penso ad esempio ad alcuni componenti del collegio dei probiviri che oggi chiedono la mia espulsione, oppure a quelli che ancora oggi ricoprono ruoli di vertice all’interno del gruppo di Unità per la Costituzione, o addirittura di quelli che ancora oggi siedono nell’attuale comitato direttivo centrale».
CAPUTO: NON ABBIAMO BISOGNO DI CAPRI ESPIATORI «Oggi non abbiamo bisogno di capri espiatori, abbiamo bisogno di riprendere il ragionamento sul retroterra dei comportamenti oggetto di incolpazione, di tornare a prendere coscienza della diffusività di comportamenti che dimostrano un modo distorto di formazione del consenso in magistratura, non intorno ad idee e valori, ma sulla base di interessi strettamente individuali, su impropri rapporti tra consiglieri o esponenti di correnti e magistrati aspiranti ad un incarico». Così il segretario dell’Anm Giuliano Caputo, nel suo intervento, questa mattina, in apertura della riunione del comitato direttivo centrale, che ha deliberato alcune sanzioni – l’espulsione di Palamara e la sospensione per 5 anni dell’ex togato del Csm Crisucoli – su proposta del collegio dei probiviri, dopo lo scandalo emerso dagli atti dell’inchiesta di Perugia. «Definito il procedimento dai probiviri – ha detto Caputo – è necessario tornare ad indicare proposte concrete e realmente incisive che costituiscano effettivo presidio perché quelle diffuse degenerazioni non si ripetano mai più».
MORRA: FINALMENTE «Espulso Palamara dall’Associazione Nazionale Magistrati. Finalmente. Ma non deve finire qui». Così su facebook Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia, riferendosi alla decisione del comitato direttivo centrale dell’Anm di espellere Luca Palamara.
NAPOLI (FI): TROPPO COMODO, TROPPO FACILE «Troppo comodo, troppo facile e troppo semplice: espulsi Palamara e Criscuoli e tutto torna normale nell’Anm? Premesso che non ho mai messo becco in vicende giudiziarie e mai ho nutrito sentimenti negativi verso la magistratura, mi chiedo se davvero l’Associazione dei magistrati non ritenga di mettere un limite all’ipocrisia dei propri comportamenti e dei comportamenti di molti suoi associati. Non critico minimamente l’azione dei singoli magistrati, ma biasimo la gestione dell’Associazione venuta meno ai propri compiti di rappresentanza. Le correnti, in politica come in magistratura, non nascono per affermare solo ideali e valori. Più spesso esse sono la manifestazione di una lotta organizzata per conquistare il potere da distribuire fra i propri aderenti, guadagnare posizioni di prestigio sociale e gratificanti sul piano economico. È sorprendente vedere come soltanto adesso, dopo tanti anni, si sono accorti che le correnti sono uno strumento nella lotta di potere». Così Osvaldo Napoli, del direttivo di Forza Italia alla Camera. «A tanto si è ridotta l’Anm negli ultimi anni: un centro di potere per conquistare il quale gli associati hanno fatto ricorso a ogni astuzia, in una lotta sorda e senza regole, scambiandosi spesso colpi bassi esattamente come avviene in politica. Quando si parla delle riforme, quella della giustizia viene citata in modo rituale quando invece è la prima e più urgente delle riforme per restituire una funzionalità minima al sistema Italia. In questo quadro troppo comodo per Anm pensare di aver risolto i problemi con due espulsioni. Evitino i magistrati di aggiungere ipocrisia a ipocrisia. E il ministro Bonafede smetta di essere il semplice spettatore di una partita che lo vede invece coinvolto in prima persona. Si scuota dal torpore, e veda di assumere le iniziative del caso».
GASPARRI (FI): DEGENERAZIONE SOTTO OCCHI DI TUTTI DA ANNI «Nel 2008, in una intervista, attaccai duramente il Csm per le degenerazioni che allora erano sotto gli occhi di tutti. Palamara all’epoca era presidente dell’Anm e mi attaccò in maniera molto dura. Non fu il solo. Sono passati dodici anni, il Csm è ancora più screditato di allora. E Palamara è stato espulso dall’Anm che aveva guidato. Sono passati molti anni, ma è chiaro chi aveva ragione e chi torto. E so che Palamara in cuor suo sa, anche lui, chi ha detto la verità e chi l’ha negata». Lo dice il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri.
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