di Giorgio Curcio
LAMEZIA TERME Un passo indietro improvviso, quasi sorprendente, dopo mesi di posizioni ferme, no categorici e l’intenzione irrevocabile di “scappare” da Lamezia Terme. Ragioni per le quali la scelta manifestata ieri dalla Abramo Customer Care, al termine dell’incontro con i sindacati, non può lasciare indifferenti. La società di call center calabrese, infatti, ha manifestato l’intenzione di non “abbandonare” la sede nell’area ex-Sir entro il 30 giugno, ma di rimandare la scadenza almeno fino al prossimo 31 luglio. Bravura dei sindacati? Probabile, ma è altrettanto probabile come alla base di questo “colpo di scena” ci sia qualcosa in ballo di ben più importante e strategico.
VIA A FINE GIUGNO La Abramo Customer Care, così come aveva riportato anche il Corriere della Calabria, già a gennaio di quest’anno aveva manifestato l’intenzione di lasciare i locali entro e non oltre il 30 giugno 2020. Un impegno ribadito in più di una circostanza, nonostante le resistenze dei sindacati e dei lavoratori, e gli “avvertimenti” lanciati dalla politica locale. Poi gli incontri con i sindacati, l’ultimo quello di ieri terminato con una fumata grigia e che, di fatto, non ha ancora definito nulla ma lasciando comunque dubbi e perplessità sulle reali intenzioni dell’azienda catanzarese.
LA FONDAZIONE TERINA E dopo la notizia di ieri Gennarino Masi, presidente della “Fondazione Terina Onlus” che gestisce proprio i locali in cui l’Infocontact prima, e la subentrate Abramo CC poi, hanno svolto l’attività di call center, ha voluto mettere in chiaro alcuni punti finora rimasti nell’ombra: «Innanzitutto tra la Fondazione e la LSSI Italia-Infocontact (e, poi, la Abramo Customer Care) – spiega – non è mai intercorso un contratto di locazione, bensì solo di sub comodato d’uso gratuito con l’ovvio obbligo del comodatario di rimborsare le quote di spese di manutenzione e servizi generali gravanti sulla porzione di immobile concesso in comodato.
La Abramo Customer Care, inoltre, dopo il suo subentro ad Infocontact ha chiesto ed ottenuto a partire dal 1à gennaio 2016 una rimodulazione del rimborso delle spese di manutenzione e servizi generali per oltre 46mila euro annui (da 196.101 a 150mila euro). La Abramo Customer Care, infine, non può far ricondurre la fase di difficoltà economica, che a suo stesso dire attraversa, all’impegno economico per il rimborso delle anzidette spese di manutenzione e servizi generali, in quanto il loro pagamento non è stato di sicuro il suo primo pensiero».
UNA SCELTA IMPRATICABILE Alla decisione improvvisa dell’Abramo CC si oppone con forza la stessa Fondazione che ha in mente ben altri progetti: «La notizia di uno slittamento del rilascio dell’immobile, se fosse vera, – commenta Gennarino Masi – non sarebbe assolutamente praticabile, in quanto la Fondazione non ha ormai più interesse alla prosecuzione del rapporto con la Abramo Customer Care in quell’immobile, sebbene è disponibile a valutare lo spostamento in altri e più piccoli immobili per come hanno sempre chiesto e suggerito le organizzazioni sindacali, trovando finora sempre un netto rifiuto da parte dell’Abramo Customer Care, che ha sempre accampato la necessità di bilancio di un risparmio economico, trasferendo l’attività di call center in altra località e in immobili di proprietà sua o del gruppo».
IL MAXI PROCESSO RINASCITA-SCOTT Non può non lasciare perplessi, dunque, l’improvviso cambio di rotta dell’azienda catanzarese e il formidabile tempismo rispetto alla scelta della Fondazione Terina di offrire i propri locali al Ministero della Giustizia per poter celebrare, in Calabria, il processo nato dalla gigantesca inchiesta “Rinascita-Scott”.
«La Fondazione si augura – spiega ancora il presidente Masi – che questa notizia di un ipotizzato, ma non autorizzato e non più possibile, rinvio del rilascio dell’immobile al 31 luglio, non sia fondata, e ciò anche per evitare che, per la tempistica con cui è stata veicolata alla stampa, possa suonare, ai tanti maliziosi che si sono già espressi sull’argomento, come un tentativo di boicottaggio alle trattative in corso con il Ministero della Giustizia, che proprio oggi ha effettuato un approfondito sopralluogo sull’immobile. In ogni caso, vi chiedo di smentirla sollecitamente e di assicurare che il call center (ormai già in stato avanzato di smobilizzo, tanto da essere persino privo di fotocopiatori) sarà comunque trasferito in altri locali (eventualmente anche in alcuni più piccoli che la Fondazione è ben lieta di offrire persino temporaneamente), dando così prova che non vi è da parte vostra alcuna intenzione di far saltare le trattative in corso con il Ministero di Giustizia. Chiedo, infine, all’Abramo Customer Care di garantire che rilascerà l’immobile nel termine del 30 giugno che ha essa stessa indicato e che va ora rigorosamente rispettato per non provocare alla Fondazione gravi danni da risarcire». (redazione@corrierecal.it)
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