di Fabio Papalia
REGGIO CALABRIA Oggi sarà conferito l’incarico di eseguire l’autopsia e l’indagine antropometrica sui resti del corpo rinvenuto in mare al largo di San Ferdinando. «Aspettiamo l’esito dell’autopsia per accertare le cause di morte, faremo anche la prova del dna». Lo ha detto al Corriere della Calabria il procuratore della Repubblica di Palmi, Ottavio Sferlazza. Di certo si sa solo che il corpo è di un uomo, per avere altre informazioni bisognerà attendere i risultati dell’esame autoptico. Non ha escluso alcuna delle piste che finora sono state avanzate circa l’identità del corpo, il procuratore capo. Anche se ha tenuto a precisare che al momento non ci sono dati certi.
Il cadavere è stato ripescato dai sommozzatori del Porto di Gioia Tauro dopo che alcuni bagnanti ne avevano segnalato la presenza nelle acque antistanti San Ferdinando, allertando così le forze dell’ordine. Sul giallo indaga la Guardia Costiera con il coordinamento della Procura di Palmi. L’autopsia dovrà provare a dare qualche risposta ai tanti interrogativi aperti, primo fra tutti di chi era il corpo e come è morto.
Sono state avanzate diverse ipotesi in proposito: da Vito Lo Iacono, il 26enne capitano del peschereccio affondato a 30 miglia dalla costa palermitana, a Francesco Vangeli, il giovane di Scaliti di Filandari scomparso il 9 ottobre 2018 e che gli inquirenti già ritenevano vittima di lupara bianca. Nulla al momento può far propendere per una versione rispetto a un’altra. Di sicuro c’è che non è vero, come inizialmente riportato da alcuni organi di stampa, che le mani fossero legate. Le fonti investigative infatti tendono ad escluderlo. Visto che da un primo esame superficiale del corpo non risultano apparenti segni di violenza, ma anche questo dato va preso con il beneficio del dubbio in quanto il cadavere è quasi interamente scarnificato. Non resta che attendere i risultati dell’autopsia. (redazione@corrierecal.it)
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