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Consiglio regionale, Tallini e Callipo si confrontano sul “nodo" Commissioni

Il presidente dell’Assemblea e il leader dell’opposizione rispondono alle domande del “Corriere della Calabria”. Tallini rivendica la bontà della sua scelta «per prendere atto della volontà dei vic…

Pubblicato il: 22/06/2020 – 14:55
Consiglio regionale, Tallini e Callipo si confrontano sul “nodo" Commissioni

di Antonio Cantisani
Da un lato la rivendicazione della bontà di una decisione, quella di ritornare in aula, «per prendere atto della volontà dei vicepresidenti dimissionari e procedere a una nuova votazione rispettosa delle volontà delle minoranze», dall’altro la conferma della linea per cui se la maggioranza «vuole anche vigilare su se stessa, lo faccia pure, ma non con il nostro voto». Il presidente del Consiglio regionale, Mimmo Tallini, uno dei big di Forza Italia, e il capogruppo di “Io Resto in Calabria” e uno dei leader dell’opposizione, Pippo Callipo, si confrontano al “Corriere della Calabria” sul “nodo” delle Commissioni di Palazzo Campanella, al centro di un serrato dibattito politico.
Molti analisti politici sostengono che il 12 giugno con la vicenda delle Commissioni del Consiglio si è segnata una delle pagine più buie della storia del regionalismo in Calabria: è così o è una lettura eccessiva?
TALLINI: «È stata una pagina di incomprensioni tra schieramenti che certo non è stata edificante e che ha prodotto quello che io ho chiamato un vulnus democratico per l’assenza della minoranza nel voto per gli uffici di presidenza delle commissioni. Non è la prima volta che accadono cose del genere, così come non è la prima volta che si entra in aula con molte ore di ritardo rispetto alla convocazione. Di pagine buie ce ne sono state tante dal 1970 ad oggi per responsabilità attribuibili di volta in volta a partiti di centro, di sinistra e di destra. Per quanto mi riguarda, le pagine veramente buie sono l’assassinio di Franco Fortugno e le varie inchieste giudiziarie che hanno minato la credibilità dell’istituzione. Pagine che non sono sanabili, mentre quella del 12 giugno può essere sanata con la buona volontà di tutti.  Si tende a demonizzare questo avvio di legislatura, dimenticando che ci siamo insediati in piena emergenza Covid, con la gente costretta a casa per evitare il virus. In questa situazione straordinaria, mai accaduta prima, siamo comunque riusciti a produrre qualche buona legge, come l’integrazione delle Aziende ospedaliere del capoluogo, e qualche provvedimento importante con i fondi del nostro bilancio, come il sostegno agli studenti fuori sede e il finanziamento al Banco Alimentare. Abbiamo avviato anche un’azione di contenimento della spesa della politica, riducendo di tre milioni di euro il bilancio del Consiglio e facendo risparmi sulle spese dei gruppi. La legge sull’indennità differita, erroneamente spacciata per il ripristino dei vitalizi, è stata un errore che abbiamo riconosciuto e cancellato».
CALLIPO: «È così, non credo sia mai successa una cosa simile. Alla maggioranza di centrodestra non sono bastati quattro mesi per mettersi d’accordo sulle Commissioni e quando finalmente sono andati in aula, con l’opposizione che dopo essere stata lasciata “a bagnomaria” per 8 ore ha giustamente deciso di non partecipare, si sono accaparrati tutte le presidenze, compresa la Vigilanza, e si sono scelti anche i vicepresidenti. Non mi sembra un atteggiamento democratico degno del prestigio istituzionale che dovrebbe essere proprio della massima Assemblea legislativa calabrese».
Ora si ritornerà in aula per rieleggere gli uffici di presidenza delle Commissioni: chi vince e chi perde con questo epilogo?
CALLIPO: «Non vince nessuno, ma soprattutto ancora una volta perde la Calabria. Se alla maggioranza per mettersi d’accordo non basta nemmeno creare una nuova Commissione che costerà mezzo milione di euro in 5 anni, e per avere un’altra poltrona vuole anche andare a vigilare su se stessa, che lo faccia pure, ma non con il nostro voto. Si assumono una responsabilità politica pesante di fronte a una regione messa in ginocchio da una crisi economica e sociale devastante, della cui portata ancora forse non si rendono conto».
TALLINI: «Il problema è consentire al Consiglio regionale di normalizzare la sua attività con la costituzione delle Commissioni. Se ciò non avviene, si perde tutti, non ci saranno vincitori. Ci sono dei punti fermi. Gli uffici hanno verificato la legittimità dell’elezione dei presidenti e dei vicepresidenti, trattandosi non di atti amministrativi, potenzialmente sindacabili dal Tar, ma di atti organizzativi interni dell’Assemblea legislativa. Gli stessi uffici hanno individuato nel presidente del Consiglio regionale il soggetto che deve risolvere il conflitto. Se tanto mi dà tanto, avrei dovuto rigettare la diffida-ricorso delle opposizioni. Poiché invece il ragionamento deve essere di natura politica, ho ritenuto di accogliere quella parte della diffida-ricorso che fa riferimento al diritto delle minoranze di esprimere direttamente i vicepresidenti attraverso il voto in aula. Si badi bene: l’articolo 4 bis del Regolamento del Consiglio prevede che una nuova votazione per l’elezione dei presidenti e dei vicepresidenti debba avvenire in Commissione e non in Consiglio. Io ritengo che invece occorra consentire alle minoranze di esprimere i loro vicepresidenti con un voto politico in aula che coinvolga tutti i gruppi di opposizione. Torneremo in Consiglio per prendere atto della volontà dei vicepresidenti dimissionari e procedere ad una nuova votazione rispettosa delle volontà che perverranno dalle minoranze. Non credo ci saranno vincitori o vinti. Si sarà solo ristabilito un corretto rapporto tra maggioranza e opposizione».
In vista del prossimo Consiglio ci sono reali margini di ricomposizione tra maggioranza e opposizione? E su quali basi si potrà realizzare: la Vigilanza all’opposizione o altro?
TALLINI: «Queste valutazioni non appartengono al presidente del Consiglio che è superpartes e garante delle prerogative di ogni singolo consigliere. Posso solo augurarmi che la mia decisione, che ritengo molto equilibrata, possa contribuire a ricreare un clima di leale confronto democratico, quello stesso clima che avevamo registrato nei giorni terribili dell’emergenza e del lockdown. Credo sia interesse di tutti consentire al Consiglio regionale di riprendere con vigore la sua attività, anche perché i problemi posti dalla crisi post Covid sono talmente gravi che non ci consentono ulteriori stop. Ho fiducia nel senso di responsabilità di tutti».
CALLIPO: «Non mi appassionano per niente questi discorsi, si parla solo di caselle di potere… In democrazia la ricomposizione ci può essere solo se si rispettano le prerogative di chi rappresenta centinaia di migliaia di elettori, e soprattutto se ci si confronta su misure concrete che riguardano il lavoro, la sanità, i rifiuti, non certo sulle poltrone…». (redazione@corrierecal.it)
 
 
 

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