di Maria Rita Galati
CATANZARO Di necessità virtù, ma anche di etica e coraggio al servizio della comunità. Sono quattro le aziende calabresi che hanno ottenuto dall’Istituto superiore di sanità l’autorizzazione alla produzione e alla commercializzazione di mascherine di tipo chirurgico. Storie non ordinarie di chi ha scelto di rimettersi in gioco per rendersi utile, e salvaguardare il livello occupazionale delle proprie aziende, passando dalla produzione di materassi o addirittura di materiale pubblicitario alla creazione di dispositivi individuali di protezione fondamentali per contenimento della diffusione del virus che «non ha finito di passeggiare tra le strade del mondo». Lo rimarca il vice presidente della Regione Calabria, Nino Spirlì, che affiancato dai colleghi assessori Sandra Savaglio (delegata all’istruzione, Università, ricerca scientifica e innovazione), Gianluca Gallo (all’agricoltura e alle politiche sociali) nella Sala Verde della Cittadella regionale ha presentato alla stampa le aziende autorizzate alla produzione di mascherine grazie anche alla consulenza del Gruppo “MaskTest UNical Team” dell’Università della Calabria, rappresentata dal professore Vincenzo Pezzi, ordinario di biologia applicata all’Università della Calabria. Un attestato di stima e un ringraziamento per la scelta di convertire parte della tradizionale delle proprie attività, creando anche posti di lavoro in un momento molto difficile per l’economica regionale, va quindi ai rappresentanti delle aziende in questione che hanno portato la propria testimonianza: Vincenzo Brancaccio, responsabile de “Gli Artigiani del riposo” di Oriolo, nel Cosentino; Alessandro Pagano, responsabile della “Alessandro Pagano srl” di Arena, in provincia di Vibo Valentia; Rosario Tranfo della Moda Service di Cittanova e Graziano Garofalo della GLF di Castrovillari.
«Quello che accade in questi giorni ci preoccupa anche più di prima – ha esordito Spirlì -, molte persone hanno ritenuto finito il pericolo ed estinto il virus con primi raggi estivi. Non funziona così: c’è necessità di proteggersi e ci sarà ancora. La scelta etica di queste aziende, quindi, è doppiamente apprezzabile perché dà una visione sia sul presente che sul futuro. Abbiamo visto come si è speculato su ansie, preoccupazioni e pericoli degli italiani, avere la produzione delle mascherine dietro la porta di casa ci garantisce molto di più. Questa decisione di rimodulare offerta non può che tranquillizzarci». Dal vice presidente della Regione, quindi, arriva l’invito ai calabresi ad «usare le mascherine, a portare dietro il disinfettante e a non abbassare la guardia. Non date per scontato che noi siamo forti e ce l’abbiamo fatta». Ma nello stesso tempo, Spirlì chiede alla stampa di aiutare le Istituzioni a non demonizzare i luoghi dove si registra un ritorno dei contagi, e dove prontamente la Regione interviene: «No ai catastrofisti, il virus può trovare una porta aperta, ma l’intervento della Regione ci sarà e sarà sempre preciso e risolutivo ma bisogna salvaguardare serenità popolazione e imprese». Nel va della ripresa e del sostegno delle imprese che cercano di rimettersi in piedi.
A sua volta, l’assessore Savaglio ha rimarcato «la capacità delle aziende di riconvertirsi e l’importanza che ha avuto la presenza dell’Università che ha saputo aprirsi al territorio». Concetti condivisi anche da Gallo, che ha evidenziato «i risultati dell’azione della Regione guidata dalla presidente Santelli, che hanno fatto della Calabria il territorio meno Covid d’Italia con decisioni difficili e anche in controtendenza rispetto a un governo che non sempre ci è stato amico: forse la riapertura di alcune Regioni poteva non esserci, comunque in Calabria i numeri ci tranquillizzano e positività come queste aziende sono importanti».
Il docente dell’Unical, Pezzi, ha ricordato come «tutta l’Università, grazie alla determinazione del rettore Leone, si è messa a disposizione in questa fase per dare supporto alle istituzioni, e nel caso della produzione delle mascherine abbiamo attivato un gruppo che ha preso contatto con le aziende, che si sono mostrate molto coraggiose e pronte, anche perché l’Iss richiedeva procedure molto rigorose. Più 250 aziende ci hanno contattato anche da fuori Italia, siamo diventati punto di riferimento per tutta Italia, abbiamo anche 4 aziende lombarde e due da Cipro. Questa esperienza può poi essere ulteriormente sviluppata, a esempio puntando a creare, a esempio, un centro regionale sui dispositivi medici e di protezione individuale».
Oltre a raccontare la propria esperienza, i responsabili delle quattro aziende hanno messo in evidenza la stessa problematica: arrivare alle materie prime per la produzione, che avviene ad un costo di circa 30 centesimi al pezzo. Tutte insieme, in sostanza, riescono a produrre circa 200 mila mascherine al giorno.
Brancaccio racconta della difficoltà di contattare le Università di Bologna e Milano, e di come proprio la collaborazione con l’Unical abbia permesso la realizzazione di mascherine con la riconversione parziale della produzione di materassi, che resta il core business degli Artigiani del Riposo. Alessandro Pagano è stato tra i primi in Calabria a vincere il bando di Invitalia, non solo ha avuto la certificazione, ma anche avuto la possibilità di assumere 14 giovani. Dalle camicie su misura alle mascherine per Rosario Tranfo – che iniziato producendo dieci mila mascherine da donare al Comune di Cittanova – che ha appena acquistato una macchina semi automatica che permette di produrre 20mila al giorno. Ed infine
Graziano Garofolo GLF, l’azienda grafica che lavora nell’ambito delle pubblicità, e ha iniziato a produrre mascherine l’ 11 marzo per rifornire le farmacie del comprensorio, tra l’altro collaborando proprio con l’Azienda Pagano. L’ambizione possibile è quella – grazie alle importanti sinergie tra aziende e Università – un distretto di produzione per il Mezzogiorno. (redazione@corrierecal.it)
x
x