LAMEZIA TERME «Un turista trattato male non ti manda altri turisti. E’ un prezzo che ancora oggi paghiamo». A spiegare vizi e virtù del turismo in Calabria è Tullio Romita, coordinatore dei corsi di laurea in scienze turistiche all’Unical e responsabile del Centro ricerche turismo in Calabria, ospite ieri sera di “20.20”, il talk condotta da Ugo Floro e Danilo Monteleone e in onda su L’altro Corriere Tv.
In tanti parlano di turismo in Calabria ma non tutti effettivamente ne parlano con cognizione di causa. «Effettivamente – ha ammesso Romita – c’è da essere preoccupati. Il primo corso di studi è partito nel ‘97 ed era un diploma universitario poi con la riforma siamo immediatamente partiti con le lauree triennali e appena tecnicamente possibile prima con la specialistica e poi con la magistrale. Credo che siamo stati i primi in Italia, insieme altri due o tre atenei, e da allora abbiamo sfornato un bel po’ di laureati in turismo. Debbo dirvi che i dati non sono male nonostante la Calabria e nonostante le difficoltà e il mercato del lavoro che esistono in questa regione e noi e certamente abbiamo delle performance addirittura superiori ad altri corsi di laurea più blasonati, più noti, più classici, più tradizionali, andiamo molto meglio noi dal punto di vista occupazionale».
LAUREATI ASSUNTI FUORI REGIONE Occupazione sì ma solo fuori regione: «Però per andare benissimo i nostri laureati devono andare fuori, quando vanno fuori allora trovano immediatamente occupazione allora vuol dire che noi siamo competitivi dal punto di vista della formazione. Debbo dire che però non abbiamo avuto in questo il grande supporto delle istituzioni pubbliche. Per esempio è da anni che non si fanno i concorsi per guide turistiche, per direttori tecnici di agenzie di viaggio, per accompagnatori turistici, perché? Ho stimato, ma abbondantemente sottostimato, in almeno 50 posti di lavoro all’anno che perdiamo solo per le guide turistiche. Ho provato, sono andato, ho fatto le istanze nei consigli dei corsi di studi abbiamo approvato delle decisioni che tendevano a finalizzare l’ente pubblico regionale. La guida turistica non è un problema soltanto regionale. Però devo dire che non hanno fatto neanche un granché per risolvere il problema».
IL BOOM DEL TURISMO Altrove ad esempio, anche al Sud, le cose funzionano come dovrebbero: «La Puglia invece si impegna un po’ di più e si vedono anche i risultati. Non solo quindi c’è un problema di professionalità, è un po’ come il calcio il turismo. Ci ho messo un po’ di anni per capirlo e penso che sia questa la spiegazione. Probabilmente accecati dal boom del turismo degli anni 70-80 dei grandi tour operator hanno sempre pensato che il turismo fosse un fatto economico ma a differenza della pasta, che tu devi andare in un negozio a comprarla, è il turista che arriva a te. All’inizio col boom economico in Calabria arrivava il turista e tu crescevi di risulta, non perché te lo andavi a cercare, perché è un fenomeno sociale. Oggi, coronavirus permettendo, viaggiano oltre un miliardo e mezzo di persone ogni anno. Siamo abituati a vederceli arrivare. Quello che non si è capito è che invece gli effetti di una cattiva gestione del viaggiatore, del turista, una cattiva gestione che si traduce in una qualità molto bassa della vita nelle località turistiche, assenza di servizi pubblici e specialistici precisi, di professionalità in grado di accogliere il turista, la paghiamo perché ancora oggi chi è stato trattato male, per strada, in un ristorante, in un albergo, in una casa privata in fitto, ancora oggi dopo tanti anni non ti manda altri turisti. E’ un prezzo che ancora oggi paghiamo».
MODELLO DI SVILUPPO TURISTICO Tanti i luoghi comuni da sfatare, tanto quello che tutti gli imprenditori del turismo non sappiano farlo, quanto quello che tutte le colpe siano della regione. Il problema è il “modello”: «Le competenze in materia di turismo sono delle regioni, non dello Stato nazionale. Ho parlato la settimana scorsa un’ora e mezza col sottosegretario al turismo, abbiamo parlato piacevolmente di cose concrete, abbiamo avviato un’interlocuzione, vediamo se porterà dei risultati. Sto da oltre dieci anni nel comitato scientifico dell’associazione nazionale dei direttori d’albergo ed è gestita sostanzialmente dai calabresi che rappresentano il nucleo più forte. Li conosco i manager d’albergo calabresi e sono decisamente, non dico magari superiori, ma sicuramente ai livelli più alti rispetto a tutti altri a livello nazionale. Dobbiamo capire che non abbiamo un “modello di sviluppo turistico” di riferimento per cui se il modello continua ad essere il finanziamento degli alberghi non ha senso, se continua ad essere l’assistenzialismo non ha senso».
OFFERTA DI TURISMO FAI DA TE Tutto da rifare, insomma, nonostante i proclami che di tanto in tanto pretendono di avere risolto tutti i problemi del turismo: «Provate a chiederlo agli imprenditori turistici e vi diranno se il loro fatturato è cresciuto come si dice che sia cresciuto. Abbiamo numeri così bassi che basta che qualunque ente lei rappresenti faccia venire cento stranieri e li faccia stare 10 giorni qua, sono mille presenze in più. Non è così che si fa. Abbiamo un problema serio di turismo straniero. Non possono essere 405 i comuni turistici in questa regione. E poi abbiamo un problema ancora più serio che ho scritto 20 anni fa. Un libro si chiama “Il turismo che non appare”, con il sottotitolo “verso un modello consapevole dello sviluppo turistico della Calabria”. Purtroppo quello che è scritto è stato. Se continuava a crescere questo livello incontrollato di offerta di turismo fai da te, è chiaro che le fogne scoppiano. Un comune come Scalea che aveva 8mila abitanti e 130mila persone presenti ad agosto, può avere servizi adeguati? E’ chiaro che un sindaco impazzisce».
TREND POSITIVO MA SEMPRE QUARTULTIMI Tutto da rifare, quindi, nonostante la Regione Calabria registrasse un trend positivo pre-covid: «Guardo alle graduatorie generali e quando noi rimaniamo sempre al quartultimo posto significa che siamo al quartultimo posto. Il trend positivo riguarda tutti però noi non abbiamo superato altre regioni in questi anni. C’è stato un boom della mobilità territoriale negli ultimi 20 anni, prima del covid c’era un 1 miliardo e 800 mila persone che si spostano ogni anno dal luogo in cui vivono, impropriamente chiamati turisti ma sicuramente viaggiatori. In questo gioco vinci solo se tu hai un modello predisposto a intercettare una parte di questa mobilità, magari giocando bene col telefonino e con tutte le mobilità virtuali che tu puoi giocarti, con una comunicazione corretta che permetta alle persone di fare la cosiddetta esperienzialità».
IL TURISMO NELL’ERA POST-COVID «Tranne che non ci sia una riesplosione enorme del fenomeno, ai sindaci e ai comuni ho detto voi siete responsabili della gestione locale del territorio, voi dovete dare sicurezza al viaggiatore». Questa la ricetta di Romita per superare la crisi: «Abbiamo una grande occasione, possiamo dimostrare che la nostra offerta è fatta di un territorio con grandi qualità però dobbiamo riuscire a offrire servizi. Le case private possono essere la grande risorsa a patto di garantire sicurezza, l’igiene e l’ordine. Il turismo è un fenomeno sociale, non bisogna dimenticarlo. Risente delle mode, dei cambiamenti e delle trasformazioni della società quindi ci vogliono dei professionisti che dicano “fate quello che volete però tenete presente che il prossimo anno dovete fare le dog area perché se non ci sono le dog area non ci vengono perché ora va di moda avere il cagnolino a casa”. E’ un esempio sciocco, banale, ma le dog area a Rimini le facevano già 7 anni fa».
x
x