ROMA «Il governo, dal 2012 in poi, ha stanziato oltre 3 miliardi di euro per gli interventi di costruzione dei depuratori».
A dichiararlo è stato il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, in audizione alla Commissione bicamerale Ecomafie sulla gestione delle acque reflue. A questi vanno sommati oltre 300 milioni dalla legge di bilancio 2019 e 1 miliardo che entrerà nella legge di bilancio 2020. In particolare, gli oltre 300 milioni sono destinati «a finanziare 29 interventi nelle Regioni Sicilia, Calabria e Campania. Secondo i dati, dunque, più del 30% degli agglomerati italiani e’ oggetto di un contenzioso sulle direttive europee sul tema delle acque reflue. Un terzo degli agglomerati urbani italiani, oltre 900 il 30% dei 3.114 agglomerati con carico generato a partire da 2.000 abitanti equivalenti e’ in infrazione comunitaria per il mancato rispetto della direttiva sulle acque reflue. Dopo la Sicilia, al primo, posto, c’è proprio la Calabria con 188 agglomerati per poco più di 3 milioni di abitanti equivalenti.
Costa ha spiegato, inoltre, che sono 4 le procedure di infrazione avviate dall’Unione europea contro l’Italia per la mancanza di depuratori e che, per superare queste procedure, nel 2016 e’ stato istituito un commissario straordinario unico per la depurazione a livello nazionale, che ha sostituito gli 11 commissari pre-esistenti.
«Il 22 maggio scorso a questa carica e’ stato nominato Maurizio Giugni – ha affermato il ministro -, che ha sostituito Enrico Rolle. Ad oggi tutte le procedure d’infrazione in materia di acque reflue urbane sono oggetto di commissariamento e tutti gli interventi sono in capo al commissario straordinario unico come Soggetto attuatore o coordinatore degli stessi”. Costa ha spiegato quindi che negli ultimi due anni “siamo riusciti ad abbassare di 7 milioni le sanzioni». Il ministro, inoltre, ha affermato di «aver cambiato i poteri del Commissario unico non solo per una questione di semplificazione, ma anche per renderlo soggetto attuatore, e stiamo negoziando l’appoggio della Commissione europea ambiente dinanzi alla Corte di giustizia, per dimostrare che l’Italia sta seguendo le indicazioni per uscire dalle procedure di infrazione».
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