di Alessia Truzzolillo
CROTONE E’ stato condannato a 14 anni e 6 mesi di reclusione don Edoardo Scordio, l’ex parroco nella chiesa di Santa Maria Assunta (o ad Nives) di Isola accusato – insieme al suo “figlioccio” Leonardo Sacco (condannato in abbreviato a 17 anni e 4 mesi di reclusione) – di essere il gestore di fatto della confraternita Misericordia della città crotonese. Il Tribunale di Crotone, presidente Marco Bilotta, ha comminato anche pesanti pene accessorie a don Scordio, tra le quali la libertà vigilata per tre anni dopo lo sconto della pena, l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e l’incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione per 5 anni. Don Scordio dovrà risarcire le parti civili costituite quali la confraternita delle Misericordie di Calabria e Basilicata, la confederazione nazionale delle Misericordie. Insieme ad altri imputati è chiamato al risarcimento del Ministero dell’interno, dell’Agenzia delle Entrate, del Comune di Isola Capo Rizzuto, dell’associazione Libera, dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione.
IL PARROCO E LO SFRUTTAMENTO DELL’ASSISTENZA AI MIGRANTI Attraverso la Misericordia, ente gestore dei servizi resi al centro di accoglienza dei migranti di Sant’Anna, Scordio e Sacco hanno accumulato immense risorse distratte in favore della bacinella della cosca. Sarebbero circa 32 i milioni di euro distratti dal loro uso, ossia l’assistenza ai migranti, e finiti nelle tasche del clan Arena grazie ai raggiri dei vertici della Misericordia. Tramite la confraternita le cosche acquisivano il controllo delle forniture e dei servizi inerenti l’assistenza ai migranti ospitati nel centro di accoglienza. I capitali ricevuti dalla Prefettura di Crotone quale compenso delle forniture e dei servizi resi venivano sottratti alla loro destinazione attraverso numerosi reati fiscali, il riciclaggio e la malversazione, orditi tramite imprese mantenute dagli stessi soggetti nel corso degli anni, a prescindere dalle denominazioni commerciali via via succedutesi (ditte, insegne, vesti societarie e altro). Allo sfruttamento dell’emergenza migranti, grazie al parroco Scordio e con la connivenza della confraternita della Misericordia, erano legati anche i gestori del servizio mensa al Centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto: Domenico e Pasquale Poerio (condannati rispettivamente a 12 anni e 5 anni e 8 mesi), Aurora Cozza (5 anni e 7000 euro di multa), Maria Lanatà (6 anni, 6 mesi e 8.500 euro di multa).
CONDANNE E ASSOLUZIONI Nel dettaglio sono stati condannati: Fabrizio Arena, 7 anni e 15mila euro di multa; Pasquale Attianese, un anno, 11 mesi e 300 euro di multa; Francesco Cantore, 10 anni; Salvatore Colacchio, 10 anni, 6 mesi e 3000 euro di multa; Aurora Cozza, 5 anni e 7000 euro di multa; Luigi Gareri, 9 anni; Vincenzo Godano, un anno e 6 mesi e 350 euro di multa; Pasquale Gualtieri, 4 anni, un mese e 450 euro di multa; Maria Lanatà, 6 anni, 6 mesi e 8.500 euro di multa; Nicola Maiorino, 3 anni, 4 mesi e 500 euro di multa; Antonio Manfredi, 16 anni (in continuazione con la sentenza della Corte d’Appello del 17.12.2012); Tommaso Mercurio, 2 anni; Salvatore Pizzimenti, un anno e 6 mesi; Domenico Poerio, 12 anni; Pasquale Poerio, 5 anni e 8 mesi; Ercolino Raso, 7 anni; Luigi Rosario Sanzo, 4 anni; Antonio Saporito, 6 anni e 8 mesi; Edoardo Scordio, 14 anni e 6 mesi; Giuseppe Tipaldi, 4 anni; Luigi Ventura, un anno e 6 mesi.
Per Edoardo Scordio, Cantore Francesco, Colacchio Salvatore, Luigi Gareri, Antonio Manfredi, Domenico Poerio, Ercolino Raso, Antonio Saporito, il Tribunale ha ordinato la libertà vigilata per tre anni dopo l’espiazione della pena.
Assolti, come già chiesto dal pm Domenico Guarascio in corso di requisitoria, Vincenzo Corda, Raffaele Gualtieri, Domenico Guareri, Massimiliano Laforgia, Luigi Morrone, Santo Morrone. Il Tribunale ha inoltre assolto Tiziana Sestito, Mario Ciliberto, Pasquale Manfredi, Giuseppe Mancuso, Luca Pietro Mercurio, Beniamino Muto, Caterina Perri, Pietro Romeo, Carmela Nicastro, Giovambattista Greco.
LE COSCHE DI ISOLA Una consorteria, quella di Isola, che aveva esteso tentacoli e potere in diversi settori economici della provincia di Crotone e nel territorio Catanzarese (in particolare a Roccelletta di Borgia dov’è attiva la cosca Catarisano). Dal controllo sui villaggi turistici, dove monopolizzavano, secondo l’accusa, le forniture di beni e servizi e decidendo anche nella selezione degli addetti ai lavori che venivano scelti fra persone indicate dai componenti della consorteria, la locale di Isola Capo Rizzuto, attraverso le famiglie Arena e Nicoscia, controllava il cuore del commercio e dell’impresa attraverso estorsioni, intimidazioni e spaccio di droga. Fra gli altri reati contestati il traffico di reperti archeologici trafugati e venduti attraverso il mercato clandestino.
Nel collegio difensivo, tra gli altri, gli avvocati Tiziano Saporito, Armando Veneto, Gregorio Viscomi, Roberto Coscia, Mario Nigro, Pietro Pitari, Gianni Russano, Pino Napoli, Mario Prato, Pasquale Le Pera. (a.truzzolillo@corrierecal.it)
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