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Catanzaro, la “rivolta” dei medici dopo il ritorno di Ciconte in reparto

Due diffide al commissario straordinario del Pugliese Ciaccio per le decisioni prese dal “nuovo” primario rientrato dopo 13 anni di aspettativa dovuta ai suoi incarichi politici. I sanitari si sent…

Pubblicato il: 25/06/2020 – 8:53
Catanzaro, la “rivolta” dei medici dopo il ritorno di Ciconte in reparto

di Pablo Petrasso
CATANZARO
Dopo le prime lamentele sussurrate, nelle corsie dell’Azienda ospedaliera Pugliese Ciaccio i malumori si fanno più consistenti. E diventano atti scritti. Cioè diffide indirizzate al commissario straordinario Giuseppe Zuccatelli. L’estate del malcontento è puntellata dalle scelte del “nuovo” direttore dell’Unità operativa di Cardiologia. Cose che accadono negli ospedali; in questo caso, però, il primario è un ex consigliere regionale, Vincenzo Ciconte, presidente dell’ordine dei medici di Catanzaro e big della politica nel capoluogo, dove è stato candidato per il Pd (partito che successivamente ha abbandonato) contro Sergio Abramo. Il nuovo “capo” ha deciso per una serie di cambiamenti che non sono stati graditi da tutti. Interventi che, a detta di uno dei due medici, rischierebbero di far perdere alla struttura lo standard di modello della sanità calabrese. Con tutte le conseguenze del caso, tra le quali un (rischioso) potenziale aumento dell’emigrazione sanitaria.
Le cose, in reparto, sarebbero cambiate lo scorso 1° aprile. In quella data, dopo 13 anni trascorsi tra funzioni pubbliche elettive e altri incarichi, Ciconte è tornato in servizio. L’ex consigliere regionale, secondo quanto riportato in una delle diffide, svolge un incarico dirigenziale di struttura complessa da circa 19 anni, inclusi i 13 di aspettativa, eppure «non sarebbe mai stato sottoposto ad alcuna valutazione da parte del collegio tecnico». Il punto è che questa valutazione è uno scoglio che va necessariamente superato per la riconferma degli incarichi dirigenziali a tempo determinato.
Il ritorno di Ciconte sarebbe stato, secondo quanto è stato possibile apprendere, tutt’altro che soft. Avrebbe “rimosso” medici dalla sala operatoria per dirottarli in ambulatorio. Una delle conseguenze sarebbe rinvenibile nei numeri: fino al 31 marzo, nonostante l’emergenza Covid, la struttura aveva effettuato 215 interventi. Da aprile a inizio giugno, il numero sarebbe sceso a 70. Si evidenzierebbero anche difficoltà nei ricoveri di alcune tipologie di pazienti e, addirittura, la circostanza che taluni vengano rispediti a casa senza che possano effettuare trattamenti sanitari necessari per la loro patologia, come l’ablazione.
In un altro caso, i presunti trattamenti discriminatori sarebbero iniziati nel settembre 2019 (dunque mesi prima del ritorno di Ciconte in ospedale), ma la situazione sarebbe peggiorata dal fatidico 1° aprile, quando un medico sarebbe stato estromesso da tutte le attività di sala operatoria e sarebbe stato “costretto” a svolgere turni di notte contro la normativa, almeno secondo il parere del suo avvocato (e anche secondo l’evidenza che a un’altra collega il beneficio viene tuttora concesso perché genitore di minori). Nelle diffide si parla di violazioni dei diritti dei lavoratori, disagio, mortificazione professionale. Ed entrambi i professionisti chiedono all’Azienda ospedaliera di ripristinare condizioni di lavoro che ritengono legittime. Altrimenti gli “avvertimenti” si trasformeranno in denunce. Il ritorno di Ciconte alla professione medica non è passato inosservato. E per il commissario Zuccatelli potrebbe essere una brutta gatta da pelare. (p.petrasso@corrierecal.it)

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