di Antonio Cantisani
Un muro inespugnabile, inscalfibile. Strada sbarrata per il centrosinistra nell’odierna Conferenza dei capigruppo del Consiglio regionale chiamata a calendarizzare i lavori della prossima seduta, fissata per lunedì 29 giugno. Unito e granitico come da Dna neo momento topici, Il centrodestra non arretra di un millimetro e ribadisce la linea già anticipata nei giorni scorsi: «Le otto presidenze di Commissione elette il 12 giugno non si toccano, restano tutte a noi, in aula si torna solo per eleggere i rappresentanti dell’opposizione negli uffici di presidenza». E così la maggioranza, che già aveva avuto modo di delineare la sua posizione in un vertice alla Cittadella lunedì scorso, respinge la richiesta dell’opposizione di rinunciare alla Commissione Vigilanza, che per prassi e grammatica istituzionale generalmente è riservata alla minoranza a che stavolta la maggioranza ha “occupato” al fondo dell’incredibile giornata del 12 giugno, quando, dopo quasi 24 di trattative senza riuscire a trovare la quadra e un “avvitamento” sconcertante sulla Commissione anti-‘ndrangheta, il centrodestra alla fine aveva fatto il pieno, accaparrandosi tutte le otto presidenze e votando i vice in quota opposizione nell’assenza polemica dall’aula da parte del centrosinistra, sull’Aventino dopo aver rifiutato l’offerta dell’Antimafia. Al tirar delle somme, le posizioni oggi sono praticamente le stesse di quella sera, caratterizzata da un vulnus che evidentemente non si è senato. Davanti alla diffida-ricorso del centrosinistra, i cui esponenti, eccezion fatta per Flora Sculco, si sono dimessi dalle vicepresidenze di Commissione, il presidente del Consiglio regionale Mimmo Tallini, per evitare di prolungare il corto circuito della dialettica maggioranza-opposizione e l’eccessivo blocco delle Commissioni, ancora non insediate a distanza di 5 mesi dal voto, ha riconvocato i Capigruppo per programmare la nuova seduta, rivendicando però – sulla scorta di un parer tecnico degli uffici di Palazzo Campanella – la legittimità della procedura del 12 giugno e precisando che al ritorno in Consiglio si potevano solo rivotare i vice: su questa posizione tutto il centrodestra ha fatto quadrato e oggi l’ha sbattuta in faccia al centrosinistra, facendo chiaramente capire che margini di trattativa non ce ne sono. Ora quindi occhi puntati su cosa farà l’opposizione, anzi le opposizioni: tra le ipotesi allo studio, quella di coinvolgere dell’intero “affaire” Commissioni il livello ministeriale – Interni e/o Affari regionali – e quella di non partecipare, lunedì, ai lavori del Consiglio nella parte dedicata all’elezione dei vicepresidenti delle Commissioni. La morale di tutto è che “vulnus” era e “vulnus” è ancora.
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