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MALEFIX | La strategia scissionista per il controllo di Gallico

Le ambizioni di Gino Molinetti e i suoi dissapori con la famiglia De Stefano. I dettagli delle ambizioni del clan reggino sono finite nelle intercettazione dell’operazione che ha portato all’arres…

Pubblicato il: 25/06/2020 – 6:52
MALEFIX | La strategia scissionista per il controllo di Gallico

di Fabio Papalia
REGGIO CALABRIA Succede anche nelle migliori famiglie di ‘ndrangheta. Ad aprile 2018 la squadra mobile che sta lavorando sull’operazione Malefix intercetta dialoghi dai quali si evince che la tensione all’interno della cosca De Stefano ha raggiunto livelli preoccupanti per l’assetto degli equilibri mafiosi reggini, tanto che Edoardo Mangiola conversando con Antonio Libri, ritenuto reggente dell’omonimo clan, si propone di tenersi a debita distanza «Totò, Totò, stiamoci lontani che prendiamo galera a palate là, sentimi».
Secondo gli inquirenti la vera ragione del conflitto sono le ambizioni di Luigi Molinetti, conosciuto come Gino, che dopo una lunga carriera al servizio della cosca De Stefano vorrebbe ottenere la reggenza del locale di Gallico. Proprio quel quartiere è stato teatro di gravissimi episodi delittuosi, in primis omicidi e danneggiamenti. Ecco perché dal clan Libri ci si vuole tenere alla larga. Libri: «Ma chi si avvicina?», Mangiola: «Manco, manco per lavoro , non voglio sapere niente per là».
Tensioni confermate dai dialoghi intercettati nell’agosto 2019 in casa della famiglia Molinetti, per lo più a tavola o davanti alla televisione, tra Gino Molinetti, ma moglie Maria Teresa Bruzzese e i due figli, Salvatore Giuseppe (Peppe) e Alfonso.
Tra le mura domestiche si discuteva tra marito e moglie (la donna non è indagata) come ogni coppia e tra padre e figli (tutti e tre invece arrestati nell’operazione Malefix) come in tutte le altre famiglie, ma l’argomento di discussione intercettato dalla Mobile era la ‘ndrangheta. Mentre pranzavano tra un boccone e l’altro non lesinavano commenti sferzanti su “Occhialino”, ovvero Carmine De Stefano. Tra un po’ di sale e un filo d’olio il figlio Peppe invitava il padre a incontrare Carmine De Stefano, ma il genitore sembrava convinto che la strada della diplomazia fosse ormai impraticabile: «la paga questa cosa». Alfonso: «Questi, dove ci siamo noi, hanno sempre da obiettare…». 
Dopo avere ascoltato i figli che proponevano di continuare a gestire gli affari di famiglia secondo l’originario progetto, limitandosi a inviare una “ambasciata” «o ci facciamo i cazzi nostri che, gli diamo l’ambasciata» e ancora «ci facciamo i cazzi nostri», Gino Molinetti veniva stuzzicato dalla moglie «ti fanno fare cattiva figura». Molinetti dopo avere tentato una diversa strategia «io ho fatto quel passaggio a trucco, perché volevo capire se c’era o no c’era la disponibilità» si diceva ormai pronto a una ferma reazione «ora li marco stretti ora al porto». Peppe Molinetti ipotizzava che De Stefano – come poi effettivamente ha fatto – volesse investire della questione anche lo zio Alfonso Molinetti, fratello di Gino, ma secondo i segugi della Mobile sembra che la famiglia Molinetti avesse compreso l’inevitabilità dello scontro, ascoltando Gino dichiarare: «ci si deve acchiappare».
A complicare il quadro arriva anche una intercettazione dalla quale gli investigatori annotano che Molinetti starebbe tessendo una fitta rete di relazioni anche con altri esponenti della ‘ndrangheta reggina, poiché lo stesso Gino afferma: «ha detto creiamo una buona situazione per noi, me lo ha detto Totò Libri che c’è».
Ancora discutendo con i propri familiari Molinetti sosteneva di godere già dell’agognata indipendenza all’interno della cosca «non è che hanno mai messo bocca nelle nostre cose … a parte questa vicenda non è che hanno mai messo bocca loro…» ma veniva criticato dalla moglie «sì, ma non hai mai messo i puntini sulle i…». La moglie continuava a rimproverare il marito per il comportamento di sottomissione mantenuto nel corso del tempo, contestando di non essere stato in grado di crearsi un proprio spazio consentendo ai De Stefano di sfruttarlo: «Sei tu… che non ti sei mai saputo mai gestire la tua vita… sei tu, che “ti cassiriasti” piedi, piedi e non… ti sei creato niente per te, questo ti voglio dire io e loro sopra di te hanno marciato…».
A quelle critiche Molinetti replicava ribadendo di avere già in mente il sistema per mettere in difficoltà i De Stefano, ma serviva il tempo per mettere un po’ d’ordine nelle cose dal punto di vista economico, ma la moglie lo incalzava: «E’ dieci anni che sei uscito e non sei stato capace… di gestirti.. i tuoi interessi… sono dieci anni… undici anni ora fa… il 17 novembre… undici anni sono che sei uscito..». La donna non voleva aizzare il marito allo scontro con i De Stefano, ma era lui dalla parte del giusto e doveva rivendicare tale condizione con forza: «Non è che ti devi litigare io non voglio che ti litighi per carità di Dio perché… uno non si deve litigare uno deve rimanere sempre in buoni rapporti con queste persone, perché… però voglio dire, nella parte del giusto sei tu…». La donna ce l’aveva col nipote di Gino, accusato di essere in combutta coi De Stefano: «Che poi siamo una famiglia di merda… dobbiamo dire anche che siamo una famiglia di merda…». (redazione@corrierecal.it)

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