REGGIO CALABRIA Con l’opposizione fuori dall’aula di Palazzo Campanella i primi sette punti all’ordine del giorno del consiglio regionale sono stati ritirati. L’assemblea, dunque, non discuterà delle vicepresidenza (assegnate, appunto, all’opposizione, mentre le presidente – per la prima volta – andranno tutte alla maggioranza). Sinibaldo Esposito (Casa della libertà) spiega: «A questo punto perde significato andare a discutere i punti dal primo al settimo punto, che per l’assenza dei colleghi dell’opposizione decadono perché noi il 12 giugno abbiamo fatto tutto legittimamente, come hanno attestato anche i pareri degli uffici del Consiglio regionale. Oggi avevamo inserito l’ordine del giorno sulle vicepresidenze perché, a partire dal presidente Tallini, volevamo inviare il messaggio della ripresa di un dialogo con l’opposizione. Eravamo convinti della giustezza della nostra azione. Chiediamo quindi di voler istituire e formalizzare l’istituto delle Commissioni». Esposito ammette che «c’è una vacatio nel nostro regolamento perché ancora l’opposizione non ha indicato i propri componenti nelle commissioni: credo che il buon senso e la ratio per uscire da questa impasse portino il presidente del Consiglio regionale di attivare i poteri sostitutivi di indicazione dei componenti delle commissioni se questa impasse dell’opposizione non dovessero procedere a indicare i propri componenti». Da Esposito, dunque, non arriva nessuna apertura. Anzi, sottolinea che ci sono state «responsabilità bipartisan per una paralisi che è oggettivamente senza precedenti. C’è una corresponsabilità della maggioranza e della minoranza. Auspichiamo che l’atteggiamento opposizione si modifichi e indichino componenti dei commissioni».
TALLINI: BASTA CON LE RISSE Da parte sua, il presidente del consiglio regionale Domenico Tallini dice di aver «fatto tutti gli sforzi per ricucire lo strappo, forti di un parere che attestava la legittimità della procedura, e abbiamo riportato in aula la proposta della rielezione dei vicepresidenti per ripristinare la dignità della minoranza. La minoranza – spiega – ha ritenuto di non onorare questo passaggio con la propria presenza, per questo noi rimandiamo le proposte di rinnovo delle vicepresidenze, in ottemperanza al nostro Regolamento, all’interno delle commissioni, e solleciteremo l’indicazione dei nomi dei componenti. Spero che tutto possa avvenire nella piena collaborazione affinché possiamo lavorare meglio e con più competenza e partecipazione. I calabresi ci stanno guardando, non possiamo dare l’idea di un Consiglio rissoso e però fermo, tutti, a partire da noi della maggioranza, abbiamo l’obbligo di andare avanti. Va bene un breve rodaggio ma poi dobbiamo produrre leggi utili per la svolta della Calabria».
PITARO: «LA MAGGIORANZA VUOLE AUTO-VIGILARSI» Il primo a parlare per le opposizioni è Francesco Pitaro del gruppo misto: «Non siamo entrati in aula – dice – perché da sempre diciamo che sul tema delle Commissioni c’è un problema politico e giuridico grande come una montagna. Purtroppo, ci sembra che da quest’aula senza l’opposizione si vuole mandare un messaggio fuori dal mondo: non siamo noi a voler paralizzare il Consiglio regionale e lo sapete bene. Ci sono due tipi di problemi: un problema politico, e cioè la maggioranza, che ha costruito una nuova commissione per risolvere i propri problemi interni, non ha voluto attribuire la Vigilanza all’opposizione nonostante sia una prassi consolidata. È anomalo e grave che la maggioranza voglia auto-vigilarsi». C’è, poi «un problema giuridico, cioè la violazione del regolamento del consiglio regionale , per il quale prima di eleggere i presidenti delle Commissioni i gruppi devono designare i propri componenti nell’opposizione. Abbiamo depositato un’istanza in cui chiediamo al ministero dell’Interno, degli Affari regionali e ai prefetti per fare luce su tutta la procedura, e abbiamo chiesto alla Giunta per il regolamento, peraltro ancora non insediata, di esprimersi sulla procedura. Rinnoviamo la richiesta di rivotare l’intero Ufficio di presidenza delle Commissioni».
LO SCONTRO SAINATO-BEVACQUA Subito dopo l’intervento di Pitaro, un breve siparietto tra Raffaele Sainato (Fdi) e Domenico Bevacqua (capogruppo del Pd). Esordisce Sainato: «In una conferenza stampa il Pd ha detto che abbiamo fatto retromarcia sull’Antimafia per un veto sul mio nome, mentre a me risulta che le cose sono andate in modo completamente diverso. Voglio che questa cosa sia chiarita, e chiedo che si votino i sette punti sulle vicepresidenze». Ha risposto Bevacqua: «Noi rientriamo in aula per le votazioni dall’ottavo punto in poi, non torniamo indietro. A Sainato ribadisco che c’era un no di di Fratelli d’Italia sull’Antimafia, noi non abbiamo fatto i nomi di nessuno».
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