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Le "talpe" nelle forze dell'ordine e le "soffiate" a Michele Bruni e Maurizio Rango

Il pentito Adolfo Foggetti ha raccontato i presunti “favori” ricevuti da un carabiniere e un ispettore di polizia nel corso degli anni. «Se non ci arrestavano per la morte di Luca Bruni, per gli ar…

Pubblicato il: 30/06/2020 – 19:52
Le "talpe" nelle forze dell'ordine e le "soffiate" a Michele Bruni e Maurizio Rango

di Michele Presta
COSENZA Davvero delle “divise sporche” con le loro soffiate hanno favorito il clan dei “Bella Bella” e poi quello di “Rango-Zingari” ? A queste domanda è chiamato a dare una risposta il tribunale di Cosenza che alla sbarra, dopo l’indagine della Dda di Catanzaro, si è ritrovato Vincenzo Ciciariello (all’epoca a cui si riferiscono i fatti ispettore di polizia in servizio alla squadra mobile di Cosenza), Antonio Perticari ex carabiniere e l’imprenditore Enrico Francesco Costabile. I due uomini di stato sono ritenuti delle “talpe” cooptate dalla criminalità organizzata cosentina mentre l’imprenditore sarebbe un tramite per passare informazioni. L’impianto accusatorio è al vaglio del collegio difensivo del tribunale cosentino che oggi ha ascoltato il collaboratore di giustizia Adolfo Foggetti il quale ha riferito circa i presunti “piaceri” ricevuti dai due uomini delle forze dell’ordine. Non menziona i loro nomi rispondendo alle domande del pubblico ministero Vito Valerio ma spiega come grazie ad alcune imbeccate arrivate proprio da ambienti polizieschi i gruppi criminali dei quali ha fatto parte siano riusciti in alcuni casi a darsi alla latitanza e in altri a rimuovere le cimici che gli investigatori utilizzavano per controllare gli uomini della cosca. «Parliamo di fatti che si riferiscono a quasi vent’anni fa – dice dal sito riservato da dove si trovava per il collegamento in video conferenza Adolfo Foggetti -. Ma ricordo i contatti con un carabiniere in servizio alla caserma “Paolo Grippo” che nell’ambiente chiamavamo “il messinese”». E proprio sul militare di cui non ricorda il nome, il collaboratore di giustizia battezzato come “sgarro” poiché partecipò ai delitti di Luca Bruni e Francesco Marincolo racconta come prima Michele Bruni poi Maurizio Rango ricevessero un trattamento di “favore”. «Ricordo che “il messinese” era una persona a cui piaceva giocare e quindi aveva sempre necessità di soldi -. Quando me lo presentò Michele Bruni mi disse che per qualsiasi illecito se ci sarebbe stato lui non avrei avuto problemi». Ed è per questo che il carabiniere sarebbe intervenuto per evitare che il carro attrezzi portasse via una Audi A6 non intestata ad Adolfo Foggetti ma che di fatto era di sua proprietà. «E’ capitato che andasse a casa di Michele Bruni anche quando non era di servizio, in divisa l’ho visto solo nel 2013 o 2014 in occasione dell’episodio della macchina. I soldi che andavano nelle tasche de “il messinese” venivano presi dalla bacinella. Una volta fece un controllo nell’abitazione di Maurizio Rango mentre era ai domiciliari per l’omicidio Messinetti e insieme a me c’era anche Gennarino Presta non fece nessuna annotazione».
LA SOFFIATA PER IL BLITZ NUOVA FAMIGLIA Adolfo Fogetti ha parlato anche di «un ispettore di polizia che ci dava delle grandissime informazioni». Secondo il collaboratore di giustizia i rapporti con l’ispettore venivano curati soltanto da Enrico Costabile. «Non l’ho mai visto, non saprei riconoscerlo – risponde alle domande del Pm-. Alcuni di noi furono arrestati il 24 novembre del 2011 per l’omicidio di Luca Bruni dai carabinieri, altri dalla polizia il 27 dello stesso anno. Ricordo che Tonino Abbruzzese, Daniele Lamanna, Ettore Sottile e altri riuscirono a darsi alla latitanza perché vennero avvisati». Il processo che scaturì da quell’incursione della polizia era “Nuova Famiglia”. Se i carabinieri non ci arrestavano 3 giorni prima anche noi ci saremmo dati latitanti». Le notizie che arrivavano dalla Questura, sostiene Foggetti, avevano un costo più elevato. «Ripagavamo quell’ispettore con migliaia di euro, gli comprammo una Fiat 500 o gli facemmo avere i soldi, non ricordo. Ma c’erano anche pezzi d’auto, ingressi liberi in tutte le discoteche della provincia. Una volta rubarono uno scooter ad un suo parente e si mobilitarono i vertici del clan pur di trovarlo». Il collaboratore però nel corso del contro esame ha fatto emergere alcune contraddizioni che spetterà al giudice valutare. Nel collegio difensivo fanno parte Rosanna Cribari, Antonio Quintieri, Filippo Cinnante, Gatano Bernaudo, Roberto Le Pera. Il processo proseguirà nel mese di ottobre. (m.presta@corrierecal.it)

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