REGGIO CALABRIA Alle prime luci dell’alba, militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, unitamente ad agenti della Polizia Metropolitana del capoluogo reggino hanno inflitto l’ennesimo duro colpo alla criminalità infestante la città di Reggio Calabria.
Stamane, infatti, i militari della locale Compagnia Pronto Impiego, unitamente al personale della Polizia Metropolitana, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale agli arresti domiciliari emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale del capoluogo – su proposta della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, diretta dal procuratore capo, Giovanni Bombardieri – nei confronti di 2 soggetti reggini, Domenico Foti, 45 anni, e Giovanni Casciano, 39 anni, entrambi operanti nel centro cittadino, accusati a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata a reati di falso materiale e ideologico commessi anche da pubblici ufficiali, accesso abusivo a sistema informatico/telematico, fraudolento danneggiamento dei beni assicurati e mutilazione fraudolenta della propria persona, nonché di ricettazione.
Con la medesima ordinanza, inoltre, è stato disposto l’obbligo di presentazione quotidiano alla polizia giudiziaria nei confronti di un terzo soggetto (il 41enne Vincenzo Nava), anch’egli reggino, nonché il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di un patrimonio di un valore complessivo superiore al milione di euro.
L’esecuzione delle odierne misure cautelari personali e reali rappresenta l’epilogo di articolate e complesse investigazioni – coordinate dal procuratore aggiunto, Gerardo Dominijanni e dirette dal sostituto procuratore, Paolo Petrolo – e condotte dalla Compagnia Pronto Impiego della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, nonché dalla Polizia Metropolitana della medesima città.
Nello specifico, attraverso un’intensa attività investigativa, è stata riscontrata la presenza, sul territorio reggino, di uno strutturato sodalizio criminale in grado di simulare numerosissimi sinistri, pianificati nei minimi dettagli e posti in essere dagli stessi sodali, attraverso un collaudato sistema di falsificazione della documentazione sanitaria, delle pratiche assicurative, nonché di fittizie aperture di appositi conti correnti postali e bancari di appoggio temporaneo delle somme provento delle truffe.
Le indagini sono scattate grazie alla denuncia sporta il 10 dicembre 2014 presso la polizia provinciale dal legale rappresentante dell’Istituto clinico “Prof. Dr. R. De Blasi”, Eduardo Lamberti Castronuovo, il quale ha denunciato la manomissione di alcuni referti radiologici da parte di ignoti. Una radiologa dell’Istituto, pochi giorni prima, si era accorta del tutto casualmente che un referto redatto qualche tempo prima era stato alterato. Immediatamente sono scattati all’interno dell’Istituto delle verifiche per controllare se altri referti fossero stati manomessi, e così pochi giorni dopo avere scoperto il primo caso, Eduardo Lamberti Castronuovo si è presentato alla polizia provinciale con una lista di nominativi “beneficiari” di referti che improvvisamente da negativi erano diventati positivi. Ovviamente l’Istituto clinico è del tutto estraneo alla vicenda. A manomettere i referti sarebbe stato un dipendente infedele dell’Istituto il quale per ragioni di servizio poteva avere accesso al sistema utilizzato dai medici radiologi, anche questi estranei alla vicenda.
L’organizzazione, promossa e capeggiata dal titolare di una ditta operante nel settore dell’antinfortunistica sita in questo centro cittadino – base logistica della compagine associativa ove venivano organizzati e programmati i falsi sinistri, nonché predisposta la falsa documentazione -, si è avvalsa della collaborazione di medici, impiegati di istituti di diagnostica, nonché di svariati soggetti gravitanti nell’area criminale reggina.
All’esito delle attività investigative, le risultanze emerse condivise con l’autorità giudiziaria inquirente, hanno consentito di portare alla luce un quadro di illeciti coinvolgente ben 71 soggetti indagati.
Analizzato l’intero scenario delineatosi nel corso dell’indagine, concordando pienamente con il quadro prospettato dai finanzieri e dagli agenti della locale Polizia Metropolitana, la Procura della Repubblica di Reggio Calabria ha richiesto l’applicazione di misure cautelari personali, nonché del sequestro preventivo, finalizzato alla confisca diretta, successivamente emesse dal Giudice competente e prontamente eseguite, nella giornata odierna, dai finanzieri reggini e dagli agenti della Polizia Metropolitana.
In esecuzione dell’odierna ordinanza applicativa di misura personale e reale, i militari e gli agenti impiegati hanno individuato i soggetti e, contestualmente, sottoposto a sequestro disponibilità finanziarie liquide e beni mobili direttamente riconducibili al promotore dell’associazione e al suo nucleo familiare pari a circa 1 milione di Euro.
Tra i beni sottoposti a sequestro, oltre a un’autovettura di lusso, vi è un’abitazione nella pittoresca Giardini Naxos (ME), una villa sita in Campo Calabro (RC), nonché somme in contanti pari a circa 620.000 euro.
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