BOLOGNA «Il poderoso sistema delle fatture false dimostra l’implacabile e vorace meccanismo posto in essere per creare ricchezza da semplici pezzi di carta senza alcun valore, trattandosi di fatture relative ad operazioni economiche inesistenti». È un passaggio della requisitoria del sostituto procuratore generale di Bologna Valter Giovannini, nell’udienza del processo di appello “Aemilia” in corso nell’aula bunker del carcere della Dozza. In udienza sono state trattate da Giovannini le posizioni di Oliviero Antonio, dichiarato prescritto in primo grado per cui l’accusa ha chiesto la condanna a 3 anni e sei mesi; poi è stata chiesta la conferma della condanna per Giuseppe Manzoni, Domenico Scida, Luigi Cagossi, Francesco Macrì, mentre il pg Luciana Cicerchia si è occupata di Stefano Manfreda. Si tratta di imputati che devono rispondere di reati fiscali, interposizioni fittizie in compagini societarie commesse per favorire l’occultamento dei reali titolari, usura ed estorsione. Per Giovannini si tratta di attività «ad alta cifra delinquenziale perché le vittime di usura alle volte raggiungono livelli di disperazione che potrebbero essere per loro fatali».
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