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Sanità, la bocciatura "fotocopia" dei dirigenti interni della Regione

Motivazioni sostanzialmente identiche nel “no” della Giunta che ha poi individuato l’esterno supermanager (e superstipendiato) Bevere. La cui nomina mai fu così annunciata…

Pubblicato il: 02/07/2020 – 22:21
Sanità, la bocciatura "fotocopia" dei dirigenti interni della Regione

CATANZARO Nella delibera di Giunta che ha individuato Il candidato «non possiede idonea professionalità» o «non appare particolarmente qualificato». Proprio non avevano alcuna speranza, i dirigenti interni della Regione che hanno partecipato alla selezione per l’incarico di dirigente generale del Dipartimento Tutela della Salute. Persino dalla lettura della delibera con cui lo scorso 29 giugno la Giunta regionale presieduta dalla governatrice Jole Santelli si evince chiaramente e plasticamente che il loro destino era già scritto, così come era già “scritto” il nome del supermanager – esterno alla Regione, e non calabrese – che si sarebbe aggiudicato quell’ambita postazione: Francesco Bevere (nella foto in basso), un curriculum lungo quanto un volume enciclopedico e un’esperienza ai massimi livelli della sanità nazionale (direttore della Programmazione sanitaria del ministero e direttore dell’Afgenas, giusto per limitarsi all’essenziale). Un profilo talmente luminoso da far meritare, a Bevere, anche un consistente aumento della busta paga, che alla Regione costerà circa 180mila euro all’anno come già ampiamente documentato dal Corriere della Calabria (leggi qui https://www.corrieredellacalabria.it/regione/catanzaro/item/251237-in-cittadella-inizia-lera-dei-super-manager-con-super-stipendi/). Non c’era chiaramente partita, tra lui e  i “piccoli” dirigenti interni della Regione, la cui “bocciatura” da parte della Giunta avviene con motivazioni sostanzialmente “fotocopia”, a parte qualche differenza. Come se fossero davanti a un plotone d’esecuzione…
LE MOTIVAZIONI DEI NO AGLI INTERNI E così – scorrendo la delibera di Giunta in ordine alfabetico di valutazione (negativa) – Rosalba Barone non viene scelta per guidare il Dipartimento regionale della Sanità  perché «la candidata, pur avendo maturato una generale esperienza in ambito sanitario, non risulta in possesso della specifica esperienza nella realizzazione di modelli di trasparenza applicabili in ambito sanitario, in considerazione dell’importanza che tale aspetto assume per garantire il riscontro della correttezza della gestione in un ambito, quale quello socio-sanitario, che investe la sensibilità collettiva ed è particolarmente esposto a potenziali condizionamenti negativi». A sua volta, Elia Rodolfo non viene scelto perché «il candidato non possiede idonea professionalità ai fini dell’incarico da conferire, atteso che non possiede qualificata esperienza nell’ambito dell’organizzazione e gestione di reti di sistemi sanitari e sociali; nella verifica dell’andamento della gestione e valutazione delle performance gestionali, nonchè dell’efficacia degli interventi sanitari, nella sicurezza, appropriatezza e qualità delle cure, nell’implementazione di banche dati sanitarie; nella realizzazione di modelli di trasparenza della Pa applicabili in ambito sanitario, nella propensione all’individuazione delle decisioni appropriate e all’assunzione delle conseguenti responsabilità e nell’attitudine all’innovazione organizzativa e manageriale». Stessa sorte per Domenico Macrì, che – si legge nella motivazione – «non possiede idonee professionalità ai fini dell’incarico da conferire, atteso che non possiede qualificata esperienza nell’ambito dell’organizzazione e gestione di reti di sistemi sanitari e sociali; nella verifica dell’andamento della gestione e valutazione delle performance gestionali, nonché dell’efficacia degli interventi sanitari, nella sicurezza, appropriatezza e qualità delle cure, nell’implementazione di banche dati sanitarie; nella realizzazione di modelli di trasparenza della Pa applicabili in ambito sanitario, nella propensione all’individuazione delle decisioni appropriate e all’assunzione delle conseguenti responsabilità e nell’attitudine all’innovazione organizzativa e manageriale». Idem Pasquale Piraino, Saveria Cristiano e Francesca Palumbo.
TRE CASI (UN PO’) DIVERSI Dalla sensazione generale di “copia e incolla” si sottrae un po’ Giacomino Brancati: «Il candidato, pur essendo in possesso di esperienza maturata in ambito sanitario, risulta essere stato revocato, con dgr 392 del 21 settembre 2018, dall’incarico di direttore generale dell’Asp di Reggio Calabria, sulla base di rilievi circa le modalità di organizzazione e gestione dell’azienda, non avendo, tra l’altro, dimostrato propensione all’individuazione delle decisioni appropriate. A ciò si aggiunga, che il candidato non risulta aver maturato una qualificata esperienza nella realizzazione dei modelli di trasparenza applicabili in ambito sanitario, in considerazione dell’importanza che tale aspetto assume per garantire il riscontro della correttezza della gestione in un ambito, quale quello socio-sanitario, che investe la sensibilità collettiva ed è particolarmente esposto a potenziali condizionamenti negativi». La Giunta poi dice no a Salvatore Lopresti perché «sebbene il candidato sia in possesso di esperienza maturata in ambito sanitario, la stessa non appare particolarmente qualificata e comunque non pare aver riguardato l’ambito di organizzazione e gestione di reti di sistemi sanitari e sociali. Il candidato, inoltre, non ha dimostrato di aver realizzato modelli di trasparenza della Pa applicabili in ambito sanitario, in considerazione dell’importanza che tale aspetto assume per garantire il riscontro della correttezza della gestione in un ambito, quale quello socio-sanitario, che investe la sensibilità collettiva ed è particolarmente esposto a potenziali condizionamenti negativi». Chiude la rassegna lo stop a Vincenzo Ferrari: «L’esperienza maturata dal candidato afferente esclusivamente agli aspetti finanziari dell’ambito sanitario e non possiede qualificata esperienza di gestione dell’aspetto sanitario con riferimento, in particolare, alla sicurezza, appropriatezza e qualità delle cure. Non risulta, inoltre, in possesso di esperienza nella realizzazione di modelli di trasparenza applicabili in ambito sanitario, in considerazione dell’importanza che tale aspetto assume per garantire il riscontro della correttezza della gestione in un ambito, quale quello socio-sanitario, che investe la sensibilità collettiva ed è particolarmente esposto a potenziali condizionamenti negativi».
CRONACA DI UNA NOMINA ANNUNCIATA Concluso così l’esame delle candidature interne, la Giunta regionale passa all’esame dei curricula degli esterni, e, al termine del loro esame (piuttosto sbrigativamente, è l’impressione…) «individua per l’incarico da conferire il dott. Francesco Bevere, in quanto dal percorso professionale emerge una prolungata e specifica esperienza manageriale in sanità, non limitata al territorio regionale», anche perché – si legge nella delibera del 29 giugno – «soggetto dotato anche di comprovate capacità relazionali con gli organismi deputati alla gestione del Piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario». Come dire, mai nomina (da circa 180mila euro all’anno) fu mai così annunciata… (a.cant.)

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