di Giorgio Curcio
LAMEZIA TERME Nascondere tutto sotto al tappeto, parlarne il meno possibile e soprattutto ostentare sicurezza.
È questa la strategia che da oltre cinque settimane è stata scelta e perseguita finora dall’amministrazione comunale di Lamezia Terme, guidata dal sindaco Paolo Mascaro, e dal presidente del consiglio comunale, Pino Zaffina, nonostante le polemiche legate alla vicenda (lanciata dal Corriere della Calabria lo scorso 25 maggio) sulla presunta incompatibilità di alcuni consiglieri comunali e le autodichiarazioni dei 24 consiglieri che potrebbero essere quanto meno “viziate”.
I DEBITI E LE VERIFICHE Un vero e proprio “vaso di Pandora” scoperchiato dopo la richiesta di accesso agli atti presentata già a dicembre da uno dei canditati (poi non eletti) nel corso delle ultime elezioni a Lamezia. Dal 25 maggio il segretario generale del Comune aveva dato 30 giorni di tempo a tutti i consiglieri per cercare di “rimediare” e di risanare la propria posizione, attraverso un “convocazione” urgente in via Perugini e la consegna a mano di un documento. Giorni di fibrillazioni e tensioni per una vicenda che imbarazza e non poco ma, con il passare dei giorni, la sensazione è che tutto sia caduto quasi nel dimenticatoio.
Lo scenario reale, invece, è più allarmante di quanto possa apparire ed è emerso dopo una lunga serie di controlli avviati dagli uffici tecnici del comune, e inspiegabilmente ignorati prima della proclamazione degli eletti avvenuta a dicembre del 2019, hanno fatto emergere in realtà più di qualche situazione problematica e che riguarda diversi consiglieri eletti. Alcuni, almeno 8, ma il numero potrebbe essere più alto, avrebbero maturato debiti a causa di multe, bollette idriche e dei rifiuti non pagati fino alle cartelle di Equitalia, proprio a causa di una posizione debitoria ormai insanabile nei confronti della Multiservizi, la società in-house del Comune di Lamezia.
TEMPO SCADUTO Il “limite” dei 30 giorni è ormai superato e adesso non resta altro che cercare di capire cosa accadrà tra gli uffici di via Perugini e il segretario generale Pasquale Pupo. Ancora nessuna discussione seria è stata avviata con il primo cittadino che già ha espresso, in più di un’occasione, di non essere interessato dalla vicenda mentre sarebbe «concentrato sul futuro della comunità lametina».
Il presidente del Consiglio comunale, Zaffina, vorrebbe discuterne nel prossimo consiglio che sarà convocato per approvare il Bilancio consuntivo presumibilmente tra il 6 e il 7 luglio. Opzione bocciata però da una parte della minoranza con in testa Rosario Piccioni pronto a “fare le barricate” e a chiedere un consiglio ad hoc insieme agli avvocati per un resoconto completo ed esaustivo e che, soprattutto, chiarisca definitivamente una situazione ormai imbarazzante.
LEZIONE DIFFICILE DA IMPARARE Appare chiaro, però, al di là del “risanamento” delle proprie situazioni debitorie, che dalle parti di Palazzo Maddame sia sfuggito un punto cruciale che è quello normativo. Se il segretario generale, infatti, dovesse accertare che alcune dichiarazioni rese risultano essere non veritiere, si dovrebbe procedere alla decadenza dei consiglieri coinvolti con il successivo subentro dei primi dei non eletti. Lo prevede l’articolo 75 del Testo Unico che sostiene che «qualora dal controllo emerga la non veridicità del contenuto della dichiarazione, il dichiarante decade dai benefici eventualmente conseguenti al provvedimento emanato sulla base della dichiarazione non veritiera». Senza tenere conto dei possibili risvolti penali.
Nessun rischio, sia chiaro, per la tenuta del Consiglio comunale e della maggioranza Mascaro ma la poca trasparenza e la scarsa lucidità con la quale è stata gestita questa situazione lasciano intuire come l’ultimo scioglimento del Consiglio comunale a causa anche di un diffuso “disordine amministrativo” e i due anni di commissariamento siano state lezioni difficili da comprendere. (redazione@corrierecal.it)
x
x