di Antonino De Masi*
Sento il bisogno di rappresentare il mio punto di vista in relazione alle note vicende politiche regionali.
Lo scorso anno sono stato invitato da partiti nazionali a candidarmi alla Presidenza della Regione Calabria ai quali ho risposto apprezzando il loro invito, ringraziandoli e dicendo che la politica non fa per me, non ne sono capace faccio altro. Quindi, lusingato, ho ringraziato ma detto NO.
Combatto da sempre battaglie e ne pago il prezzo senza mai piangermi addosso, convinto che la nostra terra possa “resuscitare” dalla morte economica e valoriale con il determinate contributo di ognuno di noi. Sarebbe ed è per me cosa molto facile trasferirmi e continuare altrove il mio lavoro, ma ho deciso per quello che posso di tentare di fare la mia parte per cercare di svegliare coscienze. Faccio quello che posso, non è detto che sia giusto o sbagliato, condiviso o condivisibile, ma mi spendo nel tentativo di sovvertire il brutto che quotidianamente ognuno di noi calabresi paghiamo e vediamo sulla nostra pelle. Non ho interesse o rapporti nella pubblica amministrazione, ribadisco non cerco spazi o candidature politiche, mi spendo per amore e passione per la mia terra e la mia gente.
Ho 60 anni la mia vita e le mie battaglie parlano per me, non ho nulla da dimostrare, ho sempre combattuto e per mio carattere non mi sono mai tirato indietro o pianto addosso anche quando tutti mi davano per morto e fallito. Sono qui a lavorare, faccio ricerca, sviluppo prodotti e sogno un domani migliore.
Durante la preparazione della campagna elettorale per le regionali di questo anno, il Pd, mi ha chiesto supporto per avviare una fase di cambiamento rispetto al passato. La segreteria nazionale ha deciso una forma di “rigenerazione” politica e per tale ragione mi hanno chiesto “aiuto” per portare avanti un percorso che avesse al centro valori ed autorevolezza.
Era ed è cosa nota a tutti lo stato economico e sociale della Calabria, una delle regioni più problematiche d’Europa, con una criminalità più potente del mondo. Le inchieste giudiziarie e giornalistiche ci sbattono tutti i giorni la realtà in cui tutti noi viviamo, una collusione con il sistema criminale che fa paura e non ha limiti. Una forma di antistato che ha un controllo capillare del territorio proponendo anche un sistema di welfare alternativo. In questo contesto di “libertà” condizionata di ogni cittadino ed imprenditore la politica, così come ben chiaramente si evince dai fatti giudiziari, è espressione o meglio molto condizionata da tali criticità. Certamente oggi la Calabria deve affrontare la crisi del Coronavirus, ma non ci dimentichiamo che la principale causa di morte fisica ed economica in Calabria è la pandemia del virus della ‘ndrangheta.
In questo contesto sapendo che la missione principale del progetto politico posto dal Pd era quello di una rigenerazione morale ho dato il mio contributo importante per individuare una figura autorevole e seria nel mondo della società civile. Per tale ragione si è individuato il nome di uno dei più prestigiosi imprenditori calabresi. Su di lui e sul movimento civico creato si sperava ad un risveglio delle coscienze dei calabresi e si sperava in un nuovo rinascimento politico che partisse dal basso.
Il Pd quindi ha partecipato a questo percorso con l’unico obbiettivo di un avvio di una rigenerazione rispetto al passato. Proprio su questi elementi nei limiti del possibile ci siamo battuti nella composizione delle liste a fare scelte andando aldilà di aspetti formali, ma abbiamo voluto dare segnali di cambiamento. Tanti sono stati, a torto o ragione, esclusi.
Io stesso mi sono speso mettendoci la faccia e non essendo in condizioni di parlare di politica (non è il mio mestiere) nella campagna elettorale ho detto invece quello che mi competeva: «Mafiosi non votateci perché faremo di tutto, se eletti, a contribuire per mandarvi in galera». Convinto che questo progetto avesse tutte le condizioni per vincere.
I calabresi hanno deciso diversamente.
Il leader dell’opposizione è fuor di dubbio che ha commesso errori politici notevoli, ma si tratta di errori formali che hanno generato un’amplificazione (interessata) con attacchi personali fuori luogo.
Più volte mi sono permesso di dare dei miei consigli, in primis di assumersi la responsabilità degli errori compiuti e poi nel denunciare alle autorità giudiziarie i fatti e gli autori di tali comportamenti, rispondendo in modo duro a tali attacchi.
Se si fa caso, su errori solo formali, tutti i vari interessati e parte dell’opinione pubblica hanno concentrato sul capo dell’opposizione attacchi personali fuori dal comune, come se fossimo in presenza del peggiore criminale calabrese. È stato attaccato su temi come:
– Hai fatto politica per il vitalizio: avendo invece il capo dell’opposizione rinunciato sia ai vitalizi che ai benefici di fine mandato.
– Hai fatto politica per lo stipendio di 10/15 mila euro al mese: avendo invece il capo dell’opposizione sempre dato in beneficenza i suoi stipendi.
– Hai fatto politica per arricchirti: avendo il capo dell’opposizione una posizione florida, pagandosi la campagna elettorale con i propri soldi e non avendo conflitti di interesse con la pubblica amministrazione.
Personaggi ignobili ed interessati a rientrare nell’agone politico, davanti ad errori commessi, sono saltati come avvoltoi con attacchi che vanno oltre la politica.
Questi attacchi fatti ad una persona per bene ad un galantuomo ed a uno dei più prestigiosi ed autorevoli imprenditori calabresi che è il capo dell’opposizione hanno fatto saltare gli equilibri psicologici e non ha retto. Fatto che ha portato all’improvviso e senza che nessuno ne sapesse nulla alle dimissioni.
Scelta che umanamente forse è condivisibile, visto lo stress ed il gravissimo disagio psico fisico, ma politicamente è inaccettabile.
Certamente con saggezza tutta questa vicenda si sarebbe potuta gestire con trasparenza e una forma di rispetto verso le persone che hanno votato, ma si è voluto fare così.
Il mio mondo non è questo, io sono un combattente ed avrei affrontato, così come più volte ho suggerito, con determinazione tutto questo, ma non siamo tutti uguali.
Coinvolto dai fatti e avendoci messo la faccia, scrivo queste parole perché sento il bisogno ed il dovere di scusarmi con tutti, con le persone che hanno creduto nelle mie parole e che mi hanno dato fiducia.
Chiedo umilmente perdono a tutti, ho fatto quel che ho potuto, ma tutti noi avevamo altre speranze, coscienti che le conseguenze di questi errori vanno affrontate. Le ultime vicende non sono frutto di mie scelte: non ero e non sono un candidato, ma intendo rimanere un cittadino calabrese che ha lottato e continuerà a lottare da uomo libero per il bene di questa terra, rivendicandone il “diritto di un suo riscatto positivo”. Ho fatto ciò perché consapevole delle nostre criticità e che il futuro che ci aspetta certamente non è roseo.
Molto provato per quanto successo, con gratitudine e rispetto verso ognuno di voi vi abbraccio.
*imprenditore
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