di Michele Presta
COSENZA Rodolfo Passalacqua è direttore dell’Unità Operativa di Medicina e Oncologia dell’Azienda Socio-Sanitaria territoriale di Cremona. Nato a Reggio Calabria, è tra i più apprezzati medici del settore oltre ad essere presidente del GORIC (Gruppo oncologico italiano di ricerca clinica).
In che termini esiste una relazione tra salubrità dell’ambiente e diagnosi tumorale?
««Ci sono diversi studi che dimostrano l’esistenza di un rischio maggiore di insorgenza di tumori a seconda di come vengono trattati i rifiuti. Sono studi non fatti prevalentemente in Italia. Nonostante io non sia un esperto sul settore, essendo un oncologo medico, la letteratura scientifica che abbiamo a disposizione in moltissimi casi evidenzia come il trattamento dei rifiuti se non gestito adeguatamente possa rappresentare un problema.Bisogna però inquadrare la questione in senso generale. Dico questo perché, l’inquinamento è una causa minoritaria per l’insorgenza dei tumori. Si stima che circa il 2-4% di tutti i tumori possa derivare dall’inquinamento ambientale, numeri che ci consentono di affermare che non è l’inquinamento a provocare prevalentemente i tumori. Questo va evidenziato perché spesso la gente è portata a pensare che i tumori vengono principalmente perché l’aria è inquinata. Non è così, la percentuale di tumori legati all’inquinamento atmosferico è molto bassa e numeri ben più alti si registrano invece in chi fa uso di sigarette (circa il 30% di tutti i tumori è legato al fumo di tabacco) o non adotta stili di vita sani (dieta, sovrappeso e obesità, alcool, mancanza di esercizio fisico ecc…). Lo stesso si può dire per alcuni agenti infettivi (helicobacter Pilory, papilloma virus, virus epatite B e C ecc). Nell’ambito dell’inquinamento si considera anche quello che può generare una discarica ed è ovvio che questi i siti di smaltimento dei rifiuti possano rappresentare un fattore di rischio. . Anche qui, ricorrendo agli studi che abbiamo a disposizione possiamo ritenere maggiormente a rischio malattia chi abita in prossimità di discariche o inceneritori. Questo è perché nell’aria vengono liberate delle particelle tossiche che in realtà possono provocare dei problemi molto importanti anche relativamente alle malattie cardiovascolari»
Quanto possono essere dannose per l’uomo le particelle molecolari rilasciate nell’aria?
«Dagli studi che abbiamo possiamo affermare che esiste un nesso di causalità tra contrazione di una malattia oncologica e le sostanze inquinanti presenti in natura. Rimanendo ancorati all’argomento delle discariche, quando si generano delle combustioni nell’aria vengono rilasciare sostanze inquinanti. Quando queste vengono liberate nell’aria si stima che il rischio per la salute aumenti del 10% con l’incremento del 5 % nell’aria di questi particelle inquinanti. Questo possiamo dirlo da un punto di vista scientifico, è logico che caso per caso servirebbero delle indagini epidemiologiche ben più approfondite e difficili da svolgere».
La Calabria non è dotata di un registro tumori, quanto potrebbe essere utile per capire l’andamento della malattia nella regione?
«Avere un registro dei tumori è utile per monitorare l’incidenza e l’andamento negli anni di una malattia che al momento è la seconda per causa di morte. In Calabria, per tutta una serie di fattori, l’incidenza dei tumori rispetto a tutto il resto d’Italia è inferiore. In questo giocano molti fattori, e tra questi c’è l’inquinamento, che è inferiore rispetto al nord. Tuttavia, pensare che si scopra la causa dei tumori mettendo un registro tumori è sbagliato. Il registro ci dice cosa succede in una determinata area, può essere la regione, la provincia o una città. Scoprire poi le cause di un tumore è sempre molto difficile e in Calabria lo è ancora di più anche a causa del ristretto numero dei residenti. Il registro non ci dice la causa, ma è una sentinella, ci lancia un allarme, ma ci vogliono degli studi specifici in cui si cercano le cause. Parlo di studi epidemiologici molto difficili da realizzare come quello che per esempio è stato fatto per l’Ilva a Taranto. Con un registro si potrebbero fare delle indagini ad hoc per cercare di capire se e come mai i residenti di una certa area si ammalano di tumore. Però ripeto, quando parliamo di tumore dobbiamo contestualizzare tutti i fattori di rischio. L’inquinamento è una piccola quota, è chiaro che però sono numeri importanti, ogni tumore è importante ma è sbagliato fare una battaglia dicendo che le discariche causano i tumori. La battaglia va fatta in modo più proficuo su tutti gli altri fattori causali»
Quali?
«Campagne di screening di popolazione per quei tumori per i quali è possibile fare prevenzione (tumori dell’utero, del colon-retto, della mammella e della prostata) e attività sensibilizzazione per coinvolgere e convincere le persone ad adottare uno stile di vita sano. Non fumare, dieta equilibrata e stili di vita sono fondamentali insieme alla prevenzione secondaria che aiuta nella diagnosi precoce. Molti miei amici e conoscenti che vivono in Calabria non sono mai stati convocati dalle istituzioni sanitarie (che sono in capo alla Regione) per la mammografia o per il sangue occulto nelle feci. L’impatto positivo di questi interventi sarebbe enormemente maggiore rispetto a capire se una discarica possa o meno causare delle malattie».
Il range è molto stretto ma quanto possono letali i tumori causati da inquinamento atmosferico?
«Innanzi tutto bisogna dire che vengono colpite le vie respiratorie, con tumori del polmone (adenocarcinomi in massima parte) anche nei non fumatori. L’incidenza di questi ultimi negli ultimi decenni è in aumento e non è da escludere che in parte sia dovuto all’inquinamento atmosferico. Anche il tumore del pancreas è in forte aumento di incidenza ed è una malattia molto difficile da curare». (m.presta@corrierecal.it)
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