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Emergenza sanità, oltre mille manifestanti alla Cittadella regionale. «Pronti a occupare il ministero»

Sit-in organizzato dalle tre sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil. I segretari: «Prioritari sono la modifica o il superamento del “Decreto Calabria” e la fine del commissariamento. Negli ospedali manca…

Pubblicato il: 08/07/2020 – 11:07
Emergenza sanità, oltre mille manifestanti alla Cittadella regionale. «Pronti a occupare il ministero»

CATANZARO Al via a Catanzaro il sit-in organizzato davanti la sede della Regione da Cgil, Cisl e Uil Calabria per denunciare l’emergenza sanità e chiedere una “svolta radicale” al governo nazionale e al governo regionale. Alla mobilitazione – riferiscono i vertici dei tre sindacati – partecipano oltre mille manifestanti, un numero contingentato per evitare assembramenti incontrollati e non rispettosi delle misure anti-coronavirus: alla guida del sit-in ci sono Angelo Sposato, Tonino Russo e Santo Biondo, rispettivamente segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Calabria.
Molti i punti al centro della piattaforma di rivendicazioni da parte dei sindacati, che chiedono risposte concrete dal governo nazionale  regionale: prioritari sono la modifica o il superamento del “Decreto Calabria”, la fine del commissariamento, che – spiegano Cigl, Cisl e Uil Calabria – «in dieci anni ha prodotto solo un aumento delle tasse a danno dei cittadini, senza alcun risanamento del settore”, e nuove assunzioni.

Ma i sindacati sollecitano anche una riorganizzazione complessiva del settore attraverso il rafforzamento della rete territoriale e l’ammodernamento della rete ospedaliera finalizzati a porre un freno alla mobilità passiva che alla Calabria costa 280 milioni all’anno, la realizzazione, in tempi finalmente certi, dei nuovi grandi ospedali, l’unificazione delle aziende ospedaliere “Pugliese Ciaccio” e Policlinico universitario “Mater Domini” di Catanzaro, l’innovazione tecnologica delle strutture, una sanità privata al servizio di quella pubblica, un piano straordinario per accorciare le liste di attesa, una vigilanza sempre più stretta contro il rischio delle infiltrazioni della ‘ndrangheta e della corruzione e contro gli sprechi di denaro pubblico,  la riorganizzazione dei servizi di welfare e socio-assistenziali. Per Cgil, Cisl e Uil Calabria, infine, è «prioritaria la valorizzazione delle professionalità del personale sanitario».
In particolare, i sindacati chiedono il riconoscimento dell’indennità Covid agli operatori che hanno fronteggiato l’emergenza (sul punto i tre sindacati lunedì scorso hanno siglato un accordo con la Regione, non sottoscritto invece dalle altre sigle sindacali), la stabilizzazione del precariato, lo scorrimento delle graduatorie degli idonei, il rinnovo dei contratti a tempo in scadenza, nuove assunzioni nell’ambito di un complessivo piano del fabbisogno, la reinternalizzazione dei servizi e maggiore sicurezza nei luoghi di lavoro.
SPOSATO (CGIL): «NEGLI OSPEDALI MANCANO 4MILA UNITÀ» Per Angelo Sposato, segretario generale della Cgil, «la partecipazione è andata anche oltre le nostre previsioni, ora è necessario che chi ha responsabilità se le assuma. Noi ci aspettiamo una convocazione da parte del ministero della Salute perché abbiamo chiesto con forza una discussione su tre priorità: il riordino della rete ospedaliera e della rete territoriale, da fare con i lavoratori ce hanno fronteggiato l’emergenza in questi mesi, poi lo sblocco delle assunzioni, perché non è più accettabile che manchino circa 4mila unità, e una nuova politica sul personale che passi anche dalle stabilizzazioni e poi il ripristino della legalità, visto che abbiamo due Asp sciolte per mafia e una Asp in dissesto finanziario. La politica deve fare uno scatto di reni, smettendo di fare finta che non esista un problema di infiltrazioni mafiose nella sanità e smettendo di scansare le proprie responsabilità». Per questo, i sindacati chiedono «il superamento del “Decreto Calabria”, il superamento dell’attuale commissariamento con un commissariamento che abbia davvero capacità e qualità. Nella gestione manageriale bisogna togliere la sanità dalle mani della politica e avere la possibilità di gestire, con il ministero e la Regione, una nuova fase che si deve aprire da domani».

RUSSO (CISL): «RIORGANIZZARE LA RETE TERRITORIALE» Tonino Russo, segretario generale della Cisl, evidenzia: «Questa mattina lanciamo un appello al governo nazionale e a quello regionale: sulla sanità in Calabria è necessario voltare pagina. È necessario creare un nuovo modello, che sappia prendersi cura del cittadino ed eviti i viaggi della speranza anche per banalità. Chiediamo intanto una riorganizzazione della rete territoriale con il coinvolgimento dei medici di famiglia, in modo da evitare l’inappropriatezza dei ricoveri. In dieci anni, il commissariamento non ha prodotto alcun risultato, e davvero deludente è stata quest’ultima fase commissariale, della quale chiediamo il superamento. Con questo andazzo non usciremo mai dal piano di rientro e non raggiungeremo mai i Lea. Ci sono poi le ruberie, tanti servizi non usufruiti se è vero – come dice la Corte dei Conti – che paghiamo 500 milioni circa per servizi non erogati, ai quali poi bisogna aggiungere i 300 milioni all’anno che paghiamo alle altre Regioni. Allora, vogliamo interlocutori seri per affrontare questi temi. Chiediamo una sanità pubblica, il privato deve integrare il pubblico e non fargli concorrenza: gli accreditamenti ai privati vanno rientrati alle strutture che rispettano le regole e i contratti di lavoro e che tengono fuori la criminalità organizzata»
BIONDO (UIL): «PRONTI A OCCUPARE IL MINISTERO» Per Santo Biondo, segretario generale della Uil, «in Calabria c’è un problema storicizzato. Abbiamo sempre meno servizi in sanità, a fronte però di un aumento della tassazione a carico dei calabresi e di un aumento del debito pubblico della sanità regionale, tanto che si parla di margine operativo negativo quest’anno di 60 milioni in meno». «È una situazione al collasso – spiega ancora Biondo –, del tutto non rispondente all’impegno che nell’aprile 2019 aveva preso il governo con il “Decreto Calabria”. In Calabria non c’è alcuna interlocuzione: c’è una Regione che scarica le responsabilità per via del “Decreto Calabria”, un commissario inesistente, un ministro che aveva preso nei mesi scorsi impegni che non ha mantenuto. C’è un gravissimo deficit di personale, da cui derivano tutte le criticità, c’è una spesa fuori controllo. Chiediamo quindi al governo di impegnarsi direttamente, tenendo presente che si tratta anche di una battaglia di legalità, che richiede di spazzare via le infiltrazioni mafiose nel settore. Questa manifestazione è un primo atto, propedeutico all’apertura di un tavolo in sede di governo nazionale: se questo non avverrà, andremo a occupare il ministero a Roma, perché la Calabria non può accettare più che, all’interno del commissariamento, continua a sguazzare come prima a scapito dei lavoratori e dei cittadini. È fondamentale anche una nuova politica di investimenti, anche per la sanità calabrese: mi riferisco al Mes, che non deve servire per acuire le differenze tra Nord e Sud, su questo la politica calabrese dev’essere attenta e pronta. Alla Giunta regionale chiediamo anzitutto di strutturare il Dipartimento Salute con le professionalità calabresi, che sono tante. Inoltre non basta indignarsi, è necessario che il la politica regionale riconoscere che c’è un problema ‘ndrangheta e deve agire per liberare la Calabria dalla contaminazione mafiosa». (a. cant.)

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