Estorsioni a Lamezia, tre condanne e un’assoluzione

CATANZARO La prima sezione penale della Corte d’Appello di Catanzaro – Giancarlo Bianchi presidente, Adriana Pezzo e Giovanna Mastroianni a latere – ha in parte firmato la sentenza di primo grado su una serie di tentate estorsioni, danneggiamenti, e reati in materia di armi, avvenute nel 2011 a Lamezia Terme, oggetto dell’indagine  della Dda di Catanzaro “Chimera”. Il collegio ha assolto Pasquale Carnovale (5 anni e 4 mesi e 1.600 euro di multa in primo grado), ha rideterminato la pena a tre anni (in continuazione con un’altra condanna) nei confronti di Luciano Arzente (2 anni  e 500 euro di multa in primo grado) e ha confermato le condanne nei confronti di Nino Cerra (7 anni e 6 mesi) e Angelo Francesco Paradiso (5 anni e 4 mesi).
Gli imputati erano accusati a vario titolo di tentata estorsione, detenzione e porto d’armi comuni da sparo, danneggiamento, detenzione e porto di armi clandestine e ricettazione.
Le vittime erano esercizi commerciali e bar di Lamezia Terme. Ma gli unici, come spesso accade, ad essersi costituiti parte civile in primo grado furono l’Associazione Antiracket e il Comune di Lamezia Terme.
Nel collegio difensivo gli avvocati Antonio Larussa, Lucio Canzoniere, Aldo Ferraro. (ale. tru.)