LAMEZIA TERME Pare che vi sia un punto geografico ben definito nell’inchiesta pubblicata ieri dal Financial Times sulle obbligazioni legate alla ‘ndrangheta, nate dalla cartolarizzazione dei debiti delle aziende sanitarie. Stando alle carte sulla vicenda, analizzate dai giornalisti Tizian e Di Giuseppe sul sito “Oggi e domani” (creatura embrionale di quello che sarà il quotidiano Domani), questo punto geografico è Lamezia Terme. «Nelle carte dei detective di Banca d’Italia si legge che le fatture entrate nel pacchetto finanziario – poi venduto tra gli altri anche a Banca Generali – provengono da una impresa di Lamezia Terme connessa alle famiglie Putrino e Strangis, coinvolte nell’inchiesta antimafia della procura di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri, nota come “Quinta Bolgia”», scrivono i due giornalisti. L’impresa in questione si chiama R Group con sede a Lamezia e «tuttora attiva e in rapporti economici con le aziende sanitarie del territorio calabrese». Non solo. Secondo quanto riporta l’articolo praticamente due inchieste convergono: da un lato vi è l’indagine, puramente finanziaria, della Uif, Unità informazione finanziaria l’autorità antiriciclaggio di Banca d’Italia. Dall’altro vi è “Quinta Bolgia”, l’inchiesta della Dda di Catanzaro che ha portato all’incriminazione, tra gli altri, delle famiglia lametina dei Putrino, – titolare di una ditta di onoranze funebri e di un servizio privato di ambulanze – considerata legata alla più nota cosca degli Iannazzo, definita nelle inchieste della distrettuale guidata da Nicola Gratteri come la criminalità imprenditrice. Proprio dall’inchiesta “Quinta Bolgia” e dalle ingerenze dei Putrino all’interno dell’Asp di Catanzaro nella quale, secondo l’accusa, il gruppo deteneva il monopolio del servizio ambulanze e spadroneggiava all’interno dell’ospedale di Lamezia Terme, è scaturito lo scioglimento della stessa Asp e l’insediamento di una commissione d’accesso antimafia.
Secondo quanto riportano le carte in mano al Financial Times, «la R Group è intestata ad Angelina Strangis, in passato socia di Putrino».
LE CARTOLARIZZAZIONI «L’impresa della Strangis si occupa di vendita al dettaglio di articoli medicali e ortopedici. Le fatture emesse da questa impresa nei confronti delle aziende sanitarie locali venivano poi assemblate insieme ad altri elementi di garanzia (i cosiddetti sottostanti) per creare un prodotto nuovo. Un’operazione di accorpamento gestita dalla Corporation Financière Européenne Sa, una società lussemburghese – è scritto sul sito – specializzata nella creazione di prodotti finanziari». È questo un limpido esempio di cartolarizzazione: «si raccolgono diversi titoli che generano flussi di cassa (prestiti, obbligazioni, crediti e così via) e fanno da garanzia per creare un altro bond, poi venduto a sua volta. Il nuovo bond prodotto da Cfe (una banca d’investimento boutique con sede a Ginevra che avrebbe costruito il meccanismo per vendere le obbligazioni agli investitori, tra cui Banca Generali, ndr) conteneva, oltre alle fatture emesse da R Group, altri elementi di garanzia (legati ad altre società)». Fin qui l’inchiesta giornalistica che ha accorpato i dati della Uif con le notizie di cronaca che hanno coinvolto Lamezia, i Putrino e l’Asp di Catanzaro. Una tra le tante Aziende sanitarie calabresi che si è avvalsa delle cartolarizzazioni per lo sconto dei crediti deteriorati.
x
x