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«Una piccola favola locridea»

di Gioacchino Criaco*

Pubblicato il: 10/07/2020 – 8:39
«Una piccola favola locridea»

Sono le storie minuscole, le piante fragili, i rivoli d’acqua che davvero incidono nei contesti, mutano i destini, lontano dai proclami, dalle retoriche da passerella. Questa è una favola piccola, arriva dalla Locride, fra Bianco e Africo, come tutte le fiabe si muove da una tragedia iniziale, questa sì grande, enorme, insopportabile. Elena e Pietro sono due cugini trasportati altrove giovanissimi da quegli eventi che chiamiamo destino, sfortuna. Serve troppa forza per superarli, e spesso chi resta non la ha.
L’incidente, fatale per i due ragazzi si è trasformato nella possibilità di un destino diverso per altri ragazzi, ragazzi che avrebbero potuto essere loro. Serve tanto amore per sentirsi felici nella felicità di altri volti, di altre vite. Arturo Pratticò, sua moglie, genitori e zii, hanno la fortuna di avere forza e amore, e questo cambia le cose, più di tante pompose quanto inutili iniziative di taglio legalitario che hanno ammorbato illuso e tradito l’aria della Locride.
Loro hanno preso i soldi dei risarcimenti assicurativi, ci hanno aggiunto i loro soldi e hanno offerto una possibilità gratuita a chi ha voluto coglierla: una scuola di cucina, niente di clamoroso, che nel deserto locrideo è clamoroso. Nove ragazzi, ogni anno, potranno diventare cuochi, e nove lo sono diventati adesso, due voleranno in Inghilterra da Eataly, uno andrà fra le stelle di Abbruzzino e tutti saranno accompagnati nei ristoranti migliori per perfezionare la loro arte, per aumentare le loro opportunità, da Silvio Greco e Angela Sposato, da quelli di Slow Food, dell’Università delle scienze gastronomiche di Pollenzo, delle Università calabresi. Da tanti che si sono dati da fare per creare, gratuitamente, occasioni, perché nella Locride non servono giochi di prestigio, ci vogliono quei fatti che non ci sono mai stati: quei progetti che sono chiacchiere e autopromozione hanno avuto uno spazio spropositato nei tempi trascorsi, hanno generato sfiducia. Invece sono buone le favole così, piccole, paesane, che covano abissi riempiti di sentimenti, falesie scalate da speranze. E spesso ci si affanna a cercare storie positive che arrivino da territori ai margini di cui si rileva solo la cronaca nera. Poi, quando ci sono le storie belle le ignoriamo.

*scrittore

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