di Luca Latella
CORIGLIANO ROSSANO Il futuro statuto comunale di Corigliano Rossano, ancora nella sua fase embrionale, fa già molto discutere. Sin dalla istituzione della commissione consiliare ad hoc, non sono mancate polemiche, critiche, anche attacchi velenosi, mossi dalla convinzione che uno strumento del genere, possa essere strumentalizzato da qualcuno per accaparrare pezzi di potere da una parte o dall’altra della città. Ovviamente non sarà così, ma nel frattempo il malcontento che emerge attorno alle riunioni della commissione non è di poco conto.
Alcune formazioni politiche cittadine stanno scalpitando in primis perché nel comitato scientifico di cui si sta avvalendo la commissione, v’è il professor Domenico Cersosimo, ordinario di Economia, originario di Corigliano e strenue oppositore della fusione di Corigliano Rossano come si evince dalle dichiarazioni rilasciate a “Buongiorno regione” su Raitre Calabria, proprio alla vigilia del referendum nell’ottobre 2017. In molti si chiedono che contributo possa offrire alla causa se è contrario all’idea di fondo.
Nella riunione di ieri, poi, sono stati auditi molti sindaci delle due ex città, con la pressoché diserzione – quasi tutti giustificati tranne Antoniotti – degli ex primi cittadini di Rossano a eccezione di Filareto e Romano. Da Corigliano, parata di diversi antifusionisti della prima e della seconda ora. Sono intervenuti nella sala consiliare di Corigliano, alle falde del Castello ducale Esposito, Genova, Straface, Giovanni Pistoia, Morrone e l’ex senatore Franco Pistoia.
Alla fine dell’incontro, la presidente della commissione, Maria Salimbeni, ha definito la riunione «proficua, piena di spunti di riflessione e di passione». C’erano anche il sindaco Flavio Stasi e la presidente del Consiglio comunale, Marinella Grillo.
«Questo è il primo incontro di apertura alla città dopo i lavori preparatori – ha spiegato Salimbeni – ed era giusto partire proprio da chi ha avuto l’onore e l’onere di amministrare le nostre due comunità in passato. A tutti è stato chiesto non solo l’intervento in presenza ma anche un contributo scritto che resterà agli atti e sarà pubblicato insieme a tutti i materiali che verranno elaborati in questo percorso importantissimo, quello da cui nascerà il primo statuto di Corigliano-Rossano».
Dall’incontro sono emersi su tutti alcuni spunti ben precisi. «Lavorare sulla nuova identità curando in particolar modo i due centri storici – ha spiegato ancora la presidente della commissione – che custodiscono l’anima e la storia del nuovo comune, armonizzare il funzionamento della macchina comunale, mettere nero su bianco diritti e doveri dei cittadini». Durante la seduta della commissione sono intervenuti per la maggioranza i consiglieri Rotondo, Mattia Salimbeni e Scorza mentre per la minoranza hanno preso la parola Scarcello, Madeo e Zagarese.
«Quello che stiamo vivendo è un momento epocale – ha chiosato la presidente Salimbeni – e sentiamo come commissione tutto il peso della responsabilità. Proprio per questo non ci limiteremo agli incontri ma abbiamo predisposto un’area riservata sul sito ufficiale del Comune di Corigliano-Rossano e una pec dedicata proprio per raccogliere tutte le sollecitazioni, i contributi, le proposte che ci auguriamo giungano numerose dai partiti, dai movimenti, dalla società civile. Lo Statuto che siamo chiamati a redigere non appartiene solo alla commissione o alla maggioranza, ma a tutti. Pertanto tutti siamo chiamati a contribuire».
Probabile che in una delle prossime riunioni saranno ascoltati anche gli ex e gli attuali parlamentari del territorio, molti dei quali contrari alla fusione.
«BASTA PASSERELLE» Molto critico rispetto alla riunione di ieri, l’ex sindaco di Rossano, Giuseppe Antoniotti, tra l’altro fautore e attuatore della fusione con l’approvazione dell’atto di impulso all’unanimità dal “suo” Consiglio comunale, nel gennaio 2015.
«No alla “passerella” – scrive Giuseppe Antoniotti in una piccata lettera inviata a Maria Salimbeni – va rispettata la volontà popolare referendaria. Grazie dell’invito, ma rinuncio alla “passerella” offerta dalla fase di ascolto». Così ha risposto alla presidente della Commissione consiliare Statuto. «Mi sarei aspettato che prendesse forma e sostanza – ha sottolineato nella risposta – lo “spirito costituente” dettato da un referendum popolare, invece è stato vanificato con la nomina di una commissione, peraltro non paritaria tra maggioranza ed opposizione, e che ora fa ricorso alla “fase di ascolto” e si è guarda bene dall’offrire un’indicazione, seppur di massima, sui valori e principi sui quali articolare le “regole” statutarie. Evidentemente la commissione consiliare ha ritenuto di riempire il “vuoto” con l’affiancamento di una commissione tecnico-scientifica dove è presente un professore Unical di economia che è stato vicepresidente della giunta regionale guidata da Loiero ed insieme hanno avviato, con la drastica riduzione da 11 a 5 delle Unità sanitarie locali, la “deriva” della sanità che attraverso il decentramento tutelava le esigenze del territorio. Ed il decentramento al pari della partecipazione è un principio connaturato alla strategia della fusione – ha scritto ancora Antoniotti – che non può non trovare giusta e significativa collocazione nello statuto del nuovo Comune. Ed il professore dell’Unical non mi sembra abbia operato, quando ha avuto competenze di governo del territorio, in tal senso. Nessuna indicazione, dunque, su come declinare i valori-principi, peraltro “garantiti” dalla normativa nazionale, di decentramento, di sussidiarietà, di partecipazione connessi con l’esercizio della sovranità popolare e legati all’organizzazione dei servizi sul territorio, alla “macchina amministrativa” che non precedono, semmai seguono, l’istituzione di organi di gestione territoriale (i Municipi), eletti a suffragio universale. Nessuna traccia sugli indirizzi di partecipazione dei cittadini: referendum consultivo con modalità di voto on line; l’istituzione, in ciascuna contrada e/o frazione del territorio, di una Consulta, con rappresentanti nominati dalle organizzazioni della produzione, del lavoro, delle professioni e dell’associazionismo; una partecipata riformulazione delle “politiche sociali”, intesa ad introdurre un modello sostenibile, efficace ed efficiente, rispondente ai bisogni emergenti, ovvero un Welfare territoriale che dal modello distributivo, risorse allocate nei vari servizi ed interventi, passi ad uno produttivo, in grado di generare risorse proprie; il bilancio partecipato, ovvero il coinvolgimento degli organi territoriali, sin dalla fase di elaborazione, alle scelte di politiche pubbliche socio-economiche, in particolare, appunto, di bilancio nonché ai piani di razionalizzazione dell’imposizione fiscale vincolati alla qualità dei servizi e associati all’introduzione del “quoziente famigliare”; l’allocazione dei finanziamenti statali e regionali derivanti dalla fusione, insieme con i trasferimenti erariali in conto capitale, in un fondo per gli investimenti e per migliorare in qualità e quantità i servizi. Le “passerelle” per la fase di ascolto non mi interessano», ha concluso Antoniotti. «Sono stato il promotore, da sindaco della città di Rossano, della fusione, accompagnandola con un progetto di sviluppo sostenibile per il territorio. È questa la strada che voglio continuare a percorrere nel rispetto della volontà popolare che si è espressa nel referendum del 22 ottobre del 2017. La “Carta costituzionale” del nuovo Comune dovrà segnare, come pietre miliari, quella strada nel rispetto delle identità delle due Comunità. Mi troverete, se ci sarete, a percorrere questa strada». (l.latella@corrierecal.it)
x
x