TORINO Uno studio sperimentale apre nuove prospettive per la cura dei tumori al colon-retto. Il lavoro, condotto da un team internazionale di esperti guidato da Alberto Bardelli, direttore del Laboratorio di Oncologia Molecolare all’Ircss di Candiolo e docente del Dipartimento di Oncologia dell’Università di Torino, è stato pubblicato sulla rivista scientifica Cancer Discovery. Coordinatrice dello studio dal titolo “Egfr blockade reverts resistance to KRASG12C inhibition in colorectal cancer” è una giovane calabrese, Sandra Misale, di Palmi (Reggio Calabria), 35 anni, che ha conseguito il dottorato all’Università di Torino e oggi è ricercatrice al Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York. «In questo lavoro abbiamo esaminato – spiega Sandra Misali – gli effetti di un farmaco sperimentale contro il cancro, l’AMG510, che agisce da inibitore del gene KRAS G12C, uno dei più comuni nei tumori umani. Abbiamo visto che questi effetti sono positivi per i pazienti colpiti dal cancro ai polmoni, con un’inibizione forte e durature delle cellule del tumore, mentre per il tumore al colon-retto l’ostacolo è solo marginale e di breve periodo. Abbiamo cercato di comprendere i meccanismi alla base di questa differenza. I dati ci dicono che, nonostante la mutazione sia la stessa, ci sono differenze intrinseche nel manifestarsi dei due tipi di cancro che si traduce in sensibilità diverse dell’inibizione del gene KRAS G12C. La causa di questa differenza è dovuta all’attivazione di un recettore di membrana che si chiama EGFR, specifica del tumore al colon-retto. Aggiungendo un farmaco contro l’EGFR si può superare la resistenza». Questa scoperta ha una rilevanza immediate per i pazienti colpiti da tumore al colon retto causato dalla mutazione del gene KRAS G12C. Questi medicinali mirati – anticorpi monoclonali – sono già approvati per il trattamento di altri sottotipi di cancro al colon-retto. Il gruppo di ricerca ha testato questa combinazione farmacologica in modelli preclinici derivati da pazienti affetti da cancro al colon-retto, fra cui organoidi tumorali, riscontrando una riduzione della crescita del cancro in alcun i casi completa regressione del tumore. «L’obiettivo principale – dice Misali – era riuscire a dare risposta a questo dato clinico che non si capiva per modificare i protocolli sperimentali includendo questa combinazione. La parola passa alle case farmaceutiche e agli oncologi perché si proceda all’applicazione di questa scoperta. Bisogna fare la sperimentazione clinica che porta all’approvazione finale di questa combinazione con la quale potranno essere trattati tutti quelli che hanno questo tipo di cancro. I tempi? Qualche mese, al massimo un anno». (Ansa)
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