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"Operazione Gipsy", Spagnuolo: «Al villaggio rom abbiamo un problema sociale e criminale» – VIDEO

Il capo della procura di Cosenza spiega i dettagli dell’indagine realizzata dai carabinieri. «Il problema del furto delle auto è endemico in questa città». I numeri del colonnello Sutera: «Nel solo…

Pubblicato il: 14/07/2020 – 11:54
"Operazione Gipsy", Spagnuolo: «Al villaggio rom abbiamo un problema sociale e criminale» – VIDEO

di Michele Presta
COSENZA Il campo rom di Via degli Stadi è «una terra senza legge». L’allarme lanciato dalla procura e dai carabinieri di Cosenza è questo. Le tredici persone attinte da una misura cautelare per i “cavalli di ritorno” sono «i soliti noti» dice il procuratore capo Mario Spagnuolo. Ma il problema è un altro: l’alto tasso di delinquenza che viene registrato nel quartiere cosentino. «Il fenomeno dei “cavalli di ritorno” dopo il furto delle auto è endemico e caratterizza questa città –spiega Mario Spagnuolo- . La fine del lockdown da Coronavirus ha fatto riprendere i furti di auto e i fenomeni criminali agli stessi ritmi di prima». Non solo i furti delle auto, nel blitz fatto all’alba dall’arma dei carabinieri sono stati sequestrati armi e munizioni. Siamo estremamente preoccupati anche perché c’è qualcosa di ancora più grave. Nel corso dell’operazione stamattina, i carabinieri, hanno sequestrato droga e armi e proceduto ad arresti. «Alcune persone, al nostro arrivo si sono disfatte di stupefacenti – racconta il colonnello Piero Sutera -. Abbiamo rinvenuto un involucro di 170 grammi di cocaina allo stato puro da tagliare e poi abbiamo recuperato 200 grammi di eroina. Sono state recuperate munizioni di armi con calibro 12. Questo significa che il contesto di Via degli Stadi va assolutamente monitorato poiché incidono più fenomeni criminali».
«UN PROBLEMA SOCIALE» «Il quartiere rom è privo di controllo della legalità e questo è un problema prima sociale poi criminale su cui occorre intervenire». Mario Spagnuolo tiene il conto delle operazioni fatte ed in cui sono contestati gli stessi reati del blitz odierno. «Interviene la procura di Cosenza così come la Dda di Catanzaro c’è l’attenzione spasmodica dei carabinieri ma questo problema va risolto. È una cancrena all’interno della città e tutte le istituzioni devono farsene carico». La prassi, come ricostruito anche in quest’ultima indagine era consolidata: in mano agli zingari finivano le piccole utilitarie e poi le vittime o venivano contattate tramite cabina telefonica o affiancati direttamente sul luogo del delitto. La cifra da pagare, arrivava anche a 2mila euro e il volume d’affari per gli episodi contestati è per svariate migliaia di euro. «Le indagini sono state avviate nel maggio 2019 e sono partite da una constatazione: la recrudescenza seria sul territorio di Cosenza dei furti d’auto. In città nel 2018 costatiamo oltre 700 furti, mentre nel 2019 grazie ad interventi messi in campo con la procura siamo scesi a 500. È evidente che si tratta di un problema serio».
MACCHINE IN FIAMME A CHI NON PAGAVA Le vittime venivano contattate e minacciate chi non pagava ritrovava la propria auto in fiamme. «Bruciavano le auto o smontavano e ricavavano i pezzi. Bruciare per evitare che gli stessi proprietari potessero rinvenirle con i pezzi mancanti» spiega il capitano Giuseppe Merola. Alcune persone in autonomia si recavano al campo rom pur di recuperare la propria autovettura. «Entravano in contatto con una vedetta che dopo aver pattuito il prezzo del riscatto li conduceva alle vetture che venivano nascoste in città». È questo il racconto di una operazione che svela, ancora una volta, come ci si muove nei «Porti franchi dell’illecito cosentino» chiosa Mario Spagnuolo. (m.presta@corrierecal.it)

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