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Dirigente solleva dubbi sull'avviso per il segretario generale e viene trasferito. «Tempismo sospetto»

ll sindacato Csa-Cisal critica i “primi passi” burocratici della giunta Santelli. «Brutti segnali su quella procedura e trasparenza finita dentro un cassetto in Regione. Incomprensibile il silenzio…

Pubblicato il: 15/07/2020 – 8:19
Dirigente solleva dubbi sull'avviso per il segretario generale e viene trasferito. «Tempismo sospetto»

CATANZARO «Non si avverte un’aria tranquilla in Cittadella regionale. Ci si attendeva un ritmo diverso con l’Amministrazione insediata solo da pochi mesi e invece il clima che si respira non è affatto dei migliori» Lo afferma il sindacato Csa-Cisal, che aggiunge: «Un esempio su tutti è quanto accaduto con l’avviso del Segretariato generale».
«Chiariamo innanzitutto – continua la nota – che il neo direttore generale Maurizio Borgo è un professionista di sicuro spessore con un importante curriculum e gli auguriamo di fare un buon lavoro in Regione, tuttavia c’è stato qualcosa di “stonato” attorno alla procedura. È assolutamente inusuale, anzi molto grave che il dirigente del settore competente ad istruire la pratica (nel caso di specie, quello di “Gestione Giuridica del Personale” del dipartimento Organizzazione, Risorse Umane) abbia sollevato non trascurabili rilievi sull’avviso da cui è scaturito il conferimento dell’incarico senza aver ricevuto alcuna risposta. Il dirigente di “Gestione Giuridica del Personale”, Alessandro Romeo, in data 10 giugno, aveva spiegato – in punta di diritto – come l’avviso pubblicato il 26 maggio per l’individuazione del dg del Segretariato generale presentasse “evidenti vizi di legittimità”. Il motivo è piuttosto semplice. Nell’oggetto si richiamava l’applicazione dell’articolo 19 del Dlgs 165/2001 (Testo unico del pubblico impiego) che prevede una serie di requisiti di ammissibilità alla selezione. Tuttavia, all’interno dell’avviso si può notare – afferma il sindacato – come i requisiti non siano quelli previsti dalla normativa nazionale, bensì quelli stabiliti dall’articolo 7 della legge regionale n. 31 del 2002. Fatto confermato successivamente dell’elenco delle candidature degli ammessi e non ammessi stilato secondo le seguenti situazioni: dirigente con esperienza di dg per almeno tre anni; aver fatto il dirigente per almeno 15 anni in altri enti pubblici o privati; docenza universitaria per 15 anni; ruoli della Magistratura, Avvocatura dello stato o magistrato di Corte d’Appello. Categorie previste appunto nella legge regionale n. 31 del 2002, ma non nel Dlgs n. 165 del 2001».
IL VECCHIO AVVISO E L’INCOMPRENSIBILE SILENZIO DEL DG DEL PERSONALE Da dove deriva la presunta “violazione di legge”, come scrive il dirigente Alessandro Romeo? Dal fatto che la sentenza della Corte Costituzionale n. 324 del 2010 ha stabilito che la normativa nazionale in questione è norma di ordinamento civile, dunque in questa materia la competenza è di esclusiva competenza dello Stato e deve essere semplicemente applicata dalle Regioni. Questa sentenza ha implicitamente abrogato la precedente legge regionale del 2002 in contrasto con la disciplina statuale. Quindi la previsione “più stringente” adottata dal legislatore calabrese. In buona sostanza, è accaduto che applicando all’avviso del segretario generale la legge regionale si è ingiustamente ridotta la platea potenziale dei partecipanti poiché poneva dei requisiti di ammissibilità al conferimento dell’incarico più gravosi rispetto a quelli previsti dalla legge nazionale, che la Consulta ha detto essere prevalenti. «È proprio per questo che il dirigente del settore “Gestione giuridica del Personale” ha invitato ad annullare l’avviso “con evidenti vizi di legittimità” e riformularlo in maniera conforme alla normativa vigente. Invece, l’avviso non solo è rimasto immutato, ma peggio: il destinatario dello scritto, cioè il direttore generale del Personale, Bruno Zito, – commenta il sindacato Csa-Cisal – non ha detto nulla. Ha di fatto avocato a sé l’intera pratica. Fatto grave perché sono i dirigenti di settore, e non i direttori generali, ad essere titolari di specifiche funzioni, in questo caso: dell’istruttoria in relazione al conferimento dell’incarico da direttore generale del Segretariato generale. Inoltre, non ha degnato di alcuna risposta il dirigente Alessandro Romeo che sollevava rilievi di tale portata. Il dg del Personale Bruno Zito poteva benissimo riscontrare la missiva spiegando che a suo parere la procedura era legittima e nulla ostava a proseguire. Insomma avrebbe potuto dire al dirigente Alessandro Romeo che aveva preso un abbaglio. Invece con un irriverente silenzio è andato per la sua strada come se nulla fosse. Forse perché il dg avrebbe dovuto spiegare come mai per l’avviso del 2018, sempre sul Segretariato generale – il cui incarico è stato poi conferito ad Ennio Apicella –, ha invece applicato solo e soltanto il Dlgs 165/2001? Come mai questa differenza sullo stesso avviso e sullo stesso incarico a distanza di appena due anni? Delle due l’una, almeno uno degli avvisi firmati dal dg è evidentemente illegittimo. Come mai l’Amministrazione ha preferito far finta di niente “coprendosi gli occhi” di fronte alle perplessità fatte emergere da un dirigente regionale trascurando di lasciare quest’ombra proprio sull’incarico del segretariato generale che invece dovrebbe essere appunto la figura che istituzionalmente garantisce la legittimità degli atti regionali? Siamo al paradosso».
IL DIRIGENTE SPOSTATO IN UN ALTRO DIPARTIMENTO DOPO I RILIEVI «Francamente – aggiunge il sindacato Csa-Cisal – ci pare di cogliere poca avvedutezza in queste condotte. E non vorremmo che proprio a seguito della diffusione della notizia dei rilievi mossi, guarda caso la Giunta regionale abbia deliberato un nuovo accorgimento nella struttura organizzativa dei dipartimenti facendo appunto decadere il dirigente del settore Gestione giuridica del Personale riassegnandolo al dipartimento di Urbanistica. Non vogliamo pensare male, ma indubbiamente la tempistica dello “spostamento” lascia qualche sospetto, che speriamo la nuova amministrazione riesca a fugare quanto prima, perché purtroppo i proclami iniziali sulla trasparenza degli atti stanno facendo a pugni con la realtà».
LA TRASPARENZA RIPOSTA NEL CASSETTO Il sindacato CSA-Cisal aveva «chiesto conto della cosiddetta “delibera Frankeinstein”, la numero 144 cancellata in più parti a penna che denigrava la professionalità di alcuni dirigenti. A distanza di una ventina di giorni dalla denuncia del sindacato (e da quasi un mese dalla sua formale adozione in Giunta regionale) non è stata più resa nota. E non se ne capisce il motivo. Così come, seppur adottato dalla Giunta, non è stato mai consultabile il Piano triennale del Fabbisogno che non solo difettava della preventiva informazione alle organizzazioni sindacali (altro sgarbo e passo falso sull’applicazione delle corrette relazioni sindacali, come da Contratto collettivo nazionale del lavoro 2016-2018) ma ancora oggi risulta scomparso e non si capisce bene in quale cassetto. Abbiamo un organo esecutivo quindi che delibera, ma a distanza di settimane o mesi non si sa bene cosa. Si ritocca continuamente l’organizzazione burocratica della Cittadella (senza mai una modifica organica) ma i diretti interessati ai trasferimenti o alle conferme, anche solo temporanee, non ne sono nemmeno informati. È un atteggiamento poco riguardoso nei confronti delle professionalità interne che lavorano per la Regione Calabria. Sembra che l’Ente operi in un perenne stato di incertezza facendo avvitare i problemi su sé stessi, senza mai affrontarli, rendendo insicuri dirigenti e funzionari. Questi ultimi, con dedizione, mandano avanti la macchina burocratica regionale. Fatto dimostrato anche durante il periodo Covid visto che le varie misure adottate dalla Regione Calabria sono soprattutto il frutto di coloro che hanno continuato a prestare servizio (in Cittadella e in smart working). Ci aspettavamo un ritmo amministrativo rock, invece pare di essere completamente fuori tempo ed in balia delle onde».
 

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