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L’arcivescovo Bertolone: «Catanzaro ha bisogno di un progetto di sviluppo»

Il “discorso alla città” del presule per la festa patronale di San Vitaliano, con il richiamo a tutte le componenti del territorio a «uscire dall’isolamento e dalla diffidenza verso il bene comune …

Pubblicato il: 16/07/2020 – 13:59
L’arcivescovo Bertolone: «Catanzaro ha bisogno di un progetto di sviluppo»

CATANZARO Un richiamo che è anche un appello, accorato e deferente, alla «capacità delle forze migliori della città di uscire dall’isolamento e dalla diffidenza verso il bene comune» e di «superare le logiche affaristiche e clientelari per porsi al servizio di un progetto di sviluppo». L’arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace monsignor Vincenzo Bertolone celebra così, con questo “discorso alla città”, la festa di San Vitaliano, il patrono del capoluogo calabrese. Una ricorrenza dai risvolti chiaramente eccezionali, dettati dall’emergenza Coronavirus che «ha creato tante nuove fasce di povertà aggravando la crisi della città», sostiene monsignor Bertolone, che lancia un’esortazione a tutte le componenti, non solo quelle istituzionali, di Catanzaro, che è anche un atto di amore verso il capoluogo.
«UN PROGETTO DI SVILUPPO DELLA CITTÀ» Per le perduranti misure anti Covid quest’anno non c’è la tradizionale processione per le strade del centro storico di Catanzaro, per questo monsignor Bertolone anticipa il “discorso alla città” nell’omelia per Sna Vitaliano nella Basilicata dell’Immacolata, alla presenza di numerose autorità, a partire dal sindaco Sergio Abramo. «Catanzaro – esordisce l’arcivescovo – sta uscendo con difficoltà dall’emergenza Coronavirus, che per intercessione dell’Immacolata, subito implorata, fino a questo momento e spero per tutto il tempo del Coronavurs ci ha preservato, così come fece durante peste del 17esimo secondo. L’emergenza ha creato tante nuove fasce di povertà, aggravando la crisi della città, che da anni ha un quadro sociale ed economico difficile, facendole perdere la sua identità di centro vitale, animato da tante intelligenze di una borghesia illuminata e di un ceto artigiano e produttivo di grande vivacità». Secondo monsignor Bertolone «la città è stanca, divisa, sofferente, ed è alla ricerca di un’identità perduta ma che desidera riconquistare. Catanzaro sta vivendo una delicata fase di transizione, gravata dalla mancata ricucitura tra le sue diverse anime. Il centro storico sempre più svuotato di abitanti e di occasioni di impresa, un quartiere marinaro che sta perdendo la sfida dello sviluppo turistico, una periferia sempre più slegata dal centro, il sud alle prese con forti fenomeni di devianza sociale e di delinquenza organizzata. Che cosa dire difronte a un quadro così complesso e problematico? Certamente lodevole – specifica il presule – è sapere che abbiamo un’amministrazione sana e senza debiti, che è una condizione essenziale in un contesto di enti locali in dissesto finanziario e a drammi che per fortuna non toccano il capoluogo grazie alla guida oculata dell’amministrazione locale qui rappresentata dal sindaco. Quello che oggi serve, e che manca a Catanzaro, è – spiega l’arcivescovo – un grande progetto di sviluppo della città, la riscoperta di un’identità perduta, un grande processo di aggregazione delle migliori risorse della città per costruire un progetto di rinascita di questa bella città su obiettivi strategici di rigenerazione urbana».
LE DIRETTRICI DEL FUTURO Monsignor Bertolone indica anche le direttrici di un possibile futuro della città: «Catanzaro – rimarca – deve sapere mettere a profitto le sue potenzialità, un ruolo di capoluogo di regione che non può essere solo un pennacchio: in questi giorni è stato ricordato quello che è avvenuto 50 anni fa, ma dev’essere assunzione di un effettivo ruolo direzionale e di innovazione per i servizi di rilievo regionale, senza atteggiamenti provincialistici e cominciando a costruire una grande area metropolitana verso Lamezia che colleghi la vocazione turistica della fascia jonica con quella logistica e di servizi innovativi dell’Istmo dei “Due Mari”. Un’università che deve uscire dal suo isolamento su Germaneto e radicarsi nella città, diventando occasione di rigenerazione e di promozione delle attività di ricerca e innovazione legata alla crescita della società e della conoscenza. Una realtà giovanile che, anche grazie all’Università, sta assumendo una funzione di vivacità. Un polo di eccellenza della salute, capace di dare attrattività e competitività al contesto urbano in prospettiva regionale e nazionale. Per me – ricorda l’arcivescovo – è stato straordinario conoscere, apprezzare medici eccellenti che abbiamo a Catanzaro. Tutto ciò presuppone la capacità delle forze migliori della città, superando le divisioni e le differenze politiche che rischiano di far degradare definitivamente le condizioni della città, di uscire dall’isolamento e dalla diffidenza verso il bene pubblico, verso il bene comune, che deve stare a cuore a tutti, di superare le logiche familistiche e clientelari per porsi al servizio di un progetto di sviluppo. In sintonia con te, nei momenti drammatici, caro San Vitaliano». (a. cant.)

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