CATANZARO «È davvero drammatica la situazione del lavoro industriale che si sta delineando in Calabria, in uno scenario critico dell’intero Paese, e non si comprende l’indifferenza e la sottovalutazione dei diversi protagonisti sociali, politici, istituzionali. Ne è riprova, pur comprendendo la consistenza e complessità dei problemi e dopo diverse sollecitazioni informali, la mancanza di risposte, a circa due mesi di distanza, alla nostra richiesta di attivare un confronto sulla condizione dell’apparato industriale metalmeccanico in questa fase a valle dei tragici mesi di lockdown, da parte dell’assessorato regionale alle attività produttive». Lo scrivono le segreterie regionali di Fiom, Fim e Uilm Calabria.
«Non si può aspettare – affermano le federazioni dei metalmeccanici – né tergiversare, la pandemia ha solo reso clamorosa una crisi “strutturale” del lavoro manifatturiero e metalmeccanico, in Calabria, costituito per lo più da imprese piccolissime, artigiane e contoterziste, scarsamente, se non del tutto, attenzionate, perfino scarsamente rappresentate. Allo scoppio della pandemia – fanno rilevare le tre federazioni sindacali – importante è stato il blocco dei licenziamenti e l’attivazione degli ammortizzatori sociali, con una procedura negoziata che ha aiutato l’instaurarsi di relazioni sociali e sindacali, di cui molti lavoratori ancora non hanno ricevuto i benefici e di cui si avverte l’urgenza della proroga, ma non basta, pena l’esplosione di un drammatico autunno, di cui si avvertono già i segnali».
Per Fim, Fiom e Uilm «serve avere un prospetto chiaro delle misure attivabili sul versante regionale a sostegno del lavoro e delle imprese; serve una verifica possibile degli impatti delle misure nazionali e comunitarie; serve impostare una ricerca e verifica dei fabbisogni professionali e della eventuale attivazione di politiche attive del lavoro dedicate alle produzioni industriali, in special modo recuperando ed estendendo la progettualità innovativa legata a ” Industria 4.0″ nella Regione. Come Fim, Fiom e Uilm – si legge – rivendichiamo con forza, anche in Calabria, l’attivazione di una “regia pubblica” in grado di selezionare e indicare priorità, orientare investimenti e sostegni, verificare quale ruolo possono e debbono esercitare le partecipate pubbliche regionali e nazionali, verificare gli impatti occupazionali di asset strategici per ripensare la specializzazione produttiva della nostra regione, nonché la sua crescita sociale, culturale e civile come: le infrastrutture digitali strategiche, la mobilità sostenibile, energia, cicli dell”acqua, dei rifiuti, della depurazione, domotica, logistica».
Fim, Fiom e Uilm della Calabria hanno «piena consapevolezza che va combattuta e sconfitta la logica di quanti pensano che la ripresa e la tenuta dell’attività industriali nella nostra regione possa avvenire attraverso la continuazione di politiche i cui fallimenti sono sotto gli occhi di tutti come, la riduzione dei costi, la precarizzazione, lo smantellamento dei diritti contrattuali, l’introduzione formale di “nuove gabbie salariali”, l’indifferenza alla salute ed alla sicurezza nei luoghi di lavoro».
I sindacati rivendicano la necessità di riprendere i negoziati per i rinnovi di tutti i contratti e ritengono «indispensabile riprendere, tenuto conto di tutte le disposizioni di legge in essere, l’iniziativa e l’agibilità sindacale». Le tre federazioni, infine, annunciano un piano di assemblee e la convocazione di un attivo unitario dei delegati a sostegno delle loro rivendicazioni.
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