CATANZARO «Il 50° anno di vita della Regione giunge in uno dei frangenti più complessi della storia del Paese, per cui difficilmente sarà possibile organizzare iniziative pubbliche finalizzate ad andare oltre la memorialistica. Ma se guardiamo al tempo trascorso in Calabria per avere le sedi di Giunta e Consiglio, ossia l’esistenza materiale della Regione quale Ente pubblico riconoscibile dai cittadini, il giudizio sul suo operato non può che essere deludente». È quanto afferma il consigliere regionale Francesco Pitaro (Gruppo misto) che aggiunge: «Per avere il Palazzo del Consiglio regionale a Reggio Calabria nel 2000, intitolato al grande filosofo Tommaso Campanella dopo una consultazione popolare, sono trascorsi 30 anni e per avere la Cittadella Regionale a Catanzaro di anni ne sono passati 45. Fino al 2015 la Giunta regionale a Catanzaro era un inno alla dispersione delle ingenti risorse sciupate in fitti e alla inesistenza di ogni progettualità sistemica». Propone Pitaro: «Sarebbe però cosa buona e giusta, ora che la Regione nel capoluogo ha una sede unica che dovrebbe simboleggiare l’unità della Calabria e visto che non si potrà fare un check-up sullo stato di salute del regionalismo calabrese, perlomeno onorare il compleanno della Regione intitolando la Cittadella a un gigante del pensiero quale fu Flavio Magno Aurelio Cassiodoro, nato a Squillace tra il 484 ed il 490, grande nell’esercizio delle funzioni politiche che ricoprì e, insieme, “erudito poderoso”».
«La Calabria – sottolinea il consigliere regionale – è ricca di personalità eminenti cui guardare con attenzione nella scelta del nome da dare al Palazzo della Regione. Siccome una scelta va fatta, perché non Cassiodoro che fu un letterato, politico e storico fra i più illustri del regno romano-barbarico degli Ostrogoti e in seguito dell’impero romano d’Oriente? Un calabrese tutto d’un pezzo che seppe affermarsi grazie alle sue doti di ragionatore inflessibile e alla sua sterminata cultura. Fu un politico di rilievo sotto il governo di Teodorico il Grande e quando terminò la guerra gotica si stabilì definitivamente a Squillace, cittadina della terra di Calabria dove fondò il monastero di Vivario con la biblioteca». «Ma ciò che colpisce – argomenta Pitaro – è stata la sua capacità di mettere assieme culture diverse, che è un tema di stringente attualità ai nostri tempi. Non a caso Cassiodoro fu il trait d’union tra il mondo greco-latino prossimo alla fine e il Medioevo che vedeva la luce. Fu un religioso convinto, e la sua vita ascetica e monastica lo testimonia, ma anche attento ai fermenti della laicità». «Naturalmente la mia – conclude Pitaro – è solo una proposta di partenza, meglio sarebbe una consultazione dei calabresi da farsi in un paio di settimane, ma non si sprechi altro tempo per togliere l’imponente infrastruttura di Germaneto dal freddo anonimato che oggi la connota».
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