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«Coronavirus, è il momento di investire sull'informazione»

di Ettore Jorio*

Pubblicato il: 18/07/2020 – 13:11
«Coronavirus, è il momento di investire sull'informazione»

L’esperienza del coronavirus ha fatto scoprire che la popolazione italiana è tra le più accorte e disciplinate del Pianeta. Non solo. Ossequiosa delle indicazioni e dei divieti finalizzati a tutelare l’interesse collettivo, specie quanto è inteso come somma di quello dei singoli. Quindi, la preoccupazione di ammalarsi ha generato massa critica nei confronti delle nostre abitudini, tanto da metterle da parte per cinque mesi. Dunque, grande rispetto per le cose che ci sono state propinate, anche maldestramente, da un esercito di virologi, alcuni dei quali indebiti perché tra essi c’erano tanti infiltrati, nel senso di appartenenti a specialistiche simili ma diverse.
Gli indici regionali contano poco senza avvedutezza
Da qui, l’ingenuità, la solita che in fondo ci caratterizza, di accettare nei momenti di paura i consigli di chi è più bravo a provocarcela, senza contare le indicazioni che ci vorrebbero più attenti al nostro domani, tutelato dagli investimenti di oggi. L’indice che rappresenta la velocità dei contagi, il c.d. R-t, è tornato a superare il coefficiente nazionale di 1 (1,01 per l’esattezza). Ciò vuole dire che si registra nel Paese una media di un nuovo soggetto contagiato per ogni positivo Covid-19.
Il virus non ha confini e mancano le «dogane» sanitarie
Prescindendo dall’indice R.t nostrano, che è nettamente al di sotto di quello nazionale, per mero regalo della natura, occorre stare molto attenti, anche in considerazione di due elementi: l’estate che è arrivata e la ripresa delle attività scolastiche. Una cautela che da noi occorre praticare più che altrove, attese la assoluta precarietà della governance commissariale, l’assenza di strutture ospedaliere sufficientemente attrezzate ad affrontare la recrudescenza del Sars-Cov-2, una assistenza territoriale inesistente, una programmazione delle Usca che definirla scadente è fin troppo generoso, una progressiva desertificazione delle corsie e una medicina di famiglia più assente che altrove.
Una difficoltà organizzativa, questa, che non renderebbe possibile porre rimedio alla trasformazione di un Covid che oggi sta progredendo e veicolando «per focolai», già difficili da affrontare, a una trasmissione massiva del coronavirus. Ci troveremmo nei guai seri!
Abitudini giovanili e limiti psicologici
Già i focolai di questi giorni, segnatamente limitati alla comunità senegalese, stanno mettendo in difficoltà il sistema della salute calabrese ma soprattutto generando una preoccupazione comune e diffusa, per lo più rappresentata da genitori che si accorgono di essere incapaci di limitare e riportare a tutela i comportamenti dei loro figli, restii a praticare quantomeno un divertimento «difensivo». Il rispetto delle distanze, fisiche e dinamiche per dirla alla David Parenzo, l’uso della mascherina non sono infatti il piatto forte dei giovani (e non solo). Ed è il caso anche di comprenderne sia le ragioni comunicative che estetiche.
Evitiamo di fare il nulla
Per intanto, occorre fare qualcosa. L’unico rimedio – al di là del perdurare dello stato di emergenza in pectore che non sembra nutrire tanti consensi e, quindi, varrà poco o nulla nell’educare l’esercito di chi è legittimamente attratto dal divertimento estivo festaiolo – è l’investimento in informazione. Un po’ quello che si è fatto con l’educazione sessuale per combattere preventivamente l’HIV, che ha registrato un importante successo.
Una ipotesi di lavoro per tutte le istituzioni, Regione in testa. Dovranno doverosamente impegnare allo scopo risorse dignitosamente consistenti per promuovere attività promozionali costantemente ripetute, magari rappresentate (qui) da testimonial noti ma credibili nelle fasce di età giovanili, del tipo qualche noto cantante rap che potrebbe farlo anche gratis considerata la finalità salutare. E ancora. Istituire importanti incentivi economici vincolati da erogare subito in favore delle iniziative dello svago e del tempo libero che assumano la prevenzione a baluardo del loro modo di fare impresa, quasi a stimolarli a partecipare e vincere una sorta di campionato della prudenza, che di questi tempi è il criterio/principio cui doversi assolutamente ispirare.
Ma si sa, nei confronti della prevenzione (è questa lo è con la maiuscola) dalle nostre parti c’è poca sensibilità! Paga poco in termini politici.
*docente Unical

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