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«L'inesorabile deriva dell'ignoranza»

di Nunzio Raimondi

Pubblicato il: 18/07/2020 – 10:27
«L'inesorabile deriva dell'ignoranza»

Quand’ero giovane non me ne facevo una ragione: ma perché – mi chiedevo – il mondo degli anziani tiene in disparte i giovani e non consente loro di dimostrare il merito! Pensavo che fosse soltanto una difesa della casta padronale che sovrintendeva a molti corpi ordinistici e alla vita delle Professioni e, più in generale, a quella società. E me ne dolevo.
Quando, infatti, anni dopo si passò ad un nuovo corso, con alcuni ex giovani non ancora vecchi, detti maturi, che comunque avevano fatto una “lunga gavetta” e che finalmente si affacciavano al governo, me ne rallegrai e scommisi pure su quel nuovo corso, sicuro com’ero che nuova linfa avrebbe coniugato tradizione e innovazione.
Ma presto mi accorsi che i secondi non erano diversi dai primi: si erano accomodati per fare le identiche cose di coloro i quali li avevano preceduti, forse anche con una disinvoltura maggiore.
Da allora il mondo è ancora cambiato.
Alcuni rampanti hanno preso il sopravvento, in tutti campi, rottamatori (o finti tali) in tutti i settori nevralgici della società e, infine, anche nel governo della cosa pubblica.
Il dato che però caratterizza e accomuna queste ascese stellari è la mancanza di esperienza (non sempre di competenza) e l’unicità dell’obiettivo: appropriarsi del potere.
E ciò che è venuta meno è anche la gradualità, ossia quella progressione che imponeva di passare il testimone a quanti avevano maturato un’esperienza nel settore, senza saltare le generazioni mettendo in mano inesperte cose assai delicate,
Ho sempre pensato che se ciò è accaduto è perché alcuni “sapienti e intelligenti” hanno ceduto alla furbizia, pensando che tosto quegli inesperti si sarebbero accappottati e che loro sarebbero tornati in auge.
Ma le cose sono andate diversamente: seduti in poltrona questi giovani hanno inaugurato il loro corso, perlopiù caratterizzato dal collocare i loro pari (e sodali) in strategiche posizioni, con l’unica evidente finalità di “togliere di mezzo” definitivamente il merito, il loro nemico numero uno.
Così abbiamo assistito a un salto generazionale assai deleterio che, piuttosto che arricchire, ha impoverito la società, quasi che governare equivalga a sorpassare, sebbene per farlo non basti suonare il klaxon, a sfottò.
E pure la ricerca non è stata agevole. Infatti i meno attrezzati – che in genere sono anche i più velleitari – gli ex giovani se li sono andati a cercare col lanternino: più sei intellettualmente modesto più sei di loro interesse, perché l’idiota cerca sempre uno più idiota di lui per apparire migliore.
Ed ecco che, complice anche le congiunture economiche e sanitarie, tutto è andato a rotoli e, perfino i nostri compagni di viaggio nel continente europeo, si sono dovuti dare da fare per soccorrere l’Italia in bancarotta.
I furbetti di cui ho detto sopra sono rimasti con un palmo di naso e le coscienze libere assistono attonite a quest’agonia di quello che fu un grande Paese.
A livello locale e globale il fenomeno non cambia: siamo sequestrati da questa insulsa declassificazione, subissati da galoppìni in ogni dove.
Diceva un mio amico: “quandu è guerra panza ‘nterra…”. E forse aveva proprio ragione: perché non ci resta che il combattimento passivo, in attesa che la nottata passi.

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