di Alessia Truzzolillo
CATANZARO «Giorgia scusa se ti disturbo di domenica. Siccome sto appoggiando un candidato a sindaco del comune di Catanzaro Nicola fiorita potremmo alternare la pubblicità inserendo anche questa pubblicità su face e via radio cioè dividendo le trasmissioni». A parlare è Michele Bonavota, 53 anni. Secondo gli inquirenti è una figura di rilievo dell’omonima consorteria di ‘ndrangheta di Sant’Onofrio. Non uno qualsiasi ma uno che «partecipava alle riunioni degli esponenti di maggiore spessore del sodalizio e per tale ragione viene ritenuto un componente della Società Maggiore». Michele Bonavota – tratto in arresto il 19 dicembre 2019 nell’ambito della maxi-operazione “Rinascita-Scott” – è accusato di associazione mafiosa perché «pienamente inserito nelle dinamiche criminali del sodalizio, partecipava a riunioni ed era a disposizione dell’organizzazione, rendendosi anche disponibile a favorire l’irreperibilità di esponenti apicali della cosca». Nel corso una recentissima informativa dei carabinieri del Comando provinciale di Vibo Valentia, viene fuori che l’indagato, nel corso delle amministrative per l’elezione del sindaco di Catanzaro abbia cercato di fare passare su alcune emittenti radiofoniche della pubblicità per il candidato Nicola Fiorita, chiedendo a tale Giorgia di «la possibilità di alternare la pubblicità della propria ditta con quella del predetto candidato». Fiorita, già referente di Libera a Catanzaro, professore universitario di diritto e consigliere comunale con la lista civica “Cambiavento”, non è indagato in questa inchiesta ma il suo nome viene tirato in ballo in una intercettazione dall’esponente della cosca. Negli atti dell’inchiesta non risultano contatti con il docente e neppure con uomini del suo entourage.
Il tentativo dell’uomo ritenuto affiliato al clan, insomma, appare velleitario e senza seguito. Nell’informativa redatta dai carabinieri non emerge il motivo per il quale Bonavota avrebbe cercato di “sponsorizzare” Fiorita, né quali potessero essere i rapporti dell’indagato con il candidato, o con persone a lui vicine. Il candidato a sindaco del movimento Cambiavento, peraltro, contattato dalla Gazzetta del Sud, spiega di non aver mai conosciuto Michele Bonavota. E «di non aver mai avuto alcun tipo di rapporto e naturalmente di non aver mai dato alcun incarico per effettuare spot pubblicitaria suo nome. Sono millanterie di cui dovrà rispondere nelle opportune sedi giudiziarie». Fiorita ha commentato la vicenda anche con un post su Facebook. «Scopro oggi dai giornali, a distanza di tre anni, che durante la campagna elettorale del 2017 ci fu un tentativo di infiltrazione nel nostro movimento – scrive –. Un tentativo morto sul nascere, come dimostrano le carte processuali.un tentativo che non riuscì a produrre nemmeno un contatto perché si trovò di fronte un muro di persone oneste. Sì perché noi le mani le abbiamo tirate fuori dalle tasche ma le abbiamo mantenute sempre rigorosamente pulite. Oggi ancora più di sempre mi sento orgoglioso di quello che è stato e di quello che è Cambiavento».
LA CALABRIA SCAVI La ditta di Michele Bonavota è la “Calabria Scavi” dedita alla demolizione di edifici e sistemazione del terreno. Ha sede a Catanzaro e ha tre unità locali dislocate Pizzo, Vibo e Sant’Onofrio. Nonostante l’impresa risulti cancellata dalla Camera di commercio di Catanzaro, perché nel febbraio 2014 il tribunale di Vibo Valentia ne aveva dichiarato il fallimento, Bonavota si mostrava disponibile a pagare i costi della pubblicità per la ditta, ammontanti ad oltre un migliaio di euro annuali e si faceva spedire il contratto, sottoscrivendolo e rinviandolo salvo poi farsi inseguire per i pagamenti. Risultano telefonate di maggio 2017 nelle quali tratta della pubblicità per la “Calabri Scavi” e allo stesso tempo chiede di fare propaganda a Fiorita, cosa che poi risulta non fattibile poiché la radio non accetta la sua proposta di alternare la pubblicità alla ditta con quella a Fiorita. Nel corso di una telefonata da parte del rappresentante di una radio, Bonavota «comunicava di trovarsi impossibilitato a chiamare in quanto si trovava all’interno di un cantiere autostradale verosimilmente simulando l’operatività della propria ditta», scrivono gli investigatori i quali concludono: «in tale contesto è emerso come il Bonavota tentasse di sponsorizzare non solo la propria ditta, bensì anche la campagna elettorale di un candidato a sindaco di Catanzaro, dimostrando ulteriormente l’attitudine della consorteria santonofrese ad infiltrarsi negli enti locali».
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