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Sul lungomare di Reggio Calabria apre la tabaccheria antiracket

Il Consiglio comunale chiamato a deliberare la concessione del suolo pubblico sul “chilometro più bello d’Italia” alla ricevitoria di una vittima di vicende estorsive

Pubblicato il: 18/07/2020 – 7:20
Sul lungomare di Reggio Calabria apre la tabaccheria antiracket

di Fabio Papalia
REGGIO CALABRIA Il fumo nuoce gravemente al racket delle estorsioni. Le sigarette provocano il cancro ai fumatori, è risaputo, ma l’apertura di una tabaccheria antiracket altrettanto certamente provocherà mal di pancia e forti dolori di bile alla ‘ndrangheta. Il giorno 20 luglio in prima convocazione, ed eventualmente il 21 in seconda, si riunirà il consiglio comunale, chiamato a discutere diversi punti all’ordine del giorno. Al secondo, dopo la surroga del dimissionario consigliere regionale Nicola Paris, è stata inserita la “ricollocazione chiosco uso rivendita bar-tabacchi presso il lungomare Falcomatà di Reggio Calabria – ditta Nicoletta Latella”.
La donna, di 40 anni, è stata riconosciuta vittima di vicende estorsive dal ministero dell’Interno con decreto del 26 gennaio 2017 del Commissario straordinario di governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura.
L’INCENDIO DEL “CAFFE’ MARY” La vicenda estorsiva è legata all’operazione “Caffè Mary”, condotta nel marzo 2014 dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria, con l’arresto di 4 persone (tre delle quali secondo gli inquirenti inserite nella cosca “Ficareddi”, federate al clan Serraino) per tentata estorsione e intestazione fittizia di beni. Le indagini della Mobile avevano fatto luce su un gravissimo fatto accaduto la notte del 27 settembre 2013, quando andò completamente distrutto da un incendio il bar pasticceria panetteria “Caffè Mary”, ubicato a Ravagnese di fronte all’uscita dell’aeroporto. Il proprietario, Giovanni Latella (fratello di Nicoletta), che era anche titolare di una tabaccheria in via Saracinello, per ragioni di salute aveva ceduto in locazione, per 2000 euro al mese e una cauzione di 30 mila euro, la gestione dell’azienda. Senonché nonostante gli accordi, a fronte di una cauzione di 23 mila euro, l’effettivo nuovo gestore non aveva corrisposto il canone di affitto costringendo il proprietario, dopo alcuni mesi, a chiedere il pagamento ottenendo un netto rifiuto. Latella, senza farsi intimidire, nemmeno dalle minacce, aveva adito le vie legali e ottenuto un’ordinanza di rilascio della sua azienda, che sarebbe dovuta tornare nelle sue mani il 30 settembre 2013. Pochi giorni prima del rilascio, invece, il gestore di fatto aveva preferito imprimere col marchio mafioso la vicenda incendiando i locali.
I GUAI PER LA TABACCHERIA Da quel momento per la tabaccheria, la rivendita 107, sono iniziate le difficoltà economiche, fino alla perdita dell’immobile che era in affitto. Trovare un altro immobile da affittare è stato impossibile, non appena prese le informazioni di rito, quando sapevano che si tratta di una vittima di estorsioni, i proprietari di immobili si sono volatilizzati, non si è trovato nessuno disponibile ad affittare un immobile a un affittuario a rischio di vedersi incenerire l’immobile. Per la tabaccheria, invece, il rischio di perdere anche la licenza. Nemmeno in un bene confiscato alla ‘ndrangheta è stato possibile trasferire la tabaccheria, poiché gli immobili a disposizione non rientrano nei complicati parametri dettati dell’Agenzia delle dogane e dei Monopoli sulla distanza minima del locale adibito a nuova rivendita, rispetto a quello della rivendita più vicina già in esercizio. E così si è fatto largo l’idea del Lungomare Falcomatà. L’ipotesi iniziale era di spostare la tabaccheria nel luogo che una volta era occupato da un’altro bar-tabacchi, che per tanti anni è stato “temporaneamente” ubicato alle spalle della stazione Lido, sul Lungomare.
LA STAZIONE LIDO C’era una volta la stazione Lido alla “pinetina”, al suo interno c’era un bar-tabacchi. Poi venne il sindaco Italo Falcomatà e le Ferrovie furono costrette a eseguire le opere di compensazione per l’intubata, tra le quali la realizzazione della nuova stazione Lido, ubicata sotto terra all’inizio del nuovo lungomare. La vecchia stazione Lido venne dismessa (anni dopo divenne “museo dello strumento musicale”) e pure il bar-tabacchi seguì la nuova stazione, dove ebbe un ampio locale anch’esso nel piano sottostante la passeggiata. Tempo dopo la stazione subì altri lavori e divenne inagibile per lungo tempo, così il bar-tabacchi fu sistemato in un piccolo gazebo alle spalle della stazione. La nuova ubicazione durò diversi anni, fin quando il titolare non riconsegnò la concessione alle ferrovie. Le rivendite di tabacchi interni alle stazioni ferroviarie, infatti, sono di pertinenza delle Ferrovie e non seguono la normale procedura.
L’ITER AMMINISTRATIVO Il Consiglio comunale, con la delibera n. 73 del 10 agosto 2018 ha concesso a Nicoletta Latella, in virtù della propria condizione di vittima di vicende estorsive, l’occupazione di suolo pubblico per complessivi 27,9 metri quadrati sul lungomare Falcomatà; un mese dopo, l’11 settembre, anche il Suap di Reggio ha rilasciato il provvedimento conclusivo. Si è opposto RFI, titolare dell’area data in concessione. Il Suap ha chiesto alla Prefettura un tavolo tecnico, RFI ha proposto una soluzione alternativa e alla fine, nella riunione di un nuovo tavolo tecnico in Prefettura, il 2 agosto dello scorso anno, si è stabilito di collocare la ricevitoria nell’aiuola di fronte alla stazione Lido.
Tramite il portale “Impresainungiorno”, quindi, Nicoletta Latella ha chiesto di trasferire la ricevitoria n. 107 in una struttura prefabbricata leggera per una superficie lorda complessiva di 42 metri quadrati. Hanno espresso parere favorevole il settore ambiente, la Città metropolitana ha rilasciato autorizzazione paesaggistica e pure la Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici ha espresso parere favorevole.
CONVOCATO IL CONSIGLIO COMUNALE Pertanto il Consiglio comunale adesso è chiamato a deliberare di concedere l’occupazione del suolo pubblico per come richiesto. Una scelta che farà storcere il naso a qualcuno ma che lancia un segnale preciso: il Comune e lo Stato sono e saranno vicini a chi denuncia il racket. Perché smettere di pagare il pizzo è possibile… e anche smettere di fumare. (redazione@corrierecal.it)

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