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Usura, restituiti i beni all'imprenditore Caruso

Secondo la Corte d’Appello di Catanzaro, in seguito all’assoluzione per uno dei due procedimenti penali che vedono coinvolto l’imputato, è venuta meno la pericolosità sociale che aveva comportato l…

Pubblicato il: 18/07/2020 – 19:11
Usura, restituiti i beni all'imprenditore Caruso

CATANZARO La prima sezione penale della Corte d’Appello di Catanzaro, – presidente Giancarlo Bianchi, Adriana Pezzo e Giovanna Mastroianni a latere – ha ordinato la restituzione dei beni sottoposti a confisca all’imprenditore Giuliano Caruso e a Orazio Latorre accogliendo le richieste dei legali di Caruso, gli avvocati Francesco Gambardella e Antonio Larussa. L’Appello bis nasce in seguito alla sentenza della Corte di Cassazione che, a maggio 2019, annullava il decreto della Corte d’Appello del18 luglio 2018 con il quale questa confermava la confisca dei beni e restituiva all’imputato solo la ditta individuale “Caruso Giuliano” e un terreno intestato alla società Cielle snc.
La confisca era stata applicata nel febbraio 2017 a beni acquisiti nel periodo compreso dal 2004 al 2013 rispetto al quale il Tribunale di Catanzaro, sezione Misure di prevenzione, riteneva sussistente la pericolosità sociale di Caruso desunta da due procedimenti penali a suo carico per usura.
L’USURA Per uno di tali procedimenti, fondato sulle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Torcasio Angelo, il pubblico ministero aveva chiesto il rinvio a giudizio del Caruso per una usura perpetrata dal 2004 al 2012 mentre l’altro risultava pendente in fase di indagini e riguardava una denuncia di una nuova usura commessa dal proposto fino al 2013. In primo grado, con il rito abbreviato, Caruso è stato condannato a tre anni di reclusione.
LA SENTENZA Nel corso del procedimento sul sequestro dei beni è stata messa agli atti la sentenza della Corte d’Appello di Catanzaro che il 18 ottobre 2019 ha assolto Caruso dal primo procedimento per usura. Secondo il collegio giudicante, vista l’assoluzione verrebbe meno il presupposto della pericolosità sociale di Caruso. L’altro procedimento pena per usura pende in fase investigativa.
“La sentenza di assoluzione, in particolare, – scrivono i giudici – si è soffermata ed ha in parte giustificato il flusso di denaro intercorso tra il Caruso ed il Costanzo, ritenendo ininfluenti ai fini della decisione le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e di Torcasio Angelo in particolare”.
“Ne deriva che allo stato non sussistono elementi dai quali desumere la commissione di reati da parte del Caruso e dunque non è possibile, neppure astrattamente, conseguire alcun giudizio di pericolosità sociale pro tempore del proposto come condizione preliminare per la possibilità di applicazione della misura di prevenzione patrimoniale per cui è giudizio. Né allo scopo appare possibile valorizzare le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia richiamati nel provvedimento di confisca (Torcasio Angelo, Giampà Giuseppe e Cappello Saverio), non consentendo tali dichiarazioni di verificare e specificare l’attività usuraria asseritamente svolta dal Caruso in sé ed in rapporto alle utilità ed agli introiti illeciti percepiti”. (ale. tru.)

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