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Corruzione in Tribunale, passa ai domiciliari il commercialista di Cosenza

Claudio Schiavone è accusato di corruzione in atti giudiziari. Parzialmente accolta l’istanza presentata dai legali del professionista arrestato il 25 giugno scorso

Pubblicato il: 20/07/2020 – 19:01
Corruzione in Tribunale, passa ai domiciliari il commercialista di Cosenza

di Alessia Truzzolillo
SALERNO Il Tribunale del Riesame di Salerno ha riformato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Claudio Schiavone e ha ordinato la custodia cautelare ai domiciliari. È stata parzialmente accolta l’istanza presentata dagli avvocati Carmine Curatolo e Sabrina Mannarino i quali difendono Schiavone dall’accusa di corruzione in atti giudiziari nell’ambito dell’inchiesta “Genesi” incentrata sulla contestazione di una serie di vicende di corruzione all’ombra della Corte d’Appello di Catanzaro. Protagonista e perno della vicenda è il giudice Marco Petrini – anch’egli attualmente ai domiciliari in un convento di Decollatura – che si sarebbe fatto corrompere da una pletora di coindagati (avvocati, imputati, aspiranti avvocati, politici, figure di raccordo tra corruttori e corrotto) in cambio di denaro, derrate alimentari, prestazioni sessuali, regali preziosi, viaggi.
Il 25 giugno scorso il commercialista cosentino (che lavorava anche come consulente tecnico d’ufficio) è stato tratto in arresto, dal Nucleo di Polizia Economica-Finanziaria della Guardia di Finanza di Crotone, in collaborazione con lo Scico di Roma, con l’accusa di corruzione in atti giudiziari con l’aggravante del metodo mafioso. Secondo quanto accertato dalle indagini, Schiavone, unitamente ad altri soggetti, avrebbe agito per corrompere l’ex presidente della seconda sezione della Corte d’Appello di Catanzaro Marco Petrini, tratto in arresto il 15 gennaio scorso, allo scopo di ottenere una sentenza favorevole alla restituzione dell’ingente patrimonio sequestrato, nel 2018, nei confronti di Antonio Saraco e dei suoi familiari. Quest’ultimo era stato tratto in arresto nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla Dda di Catanzaro denominata “Itaca Free Boat”, in quanto facente parte della consorteria di ‘ndrangheta denominata “Gallace-Gallelli-Saraco”.
L’arresto era stato ordinato dal gip, su richiesta della Procura di Salerno, perché si riteneva sussistente il percolo di reiterazione del reato e inquinamento probatorio. Lunedì il Riesame ha mitigato la misura cautelare. (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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