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«L'edicola era un luogo di incontro e di confronto ma ora rischia di scomparire»

di Franco Scrima*

Pubblicato il: 20/07/2020 – 10:53
«L'edicola era un luogo di incontro e di confronto ma ora rischia di scomparire»

Chiudono le rivendite dei giornali e questa volta non per causa del “Coronavirus”. La “moria” ha altre ragioni. I giornali, l’editoria sono sprofondati in una crisi senza precedenti che si riverbera, inesorabile, sui rivenditori. In 15 anni le edicole sono passate da 42 mila a 26 mila. A Catanzaro tre di esse, che per anni hanno fatto la storia del quartiere San Leonardo, non ci sono più. Le poche copie di giornali vendute non garantivano più risorse sufficienti per vivere.
Quando chiude un’edicola è sempre un dispiacere. Lo è per il gestore, lo è per il lettore e lo è anche per chi nei giornali ha lavorato e li considera parte della propria esperienza professionale: notti passate in redazione con i colleghi, in tipografia quando ancora si stampava a piombo con l’odore dell’inchiostro, i titoli, l’impegno a dare un servizio efficiente ai lettori. Ecco perché quando chiude un’edicola è come se venisse meno una parte di quella vita, di quel lavoro, di quella esperienza. È come se venisse meno un pezzo di identità personale.
L’edicola, per com’era considerata un tempo, era anche un luogo di incontro, di confronto e, nello stesso tempo, anche di aggregazione. Si discutevano le notizie, specie quelle di prima pagina che gli edicolanti erano soliti esporre sottolineandone i titoli; l’edicola era una sorta di officina delle idee, nelle quali si incrociavano pareri diversi, spesso anche confliggenti, ma senza mai trascendere.
Spaccati di vita rivissuta e, in qualche caso, finita. Incute tristezza passare davanti un esercizio con la serranda abbassata e ricordarsi che prima c’era un’edicola con i giornali esposti.
Sono in migliaia gli edicolanti che hanno deciso di chiudere le rivendite; infatti non è un fenomeno circoscritto alla sola Calabria perché la crisi dei quotidiani riguarda l’intero Paese. Le vendite sono diminuite ovunque. La media nazionale della chiusura degli esercizi è di due “chioschi” al giorno. Milioni di copie di giornali rimangono invenduti. Se si pensa che il fatturato complessivo dei quotidiani e dei periodici dei 41 mila punti vendita sparsi nel Paese venti anni fa produceva oltre 5,5 miliardi di utili, mentre oggi, a causa della crisi, le perdite ammontano a circa tre miliardi di euro, si capisce il perché molti edicolanti hanno deciso di cambiare attività.
Oggi le nuove tecnologie consentono a chiunque di apprendere le notizie gratuitamente, senza la necessità di acquistare i quotidiani che non sono più il principale veicolo informativo. Da ciò la grave crisi che la carta stampata attraversa.
Resistono i settimanali, specie quelli che si occupano di gossip, e le poche imprese editoriali che li stampano che, per effetto delle inserzioni pubblicitarie, riescono a rimanere sul mercato seppure con introiti ridotti. Forse, se si pensasse che così facendo rischia di scomparire oltre all’odore della carta stampata anche un pezzo di democrazia, potremmo fare di più ad impegnarci per ridare vita alle edicole acquistando un giornale in più per dare una speranza per il futuro! Ma è pur vero che anche gli editori dovrebbero porsi qualche domanda. Se non è questa la strada maestra, sicuramente essa può rappresentare un’arteria attraverso la quale invogliare i lettori ad accostarsi ai giornali. La Scuola potrebbe avere un ruolo importante. Appassionare i giovani alla lettura dei quotidiani significa anche il completamento del processo formativo della società del domani. Per farlo c’è bisogno di una Scuola che vada oltre i programmi curriculari, che insegni anche cos’è un “quotidiano” e a quale funzione assolve; cos’è un titolo, come si scrive un articolo e cos’è l’impaginazione. Può sembrare eccessivo, ma passa anche dalla Scuola l’abitudine a leggere i quotidiani; si ripristinerebbe in tal modo anche quel filtro per abituare i giovani ad apprezzare il giornale perché, nonostante tutto, l’informazione rimane un veicolo essenziale nella vita di ciascuno di noi.
Conoscere la “specificità” del giornale, di come si presenta al lettore con i suoi contenuti individuati, selezionati, valutati, elaborati dai giornalisti che li trasformano in notizia secondo criteri che determinano la “notiziabilità” di un fatto, non solo appassiona, ma fornisce anche una conoscenza che difficilmente, per altre vie, è possibile apprendere.
*giornalista

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