CATANZARO Un giro pazzesco di milioni, imprenditori nel mirino e una presunta maxi truffa. Dopo oltre tre anni e mezzo, volge al termine l’inchiesta condotta dalla pm milanese Grazia Colacicco sulla vendita di diamanti a prezzi gonfiati attraverso le banche da parte dei broker Intermarket Diamond Business e Diamond Private Investment.
L’accusa contesta a vario titolo a diversi soggetti i reati di truffa aggravata, riciclaggio, autoriciclaggio e corruzione tra privati.
E dalle carte, secondo quanto racconta il Fatto Quotidiano, emergono collegamenti con la Calabria. Tra il 28 gennaio e il 20 febbraio 2019, infatti, Nicolò Pesce – uno degli imprenditori finiti nel mirino della Procura di Milano, arrestato lo scorso 25 giugno e rimesso in libertà qualche giorno dopo per un vizio di forma – viene intercettato con l’avvocato catanzarese Giancarlo Pittelli, legale di Maurizio Sacchi, titolare della Dpi, la Diamond Private Investments, arrestato il 3 luglio scorso. Dpi è una delle due principali società che vendevano diamanti alle banche controllando insieme circa il 70% delle compravendite.
Il 19 febbraio 2019 Pittelli “informava” Pesce: «Dpi sequestrata questa mattina, un gran casino. C’è anche il riciclaggio, quindi fai attenzione. La questione di Sacchi è molto molto seria e lui non capisce nulla». Pesce replicava: «Lui deve stare fermo e zitto adesso». Pittelli, avvocato ed ex parlamentare di Forza Italia, è una delle figure cardine della maxi inchiesta Rinascita Scott della procura antimafia di Catanzaro: l’accusa, per lui, è concorso esterno in associazione mafiosa. E l’indagine ha provato la molteplicità dei suo contatti, dalla politica alla finanza, passando per rapporti molto stretti con il boss di Limbadi Luigi Mancuso. Ora la sua voce emerge anche dall’inchiesta sulla gigantesca truffa dei diamanti.
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