LAMEZIA TERME Considerazioni irricevibili sulla ‘ndrangheta e modalità irrituali di comunicazione. Michele Bonavota, considerato dai magistrati della Dda di Catanzaro una figura di rilievo dell’omonima consorteria di ‘ndrangheta di Sant’Onofrio, ha inviato un messaggio sul profilo Messenger del Corriere della Calabria. Lo ha fatto dopo la pubblicazione di un servizio di Alessia Truzzolillo che racconta – svelando i contenuti di una informativa dei carabinieri di Vibo Valentia agli atti dell’inchiesta Rinascita Scott – il suo tentativo, non riuscito, di sponsorizzare un candidato nelle ultime elezioni amministrative a Catanzaro. Bonavota, nel rivolgersi al direttore della testata Paola Militano con toni allusivi, sviluppa una serie di osservazioni che respingiamo in toto sulla «inesistenza della ‘ndrangheta» nel comune di Sant’Onofrio e sull’inesistenza dello stesso clan Bonavota.
Un conto sono i passaggi nei quali Bonavota sottolinea l’assenza di collegamenti tra sé e la criminalità organizzata, circostanza da sottoporre agli esiti processuali come per ogni indagato. Diverso è il tentativo di considerare i clan mafiosi alla stregua di un’invenzione delle Procure, creata per suscitare i commenti delle testate giornalistiche. Ragionamenti irriferibili, alla luce dei quali il Corriere della Calabria, attraverso il proprio direttore, ha deciso di proporre un esposto al Commissariato della Polizia di Stato di Lamezia Terme per la valutazione di eventuali profili di reato. L’esposto è stato raccolto dal dirigente Raffaele Pelliccia nella mattinata di lunedì. Sappiamo bene che la ‘ndrangheta esiste e che la magistratura e le forze dell’ordine la combattono ogni giorno. E saremo sempre in prima linea per raccontarlo e testimoniarlo.
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